LA MIA VICINA Era un giorno d’estate, faceva molto caldo, Sotto una bellissima quercia davanti la casa, c’era un tavolo e delle sedie dove con la mia famiglia stavamo seduti a chiacchierare all’ombra. Arrivata l’ora di pranzo ci siamo apparecchiati li sotto quella gradevole ombra. Dopo pranzo, mia moglie Laura, dopo aver finito di lavare i piatti, mi disse che usciva e sarebbe andata da una sua amica, poco distante. I miei figli uscirono con i loro amici ed io rimasto solo entrai in casa per un riposino. Mi ero sdraiato sul letto con indosso dei pantaloncini cortissimi e una canottiera. Mi ero appena appisolato, quando una dolce voce chiamava, io risposi, era la mia vicina Angela, si avvicina alla camera, una bella fica con un vestito cortissimo, alla vista di quel ben di dio, il cuore iniziò a battere forte, stupenda, in un secondo mi balenarono mille pensieri. Mi chiese di Laura, io risposi, è andata da una sua amica, in ogni modo dovrebbe tornare subito, (sapevo che non era vero che prima di due ore non sarebbe tornata) se vuoi aspettare ci beviamo qualcosa. Non mi rispose subito, notai che stava guardando il fagotto nei miei pantaloncini, la vidi come se stesse resistendo a non saltarmi a dosso. Poi disse: un po’ aspettato, ma stai comodo non ho sete. Ancora sdraiato, le dissi: allora siediti qui, lei si avvicinò un po’ agitata, si sedette sul letto ai miei piedi, mentre parlavamo, la vidi che era ancora più agitata, si stringeva le mani, si mordeva il labbro inferiore, si stava trattenendo non ce la faceva più. Intanto l’arnese continuava ad indurirsi, era evidente che mi voleva, ma la paura che tornasse Laura non la faceva muovere. Le dissi: stai tranquilla tanto Laura non torna prima di un paio d’ore. Le confessai che mi piaceva tantissimo, e che non le serei salto a dosso se non voleva. Angela non mi rispose subito, iniziò a scivolare con la mano lungo la gamba, dicendo che era in fiamme, se non gli avessi confessato il mio debole, lo avrebbe fatto lei con il rischio di fare brutta figura, Detto così arrivò con la mano sopra il mio coso, l’afferrò, ormai così duro che sollevava i pantaloncini, lo prese tra le sue mani, iniziò a scivolare la pelle, su e giù, poi lo prese in bocca e cominciò a leccare e succhiare. Non c’è voluto molto per riempire la sua dolcissima bocca con il mio nettare. Mentre continuava a leccare e succhiare, con la mia mano accarezzandola l’avvicinai verso di me, alzaio quel poco di vestito che rimane nel piegarsi, sfilo le sue mutandine fradice, continuo a carezzarle la passera, le infilo due dita, inizio ad andare avanti e indietro lei si muoveva e ansimava dal piacere. Nel frattempo lei leccando e succhiando aveva ripulito, le sfilo piano le dita, continuo a carezzare le cosce e la passera, lei si tira su ,si mette a cavallo su di me, si abbassa e fa scivolare il mio membro dentro il suo vulcano bollente. Inizia ad andare su e giù, sentivo che si avvolgeva attorno alla mia testolina, lei gemeva, ansimava dal piacere. Scivolando con la mani lungo i fianchi le tolsi il vestitino, nel attraversare sotto le ascelle le sbottonai il reggiseno, e tirai tutto via. Mentre continuava nel su e giù, io le carezzavo i seni, strizzando dolcemente i capezzoli, poi li presi in bocca e mentre li succhiavo e leccavo, lei alzò un gemito mentre veniva, ma non si fermò. Dopo qualche minuto rallentò e si fermò, scese dal mio palo, lo prese in bocca, lo succhiò per un po’, poi si sdraiò sul letto allargò le gambe e mi disse: tocca a te fammelo sentire dentro che mi sfonda. Io mi sdraio su di lei nel frattempo la bacio, mentre
La mia Vicina 1° parte
LA MIA VICINA Era un giorno d’estate, faceva molto caldo, Sotto una bellissima quercia davanti la casa, c’era un tavolo e delle sedie dove con la mia famiglia stavamo seduti a chiacchierare all’ombra. Arrivata l’ora di pranzo ci siamo apparecchiati li sotto quella gradevole ombra. Dopo pranzo, mia moglie Laura, dopo aver finito di lavare i piatti, mi disse che usciva e sarebbe andata da una sua amica, poco distante. I miei figli uscirono con i loro amici ed io rimasto solo entrai in casa per un riposino. Mi ero sdraiato sul letto con indosso dei pantaloncini cortissimi e una canottiera. Mi ero appena appisolato, quando una dolce voce chiamava, io risposi, era la mia vicina Angela, si avvicina alla camera, una bella fica con un vestito cortissimo, alla vista di quel ben di dio, il cuore iniziò a battere forte, stupenda, in un secondo mi balenarono mille pensieri. Mi chiese di Laura, io risposi, è andata da una sua amica, in ogni modo dovrebbe tornare subito, (sapevo che non era vero che prima di due ore non sarebbe tornata) se vuoi aspettare ci beviamo qualcosa. Non mi rispose subito, notai che stava guardando il fagotto nei miei pantaloncini, la vidi come se stesse resistendo a non saltarmi a dosso. Poi disse: un po’ aspettato, ma stai comodo non ho sete. Ancora sdraiato, le dissi: allora siediti qui, lei si avvicinò un po’ agitata, si sedette sul letto ai miei piedi, mentre parlavamo, la vidi che era ancora più agitata, si stringeva le mani, si mordeva il labbro inferiore, si stava trattenendo non ce la faceva più. Intanto l’arnese continuava ad indurirsi, era evidente che mi voleva, ma la paura che tornasse Laura non la faceva muovere. Le dissi: stai tranquilla tanto Laura non torna prima di un paio d’ore. Le confessai che mi piaceva tantissimo, e che non le serei salto a dosso se non voleva. Angela non mi rispose subito, iniziò a scivolare con la mano lungo la gamba, dicendo che era in fiamme, se non gli avessi confessato il mio debole, lo avrebbe fatto lei con il rischio di fare brutta figura, Detto così arrivò con la mano sopra il mio coso, l’afferrò, ormai così duro che sollevava i pantaloncini, lo prese tra le sue mani, iniziò a scivolare la pelle, su e giù, poi lo prese in bocca e cominciò a leccare e succhiare. Non c’è voluto molto per riempire la sua dolcissima bocca con il mio nettare. Mentre continuava a leccare e succhiare, con la mia mano accarezzandola l’avvicinai verso di me, alzaio quel poco di vestito che rimane nel piegarsi, sfilo le sue mutandine fradice, continuo a carezzarle la passera, le infilo due dita, inizio ad andare avanti e indietro lei si muoveva e ansimava dal piacere. Nel frattempo lei leccando e succhiando aveva ripulito, le sfilo piano le dita, continuo a carezzare le cosce e la passera, lei si tira su ,si mette a cavallo su di me, si abbassa e fa scivolare il mio membro dentro il suo vulcano bollente. Inizia ad andare su e giù, sentivo che si avvolgeva attorno alla mia testolina, lei gemeva, ansimava dal piacere. Scivolando con la mani lungo i fianchi le tolsi il vestitino, nel attraversare sotto le ascelle le sbottonai il reggiseno, e tirai tutto via. Mentre continuava nel su e giù, io le carezzavo i seni, strizzando dolcemente i capezzoli, poi li presi in bocca e mentre li succhiavo e leccavo, lei alzò un gemito mentre veniva, ma non si fermò. Dopo qualche minuto rallentò e si fermò, scese dal mio palo, lo prese in bocca, lo succhiò per un po’, poi si sdraiò sul letto allargò le gambe e mi disse: tocca a te fammelo sentire dentro che mi sfonda. Io mi sdraio su di lei nel frattempo la bacio, mentre