casualità

Post n°8 pubblicato il 27 Maggio 2008 da barbara.682008

Questi racconti sono opera di Barbara. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti
sono frutto della immaginazione dell'autore e sono stati usati in chiave fittizia.
Ogni somiglianza con persone esistenti o esistite, fatti o luoghi, è puramente casuale.

 

 
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La  mia  Vicina     1°  parte

Post n°7 pubblicato il 21 Maggio 2008 da barbara.682008

LA   MIA VICINA 

 

Era  un giorno d’estate, faceva molto caldo, Sotto una bellissima quercia  davanti  la casa, c’era un tavolo e delle sedie dove con la  mia  famiglia  stavamo  seduti  a chiacchierare all’ombra. Arrivata l’ora di pranzo ci  siamo  apparecchiati  li sotto quella gradevole ombra.   Dopo pranzo, mia moglie Laura, dopo aver finito di lavare i piatti, mi disse che usciva e sarebbe andata da una sua amica, poco distante. I miei figli uscirono con i loro amici ed io rimasto solo entrai in casa per un riposino. Mi ero sdraiato sul letto con indosso dei  pantaloncini  cortissimi  e  una  canottiera. Mi  ero appena  appisolato, quando una dolce voce  chiamava, io risposi, era la mia vicina  Angela,  si  avvicina  alla  camera, una bella fica con un vestito cortissimo,  alla  vista di  quel ben di dio,  il  cuore iniziò a battere forte, stupenda, in un secondo mi balenarono  mille  pensieri.  Mi  chiese  di  Laura, io risposi,  è  andata  da  una  sua  amica, in ogni modo dovrebbe tornare subito, (sapevo che non era vero che prima di due ore non sarebbe  tornata)  se  vuoi aspettare  ci  beviamo  qualcosa. Non mi rispose  subito, notai  che  stava  guardando il fagotto nei  miei pantaloncini, la vidi come se stesse resistendo a non saltarmi  a dosso. Poi  disse:  un po’ aspettato, ma stai comodo non  ho sete. Ancora sdraiato, le  dissi:  allora  siediti  qui, lei  si avvicinò un po’ agitata,  si  sedette  sul  letto  ai  miei piedi, mentre parlavamo, la vidi che era ancora più agitata, si stringeva le mani, si  mordeva  il  labbro  inferiore, si  stava  trattenendo  non  ce  la  faceva  più. Intanto l’arnese continuava ad indurirsi,  era  evidente che mi  voleva, ma  la  paura  che  tornasse  Laura  non  la faceva muovere. Le dissi: stai  tranquilla tanto  Laura  non torna prima di un paio d’ore. Le confessai che mi piaceva tantissimo, e che non le serei  salto a dosso se  non voleva. Angela  non  mi rispose subito, iniziò a scivolare  con  la  mano  lungo la gamba, dicendo che era in fiamme, se non gli avessi confessato il mio debole, lo avrebbe fatto lei con il rischio di fare brutta figura, Detto così arrivò  con  la  mano sopra il mio coso,  l’afferrò, ormai così duro che sollevava  i pantaloncini, lo prese tra le sue mani, iniziò  a  scivolare  la  pelle,  su  e giù,  poi lo prese in bocca e cominciò a leccare e succhiare.   Non c’è voluto molto per riempire la sua dolcissima bocca con  il  mio nettare.   Mentre  continuava  a  leccare e  succhiare,  con  la  mia  mano  accarezzandola  l’avvicinai  verso di me, alzaio quel poco di vestito che rimane nel piegarsi, sfilo le sue mutandine fradice, continuo a carezzarle  la  passera, le infilo due dita, inizio ad andare  avanti e indietro  lei si  muoveva  e ansimava  dal  piacere.    Nel frattempo lei leccando e succhiando aveva ripulito, le sfilo piano le dita,  continuo  a  carezzare  le cosce  e la passera, lei si tira su ,si mette a cavallo su di me, si abbassa e fa scivolare il mio membro  dentro il suo vulcano bollente. Inizia ad andare su e giù, sentivo che  si   avvolgeva attorno alla  mia  testolina, lei gemeva,  ansimava dal piacere. Scivolando  con la mani  lungo i fianchi le tolsi il vestitino, nel attraversare  sotto le ascelle le sbottonai il reggiseno, e tirai tutto via. Mentre continuava   nel  su  e  giù, io  le   carezzavo i seni, strizzando dolcemente i capezzoli, poi li presi in bocca e mentre li succhiavo e leccavo,  lei  alzò un gemito mentre  veniva, ma non si fermò. Dopo qualche minuto rallentò e si fermò, scese dal mio palo, lo prese in bocca, lo succhiò per un po’, poi si sdraiò sul letto allargò le gambe  e  mi  disse: tocca a te fammelo sentire dentro che mi sfonda. Io mi sdraio su di lei   nel  frattempo la bacio, mentre

 

 
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La  mia  Vicina     2° parte

Post n°6 pubblicato il 21 Maggio 2008 da barbara.682008

continuo a baciarla infilo il mio palo nella  buca  ancora  non  sazzia,  la  scopo  per un po’, poi mi disse: fammi godere anche l’altro buco. Con  il palo strofino dalla passera all’altro buco per inumidirlo, inizio a spingere piano fino ad infilarlo tutto dentro.

Poi  lentamente faccio avanti e indietro fino a che non scivola morbido. Oramai  allargato, inizio a pomparla più forte, godeva da impazzire si era trasformata in una vera troia. La pompavo a colpi le piaceva moltissimo, gemeva da paura stava per venire, il suo buco si stringeva attorno al mio membro fino al suo culmine. Quel buco ormai era appagato, quindi sfilo il pene durissimo come il marmo, restando nella stessa posizione,lei lo prende in mano e continua a pompare fino a quando venni su di lei schizzando, pancia e seni. Oramai eravamo sfiniti, rimanemmo nudi sdraiati sul letto. Riprese le forze, ci rivestivamo, sentii dei passi lungo la strada, sbirciai tra le toghe della persiana, ed esclamai: cavolo! sta tornando Laura.  Dissi: dai Angela andiamo in cucina, presi da bere e ci sedemmo nel tavolo uno di fronte all’alta, iniziammo a chiacchierare mentre sorseggiavano un succo di arancia. Arriva Laura, saluta dicendo:ciao Angela, e molto che aspetti? no, e poco, ci siamo appena seduti. Mentre si chiacchierava, Laura notò i nostri volti, forse ancora stressati dal piacere da quando avevamo combinato a sua insaputa.   

Sorridendo ci domando: Ma! che cavolo avete combinato, sembra che vi siete appena fermati da una corsa a piedi? Con voce poco credibile risposi: maa!!  Niente, bee!! Ci siamo fatti il piedino, sai! il momento e nel modo cui stiamo vestiti non si e resistiti. Sempre sorridente come se non fosse sorpresa più di tanto, disse: non raccontatemi stronzate, non sono mica stupida, o una  fessa. Allora fummo costretti a confessare l’accaduto, volle sapere come si erano svolti i fatti e come ci eravamo sbattuti. Finito tutto il racconto dell’accaduto, ci aspettavamo un atteggiamento molto dispiaciuto nei nostri confronti, ma non fu così. La vidi sorridente e molto eccitata, domandò ad  Angela se Sergio stava  riposando, e con ironia ci disse: bene, restate qui, tanto ormai i porci comodi li avete fatti, vado a trovare Sergio, anch’io ho voglia di appagare la passera, ciao belli! E si avviò. Dopo pochi minuti mi rivolsi ad Angela dicendo: che  si fa nel frattempo che Laura porti a termine la sua vendetta. Angela mi rispose che qualcosa si potava fare, visto eravamo sazzi, disse: andiamo a casa  mia  e  ci  gustiamo  la  scena,  vediamo  se  Laura  riesce  a  coinvolgere  Sergio e  cosa combinano. Le chiedo come potevamo guardarli senza farci vedere, mi ripose che nel garage c’è una porta che da nel rustico dove Sergio stava riposando. Ci avviammo senza far rumore, entrammo nel garage, di lato c’era la pota che dava nel rustico, Angela si avvicinò alla porta e guardò tra fessure che si erano formate tra le toghe invecchiate. Con la mano mi fece cenno di avvicinarmi, lei piegata in avanti per guardare, mentre mi avvicino ho davanti quel bel culetto eccitante, prima l’abbraccio da dietro appoggiandomi col mio membro nel suo culetto, poi mi abbasso e guardo anch’io. Vedo la scena quasi dall’inizio, Laura stava  provocando Sergio per eccitarlo ed indurlo a farsi sbattere. Sergio capì che  era eccitatissima, disse: Laura, non posso potrebbe tornare Angela, lei disse: Angela non torna, l’ho parcheggiata da me insieme a quel porco di mio marito, in mia assenza la tua  Angela si e prosciugato mio marito e io sono rimasta a secco. Non è una vendetta, ma voglio approfittare del momento visto che da sempre che ti desidero dentro di me. Sergio sorpreso disse: Stronza di una  vacca, era una scusa che veniva da te. Rispose:  no, e vero, solo che io non c’ero e vestita com’era, mio marito si e eccitato, la tua Angela  e andata in fiamme e mi ha svuotato l’estintore.

 
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Il Cugino         parte  1°

Post n°4 pubblicato il 14 Maggio 2008 da barbara.682008

Il  Cugino di terzo grado

 

Barbara , nasce in Canada nel 1968 da genitori italiani. Dopo quattro anni, la famiglia rientra in Italia. Io Barbara ho compiuto i  miei  sei  anni ed  ho iniziato la scuola, fin da sempre quando   non   faceva   freddo  non  mi  è mai piaciuto  portare  i   pantaloni, preferivo un vestitino o una gonnellina. Finite le elementari, vado alle medie, ho già i miei dodici anni, i miei occhi si cominciano a  posare  sui  maschietti, che già gli facevo perdere la testa. Ho appena compiuto 14 anni,  festeggio il compleanno  con  i  compagni,  mangiamo,  giochiamo, balliamo,  poi  il  mio primo bacio con Gianni. Sono stata assieme a Gianni fino a 16 anni, dove già facevamo sesso da un po’, mi lasciò perchè non ne poteva più dei miei giochi sessuali. Non passo molto, incontrai Paolo di 18 anni, per 2 anni, lo mandavo a casa sfinito, sua madre non capiva cosa gli succedeva,  finalmente  quando capì lo incitò a lasciarmi. Nel frattempo festeggio i  miei  18  anni, i miei non volevano, ma io  sempre  vestita  provocante.   Mi  sono divertita un mondo, ogni tanto mentre ballavamo  mi sentivo una mano che mi toccava il culetto. Poi  finalmente  ho  incontrato  Marco,  un  cugino di terzo grado, mi piaceva moltissimo  ma  non  sapevo come  fare per  averlo. Lui   mi  guardava   con passione,   ma   non  si  pronunciava,  forse  perché  guardava  al  fatto  che  eravamo cugini,  per  me  abbastanza lontani da non considerarlo tale.  Sono innamorata  pazza  di  mio  cugino  di terzo grado, lui abita in campagna. Un giorno, mi vesto  in  mini  molto  sexy  e  lo vado a trovare. Percorro il lungo viale che  porta  alla  casa, arrivata sulla porta suono, non esce nessuno ne i suoi ne lui. Lo aspetto  seduta  con le gambe accavallate in una panca vicino la casa che guarda lungo il viale. Dopo qualche ora lo vidi arrivare con la bici lungo  tracciando  quel  interminabile  viale, ero  agitata  il  cuore mi batteva forte, perché gli volevo confessare il io  debole  per  lui.  Finalmente  eccolo che arriva, gli vado in contro, mentre  mi  avvicino vedo con piacere che mio cugino Marco in pantaloncini, si era eccitato vedendomi vestita tutta sexy. Ci abbracciammo con calore, appena allentata  la  presa dall’abbraccio lo baciai sulla bocca, ne rimase scioccato, gia era tutto  eccitato  nel  osservarmi  così vestita, rimase fermo qualche attimo, appoggiai le  mani sulle  sue  spalle  lo scuoto dicendogli: ei, ei! Cugino, stai bene, lui, si,si, io; cosa ti succede, non dirmi che ti faccio questo effetto,  si;  certo  cugina  sei  stupenda, e poi quel bacio di sorpresa, non capisco. Io, sono venuta a trovarti per confessarti che  mi piaci  tantissimo  sono  pazza  di  te. Ne rimase sorpreso non si aspettava una  cosa  del  genere,  ci  siamo seduti davanti la casa nella panca di legno, dove l’avevo aspettato, aveva  bisogno  di riprendersi, avevo il cuore che mi batteva  forte, il  respiro  affannato,  avevo  paura  che  lui mi rifiutasse, ero consapevole che potesse succedere. Lui esclamò: Barbara!  ti  prego  non mi tentare, lo sai che non potrei dire di no, sei stupenda e pio siamo cugini.   Le dissi; ei! Cugino solo di terzo grado! Ti amo, se non ti piaccio mi  rassegnerò ma dovevo dirtelo, non potevo rimanere con il dubbio  per  tutta  la  vita. Ne abbiamo parlato a lungo, non è che non gli piacevo ma mi considerava    una cugina e per rispetto non ci avrebbe provato, non voleva prendermi  solo  da abbracciare e fare sesso. Con le mie  lusinghe,  lo  convinsi  che  non  volevo solo fare sesso  ma  lo  volevo  tutto  per  me  e  godere  dei  momenti   con lui. Eravamo soli, i suoi erano andati ad una gita, sarebbero tornati dopo due giorni, io lo sapevo e  approfittai  per  confessargli il mio amore e trascorrere quei  giorni  con  lui.  Trascorsa la sera,  si  va  al  letto,  io gli chiedo; posso dormire   nel  tuo  letto?  Lui,  si,  ti  desidero  voglio  fare  l’amore,  non  mi sembrava vero da molto tempo che aspettavo  questo momento, non risposi, mi sedetti sul letto, mi tolsi quel vestitino restando  in reggiseno e slip molto sexy, mi infilai nel letto  e  lo   abbracciai  con  calore,  mentre  sentivo il suo pene già duro. Incominciò  d accarezzarmi  dappertutto  fino  ad  arrivare li, finalmente la trovò tutta  bagnata  dentro  i slip che mi sfilò dolcemente. Era eccezionale  quello  che  stava  succedendo,  mi  riempiva  di  gioia,  non feci neanche in  tempo ad accarezzarglielo che già stava dentro di me. Marco mi cavalcava con foca, gemeva, era evidente che mi  desiderava  da  tempo,  io ero ancora stupita dal suo  cambiamento,  mentre  ansimavo arrivai al primo orgasmo, poi lo misi  sotto  e  lo  cavalcavo con passione, lui mi dice: sto per venire togliti, ma io continuavo a cavalcarlo rispondendo: non ti preoccupare puoi venirmi dentro  ho  preso  la  pillola, e continuando con il su e giù arrivo nuovamente  all’orgasmo  assieme  a  lui.  Finalmente mi  fermo, ero sazzia, almeno  per  adesso,  avvinghiati  ci  siamo  addormentati  fino  al   mattino. L’indomani eravamo in passeggiata con la mano nella mano nei dintorni della casa, di tanto in tanto ci baciavamo.  Nel ritorno dei  suoi  ci  videro  in  quei atteggiamenti,  e ci  aggredirono  verbalmente,  era  una cosa indecente che non doveva  succedere,  erano  incavolati  alle  grida.  Per  loro era una cosa immorale, ai loro occhi quasi gli facevamo schifo. Presso sera  la   tensione si era allentata, e finalmente si riuscì a parlarne quasi  con  calma,  spiegammo loro, la nostra passione l’uno dell’alta, che non sarebbe stato possibile finisse  li,   non  furono  persuasi  da  subito,  ci  vollero  molti  giorni  prima che  si abituassero all’idea di noi.  Ci amavamo  alla  follia, eravamo molto complici, avevamo le stesse passioni  ed  inclinazioni,  ogni giorno sembrava sempre il primo. Dopo due anni di follie  amorose  ci  siamo  sposati, davanti agli occhi increduli e scettici di tutti i nostro parenti e amici.   Ancora  per  un  anno, ci siamo divertiti come due fidanzatini, lo coinvolgevo  ai miei desideri perversi. Un  giorno,  siamo  saliti  sull’autobus  ad  un  orario  dove  non  viaggiavano bambini,  era  abbastanza  affollato,  io  con l a  mini  senza  slip le con calze autoreggenti,lui appoggiato dietro di me, con una mano si sorreggeva  e con l’altra sotto la mia mini sul davanti, mi carezzava la fica, mi  eccitava  molto, stavo  godendo,  sentivo  il  suo  pene  duro   appoggiato   al   mio    culetto, incominciavo   a   dimenarmi   leggermente,  la  gente  se  ne  accorse  e  ci insultarono  dicendo:  porci,  depravati,  andate   via  maiali,  l’autobus   nel frattempo fece una fermata e ci buttarono fuori a borsate.  L’avevamo  fatta grossa, ma ormai ero talmente eccitata che non potevo rimandare, due passi più in la cera un vecchio rudere abbandonato,  trascinai  il  mio Marco in quel casolare, sottostava a tutte le mie voglie perverse. Mi appoggiai piegata a un vecchio pozzo chiuso con le mani  aggrappata  all’arco  della carrucola, lui da dietro aggrappato ai miei fianchi mi penetrava  con  foca,  gemevo  talmente forte   che  se  c’era  qualcuno,  avrebbe creduto che stessi male. Finalmente siamo arrivati all’orgasmo tanto desiderato. Molti altri episodi si susseguirono fino a quando abbiamo avuto un  bel bambino, una gioia immensa colmava il nostro amore. Sono  passati  quindi  anni  dal  nostro  

 
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Il Cugino  di terzo   grado       2°  parte

Post n°3 pubblicato il 14 Maggio 2008 da barbara.682008

matrimonio,  Marco  si ammala, dopo varie visite e ricoveri, purtroppo  non  ce  la  fa,  lo  perdo.  Ci vogliono cinque per alleviare il mio dolore,  mio  figlio ha quasi venti anni, mi incoraggia ad andare avanti, tanto non  lo  riavremo più, non voleva vedermi depressa, rivoleva la sua mamma  allegra come prima. Mi do coraggio, cerco nel mio passato e decido  di  far  rivivere  Barbara.  Oggi la mia vita è un po’ come allora  con  la  differenza  che  vado  a  lavorare. Alla ricerca di un lavoro, mi vesto come ai  vecchi  tempi,  in mini,  bella  e  sexy, entro in un ristorante, e mi accorgo che gli occhi del proprietario brillano alla mia  vista.  Chiedo  il  lavoro,  lui  non  esitò ad accettare, mi disse subito: ti voglio  così,  ti  pagherò  bene,  devi  servire nei tavoli così come adesso. Ne rimasi un po’ perplessa, non sapevo cosa dire, risposi: voglio pensarci, è una cosa un po’ pazzerella, ti faccio sapere domani o dopodomani, ci  salutammo e andai via. Ero felice di aver trovato un lavoro, ma allo stesso tempo ero tra mille  pensieri;  accettare o no!.   La  notte  dormo poco, rifletto,  al  mattino mentre facevo colazione ne parlo con mio figlio, non si pronunciò,  forse  era imbarazzato da come avrei dovuta lavorare. Poco dopo con calore  mi  disse: Mamma, ti voglio felice, quello che decidi, per me va benissimo, e la tua vita non voglio che la butti via,  ti  voglio  bene.   Lo  abbracciai  stretto a me con amore,  commossa  per  la  sua  comprensione.  In  casa durante la giornata sembravo  una  pazza  che  parlava  sola.  Fu sera, cenavo con mio figlio, mi domandò se avevo presa una decisione, le risposi: si, ho deciso di accettare, ma se per qualche motivo non sei d’accordo non vado. Si congratula con me, e dice:  vai  e  divertiti,  non  prenderla  solo  come  un  lavoro,  altrimenti ti diventa  pesante,  sii  te  stessa.  Il  giorno  seguente  ritornai  al  ristorante, ovviamente vestita come mi voleva, ma soprattutto come Barbara  e  le  sue fantasie. Il proprietario non c’era,  mi  dicono  che  tornerà  quasi  subito, mi siedo in un tavolo in un anglo  con  le  gambe accavallate, intanto leggo una rivista che portavo in borsetta. Già  facevo  le  prime vittime,il futuro collega maschio nel dare un  sguardo  a  quella bella gnocca inciampò e barcollò, per fortuna  senza  cadere.  Dopo   una   mezz’oretta   torna   il   proprietario,  ci salutiamo  con  una  stretta di mano, parliamo un po’ del lavoro da svolgere, noto che si era eccitato, i suoi  pantaloni si erano rigonfi. Allora dico Ernesto: non credi che sia un po’ esagerata  la  cosa,  e  inevitabile  che voi maschi vi eccitate, poi cosa combineranno! Mi dice: se te  la  senti   proviamo, vediamo come  va,  se  ci  sfugge  di  mano  si  cambia,  aggiorniamo i  modi  di  fare. Incomincio a lavorare il sabato sera, vestita sexy e provocante, mi aggiro nei tavoli per le prenotazioni, sentivo i commenti; e bravo Ernesto. La domenica fu tutto esaurito, la voce già si era sparsa e  tutti  venivano  a  mangiare per vedere la  bella  Barbara  che  ancheggiava  tra  i tavoli. Passarono parecchi giorni,  le  amicizie  e  confidenze  aumentavano giorno per giorno, parole di ogni   genere   uscivano   dalla   bocca dei clienti, la frase più frequente  era, bellissima  ci  voglio provare,  avrebbero  voluto  tutti  fare  sesso  con   me, incredibile l’uomo, la prima cosa che pensa, fare sesso, poi  magari sono  dei veri romantici, ma tutto  in  secondo  piano.  Le  cose  andarono  abbastanza bene,  senza  perdere  il  controllo  della  situazione, quindi si continuò con il programma deciso  dall’inizio. Cinque  mesi dopo.  Un  giorno  tranquillo  nel mezzo   della    settimana,   un   uomo,   cui   c’era  nata  un’amicizia  molto famigliare, dopo aver finito di  mangiare,  mi  chiamò per ordinare il cafè e il dolce.  Mentre  mi  avvicinavo  si  scostò  leggermente  dal  tavolo, mi prede dolcemente con le mani sui  fianchi  e  mi  siede  sulla  sua  gamba,  mentre scrivimi appoggia la mano  sulla mia gamba, io giro il viso e lo guardo un po’ indispettita,  lui  immediatamente  toglie  la  mano, con l’altra abbracciata al mio fianco, mi chiede scusa e continua con  voce  dolcissima; Barbara, forse avrai capito, “ pensai:  questo  vuole  fare  sesso,  ma  non fu così ”  mi piaci tantissimo, sono pazzo  di  te,  come  vedi  vengo  spesso  a  trovarti,  vorrei uscire con te ed approfondire la nostra amicizia. Nel  frattempo  avevo  finito di scrivere, mi alzo, ero agitata, non  mi  aspettavo  certo  una  dichiarazione seria, gli rispondo: ci penso, e  mi  allontano  per consegnare l’ordine. Aveva  veramente presa una cotta per me,  infatti  quando  torno  con  il  cafè  ed  il dolce, la prima cosa che fece, mi chiese se poteva venire a prendermi

 
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