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Eutanasia in Svizzera per circa 3 Italiani al mese


Complesso è il dibattito sull’eutanasia, destinato a suscitare sempre polemiche, visto che sull’argomento ci sono posizioni piuttosto differenti. Mentre nel nostro Paese l’assistenza alla morte volontaria è vietata, in Svizzera ci sono delle apposite strutture sanitarie che forniscono “un’assistenza al suicidio“. E alcuni Italiani scelgono proprio di recarsi in Svizzera, seguendo quello che è stato definito, secondo un’accezione forte, “il turismo della morte”. Si calcola che circa 3 i nostri connazionali che ogni mese si recano in Svizzera con l’obiettivo di arrivare alla “dolce morte“.Proprio in questi giorni ha colpito la vicenda di Lucio Magri che si è sottoposto ad un vero suicidio assistito in Svizzera, sconfitto dalla depressione dovuta al dolore per la perdita della moglie.Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, Associazione per il diritto a una morte dignitosa, spiega le modalità del percorso:“Si giunge nella struttura e ci si confronta con medici e volontari. I camici bianchi, per legge, sono tenuti a convincerti di non farlo, tentano in ogni modo di farti desistere. Ma se il paziente è deciso a farla finita, dopo varie visite che ne attestano le condizioni, si procede con l’eutanasia.”Ogni giudizio resta sospeso al riguardo, perché tutto va ricondotto alla libertà di coscienza, anche se è piuttosto complesso riuscire a dirimere la questione, perché ci sono delle implicazioni etiche piuttosto consistenti.È certo comunque che l’apprendere i dati degli Italiani che vanno in Svizzera per non fare più ritorno desta qualche perplessità, anche perché le ultime stime indicano che il numero è in aumento, dopo le discussioni sul testamento biologico.