Cinema e Amenità

-parnassus


L'IMMAGINARIO DEL DOTTOR PARNASSUS di Terry Gilliam
Questo film è sulla bocca di tutti dalla morte di Ledger, poiché lo sfortunato attore insignito post mortem con il premio Oscar (per “The Dark Knight, attore non protagonista) non è riuscito a terminare questo lungometraggio di Terry Gilliam, già considerato regista sfortunato e portatore di iattura. In questo caso, diversamente da alcuni esempi famosi della famiglia Lee (il Corvo per Brandon e Tower of Death per Bruce), la sostituzione in corso d'opera dell'attore principale è perfetta e ben riuscita, e sia Jude Law, che Johnny Deep, che Colin Farrel sostituiscono l'attore principale all'ingresso nella mente di Parnassuss, come a voler suggerire le diverse sfaccettature del carattere di “Tony”. Tutta la mente di Parnassus, infatti, con l'ausilio di abbondante computer graphic (piuttosto elementare ma non fastidiosa), è la proiezione mentale di chi vi entra, con tutti i vizi e le virtù del caso. Il Dottore è vecchissimo, e la sua nascita risale a migliaia di anni fa, è una sorta di divinità aggiunta, dopo aver vinto una sc
ommessa col diavolo stesso (si suggerisce pure una collimazione con la figura di Gesù Cristo), eterna, sopraffatta da un triste fato di dimenticanza, che lotta con mezzi inadeguati e obsoleti la solita sfida con il diavolo tentatore.Il film, poco convincente nei primi minuti, con una recitazione un po' sopra le righe, cresce piano piano fino ad inghiottirti completamente, a veleggiarti tra il mito ed il reale, nella grande metafora intrinseca in questa pellicola, che suggerisce migliaia di spunti di riflessione e
di rimandi. Lo script, infatti, è la vera forza di questa produzione, sostenuta egregiamente da un grande regista che qui ci suggerisce immaginari e mondi nuovi e surreali come già fece per “Brazil”.Il ritmo, lo srotolarsi della storia, i colpi di scena orchestrati dal duo Gilliam e McKeown (già collaboratori per “Il Barone di Munchausen) le suggestioni registiche sembrano incastrarsi perfettamente per fornire, a tutti noi, una magica favola, uno spunto, sano divertimento e quant'altro.