Creato da bertoli.cicero il 11/04/2010

BERTOLI L' ARTISTA

Cicero Bertoli l' ultimo Dandy

 

 

Alla mia cara amica Melinda

Post n°20 pubblicato il 12 Febbraio 2011 da bertoli.cicero

Cara Melinda, come stai? E soprattutto dove sei? Sei single, ti vedi con qualcuno... mi pensi ogni tanto?! Se sì con quale frequenza e intensità? Ti manco?

Tu sì, non ogni giorno, non a tutte le ore, ma posso dirti che sì, mi manchi spesso!

Qualche volta camminando in alcuni luoghi dove ero solito a camminare con te, mi viene un senso di nostalgia, no tristezza, direi nostalgia. Questo " disturbo" fortunatamente non dura molto, qualche minuto e poi svanisce.

Mi manca andare al cinema con te, mi mancano le tue risatine, mi manca l' averti al mio fianco mentre fumi una sigaretta dietro l' altra. Mi manca la tua infinita pazienza e gentilezza. Per non parlare della tua continua( e forse solo apparente) calma.

Un bacio cara e buona amica mia.

 

 

 
 
 

Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 24 Giugno 2010 da bertoli.cicero
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Maggio era finito da pochi giorni, ormai la maggior parte delle persone aveva la mente catapultata interamente verso l’ estate, la quale con sempre più insistenza, giorno dopo giorno, si faceva sentire.

Il caldo sembrava avere avuto la meglio sul fastidioso freddo, le giornate erano diventate decisamente più lunghe ed era bellissimo fermarsi ogni tanto a guardare il sole tramontare. Sembrava che ad una certa ora scomparisse come rapito da una magia, da qualche indefinito mistero. Il mare sembrava inghiottirlo dando spazio al comparire della sera. Nonostante questo spettacolo si ripetesse ormai da qualche giorno, Massimiliano, ogni volta che gli capitava di guardalo, rimaneva sempre piacevolmente rapito, quasi meravigliato. Comunque sempre senza nessunissima parola in mente capace di descrivere la gioia che provava dinanzi a tutto ciò.

 

...

 
 
 

LO SCRITTORE DOVREBBE CERCARE DI NON RIPETERSI TROPPO

Post n°18 pubblicato il 28 Maggio 2010 da bertoli.cicero
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Uno degli errori più grandi che uno scrittore potrebbe fare è quello di ripetersi, rischiando così di annoiare, a lungo andare, il lettore, i lettori.

Per non cadere in questo gravissimo errore, suggerisco a tutti gli scrittori del mondo, di variare i loro interessi. Per dire: andate a pesca, leggete vari testi( giornali, riviste, libri), guardate con autentica partecipazione il mondo che vi circonda, fatto di case, persone...

Date spazio all' amore, facendolo entrare nei vostri cuori. Ammirate i fiori, l' acqua che scorre di un torrente. Nutrite il vostro spirito del fascino dato da un quadro, da una canzone, dall' affetto ricevuto dalle persone a voi più care. Gioite ogni volta che questa vita vi donerà un regalo inaspettato oppure da voi tanto atteso e fortemente voluto.

Cercate di amare e di essere a vostra volta riamati.

Ricordatevi che dopo la tempesta c' è il sereno.

Che dopo il " brutto" c' è sempre il " Bello". Per forza! Forza! ( e coraggio) Miei cari, creativi, fantasiosi e produttivi amici scrittori. Di oggi e di domani.

 

 
 
 

Leggendo il Vangelo

Post n°17 pubblicato il 02 Maggio 2010 da bertoli.cicero
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Leggere il vangelo per me è come andare a messa: provo quel piacevole senso di pace interiore, quella gioia e quella sana voglia di vivere. Divento desideroso di amare chi mi è accanto, con la certezza, così facendo, di amare anche Dio.
Il vangelo( soprattutto quello di Matteo) ha un linguaggio molto semplice e facilmente comprensibile da molti: ho l’ impressione di leggere una rivista dedicata a un pubblico giovane, o meglio, ad un pubblico di bambini.
Durante la lettura mi rilasso dedicando molto del mio tempo a meditare su quelle frasi che in un primo momento mi colpiscono di più. In alcune frasi provo un lieve brivido alla schiena, perché, essendo un uomo in carne e ossa, quindi un peccatore, mi sento chiamato in causa. Fortunatamente questo brivido non mi accompagna spesso durante la lettura di questo libro sacro.
Il vangelo di Matteo l’ho trovato molto esauriente per quanto riguarda la successione degli avvenimenti; ora che l’ ho terminato di leggere, mi sono cimentato nella lettura del vangelo di Marco. Una prima impressione: l’ ho trovato decisamente molto meno ricco di particolari rispetto al vangelo di Matteo.
Sono circa sette ore che sto leggendo questo vangelo che ho trovato a casa fra i tanti libri che mia mamma ha collocato in un mobile dello studio: più vado avanti con la lettura, più ho la sensazione di leggere un romanzo. Uno dei più bei romanzi che abbia mai letto in vita mia. Qualche volta durante la lettura mi dimentico che si tratta di una storia realmente accaduta e non frutto di un’ ingegnosa mente fantasiosa. Ovviamente un ateo sarebbe a favore della mente ingegnosa- fantasiosa, ma io che invece ho fede, mi emoziono alla lettura di una testimonianza così preziosa, colma d’ amore e nel contempo di dolore.
Anche durante la lettura del vangelo di Marco( come anche in quello di Matteo) ritrovo in me l’ attrazione e il piacere per le piccole cose della vita: queste sembrano riacquistare in me la giusta importanza nella mia immaginaria scala dei valori.

 
 
 

LEI E'

Post n°16 pubblicato il 02 Maggio 2010 da bertoli.cicero

Lei è un fiore rosso. Dico rosso, perché ieri aveva una magliettina di questo colore.
Fu ieri che la vidi per la prima volta. Era seduta davanti a me nella biblioteca di Udine. Studiava. Mi avrà guardato due, tre volte: sempre con il volto ricoperto da un’ aria seria, tipica di chi sta studiando. Ha gli occhi grandi e di un colore meraviglioso: verde smeraldo. Quando ride mi rende felice, la visione dei suoi denti bianchi mi riempie il cuore di gioia. Ha un bel naso con un brillantino che le decora la narice destra. Ogni tanto lo tocca, così riesco a vedere che ha anche belle mani, piccole, con le dita sottili.
Non è molto alta, ma in compenso ha un fisico mozzafiato: dovreste vedere che culetto, piccolino, tondo e( credo) abbastanza sodo. Mi piace come si veste, le donano molto i jeans stretti a vita bassa.
Lei è bionda.
Lei è?
Ancora non lo so.
Per ora rimane un fiore rosso.

 
 
 

Silvio Bianchi

Post n°15 pubblicato il 02 Maggio 2010 da bertoli.cicero
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C’ erano momenti in cui Silvio Bianchi diventava irriconoscibile. Se qualcuno lo avesse trovato in quelle insolite condizioni, avrebbe fatto fatica a riconoscerlo. Con quella barbetta stranamente non fatta, i capelli scompigliati, le lenti degl’ occhiali da vista visibilmente sporche e un vecchio pigiama. Blu, ma che con il passare del tempo sembrava aver cambiato colore, ora ricordava l’ azzurro. L’ azzurro- scuro, tendente al blu- chiaro.
Il nostro protagonista era capace di non vedere la luce del sole anche per settimane intere. Si chiudeva nel suo studio e non usciva più, tranne che per recarsi in bagno, mangiare o fare l’ amore con quella santa donna che amandolo più di ogni altra cosa al mondo, aveva deciso di sposarlo.
Ai piedi, in quei giorni, portava un paio di pantofole color grigio- topo. Ovunque il suo sguardo si posasse c’ era disordine, una sorta di cimitero per non so quanti alberi. Nel senso che per fare tutta quella carta, quei libri, chissà quanti alberi furono impiegati. Sì, perché più di una volta Silvio si perdeva, distraendosi dal suo lavoro, in domande simili a queste. Come qualche sera fa dove lo possiamo immaginare seduto sulla sua poltrona verde a chiedersi se alcuni cani soffrono quando gli tagliano da piccoli la coda.
In momenti come questi, sua moglie poteva entrare e dirgli: “ Senti, ti va di fare due passi?!” Allora lui tornava con la mente alla realtà- pratica, la guardava e porgendole il braccio destro la invitava a sedersi sulle sue ginocchia. Lei, in quella nuova posizione, lo osservava fisso e con una mano gli accarezzava delicatamente la fronte, poi si avvicinava e in un orecchio, con un filo di voce, gli sussurrava le parole più belle del mondo: “ Tesoro mio.” Finivano sempre per fare all’ amore: un po’ lì sulla poltrona, un po’ sopra le numerose carte che si trovavano sulla scrivania di lui e un po’ sul loro letto matrimoniale. Se erano particolarmente in forma, la prestazione andava ancora di più per le lunghe, i “ due passi” venivano scordati e sostituiti da una rilassante e al contempo eccitante doccia insieme.

Lei accendeva le candeline profumate, lui apriva l’ acqua della vasca…

 
 
 

Mi descrivo

Post n°14 pubblicato il 02 Maggio 2010 da bertoli.cicero

In fin dei conti mi sono sempre piaciuto. Sia esteticamente, sia interiormente.
Sono moro con gli occhi dello stesso colore delle castagne. Vi piacciono? A me sì, moltissimo. Mi piace anche andare a raccoglierle nei boschi, fra le foglie ingiallite o marce, rinchiuse nei loro ricci. Qualche volta mi ci rivedo, mi paragono ad esse. Mi vedo come una castagna protetta dal suo riccio, che con aria ora pensosa, ora spensierata, se ne va in giro tra la folla. Cammina e pensa, ride di se e degl’ altri. Si ama e ama. Vive o si lascia vivere.
Non sono molto alto: un metro e sessantotto. Sono un po’ cicciotello, perché sono una “ buona forchetta”, ovvero mi piace mangiare. Mangiare bene, insomma, per intenderci, non sono uno da hamburger o toast: anche a casa mi piace trattarmi bene, sedermi in una tavola ben apparecchiata e cucinarmi cibi capaci di inebriarmi il palato di estremo piacere.
Ho sempre visto la cucina come un’ arte, non per niente qualche volta si sente giustamente parlare di “ arte culinaria.”

Travesio, 5 marzo 2005

 
 
 

Pensiero irrequieto

Post n°13 pubblicato il 02 Maggio 2010 da bertoli.cicero
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Il mio pensiero è eterogeneo. Non ha pace: rincorre nuovi pensieri che si accavalleranno a quelli vecchi.
E' come un fiume in piena che non riesce a scorrere tranquillo nel suo letto, tende a fuoriuscire dai margini della mia mente. Qualche volta mi fa trovare in spiagge con sabbia bianchissima e fina; qualche altra volta, su delle colline pennellate da un colore verde- intenso, esaltato dall' azzurro del cielo.
Penso al prossimo libro che leggerò, a quelli che ho già letto e se vivrò abbastanza per riuscire a leggere quelli giusti. A proposito quali sono? Esistono libri giusti e libri meno giusti? Non lo so. Sono sicuro che esistano libri belli e libri meno belli, libri scritti bene e libri scritti male. Fra i libri belli e scritti bene, quali sono quelli indicati ad arricchire positivamente e utilmente, il nostro bagaglio culturale? La risposta è ardua e siccome non è questo il nocciolo del discorso, non ho intenzione di dilungarmi ulteriormente nel provare a darmi una risposta convincente.
Tornando al girovagare instancabile del mio pensiero, quest' ultimo nei momenti di smarrimento prova ad immaginarsi una probabile lei: dolce, con lo sguardo intenso e con un sorriso fantastico e sempre pronto ad accendersi ed illuminarmi di gioia il cuore. Immagino un tavolo apparecchiato con cura e ricercatezza, cioè con dei fiori e con delle candele che gli danno un tocco di eleganza, diffondendo nell' aria: passione ed intimità. Sopra al tavolo, oltre alle candele e ai fiori, due mani che si toccano e si stringono teneramente. E' forse qui, in questo o in un momento simile che il mio pensiero saprà trovare pace? Spero di si, fino ad allora continuerò ad inseguirlo e, per quanto me lo permetterà, capirlo.

Gorizia, 7 marzo 2005

 
 
 

" Vado al massimo"

Post n°12 pubblicato il 02 Maggio 2010 da bertoli.cicero
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" Vado al massimo!" Questo è il titolo di una canzone di Vasco Rossi. In diversi punti del testo dice anche: " Vado a gonfie vele, voglio vedere che succede, voglio vedere come va a finire". E' già più di una settimana che pure io "vado al massimo", ora "voglio vedere che succede", " voglio vedere come va a finire", perchè " voglio andare a gonfie vele". Devo ammettere che come inizio non va troppo bene, perchè con tutto quello che ho studiato e letto in questi giorni, sono solamente riuscito a pensare alle parole di una vecchia canzone di Vasco Rossi. Questo forse ha una spiegazione plausibile, cioè quella di rispecchiare, grazie a questa canzone, quello che provo e vivo in questi giorni.
In me c'è la voglia di andare al massimo nello studio come negl' altri momenti di vita quotidiana.
Voglio andare al massimo anche perchè non saprei cosa fare altrimenti, restandomene fermo ad aspettare in un punto del mondo. Che cosa poi? In questa vita nulla si aspetta. Bisogna rincorrere a denti stretti, e spesso con il fiatone, qualcosa che forse si raggiungerà; il problema è il forse, perchè non è vero che tutto dipenda da noi, anzi, non siamo padroni e non siamo capaci di controllare molte cose che la vita costantemente ci propone ai nostri occhi e alla nostra mente.

Gorizia, 11 agosto 2005

 
 
 

Andiamo a teatro? No, al cinema.

Post n°11 pubblicato il 01 Maggio 2010 da bertoli.cicero

Recentemente sono andato a vedere il film " La tigre e la neve". Non parlerò delle qualità positive o negative di quest' ultimo film di Benigni, ma lo nomino solo per introdurre un discorso, o meglio, per riuscire a dare una risposta a una domanda che da molto tempo mi invade la mente: perchè la maggioranza delle persone preferisce andare ad assistere ad uno spettacolo cinematografico piuttosto che ad uno teatrale?
Provando a dare una risposta a questa domanda probabilmente a molta gente verrà spontaneo pensare: " Semplicemente, perchè andare a vedere uno spettacolo cinematografico costa meno che andare a guardarne uno teatrale". Questa risposta è assolutamente corretta, ma non è l' unica. Infatti, molte persone scelgono di andare al cinema -piuttosto che al teatro- perchè gli spettacoli che vengono proiettati, sono molto più pubblicizzati, rispetto a quelli eseguiti a teatro. C' è una specie di passa parola favorito dalla diffusione data dai diversi e molteplici media. Bisogna, poi, considerare un' altro aspetto che contraddistingue il teatro dal cinema. La maggior parte del pubblico è ancora legato all' arcaica e non veritiera idea che ad uno spettacolo teatrale, bisogna presentarsi vestiti in modo elegante e ricercato e che le rappresentazioni siano tutte dedicate esclusivamente ad un pubblico ampiamente acculturato. Ciò favorisce l' affollarsi delle sale cinematografiche, per due motivi. Il primo, si rifà alla struttura vera e propria delle sale, molto più informali rispetto a quelle teatrali. Il secondo motivo è da attribuire alle proiezioni dei molteplici film che vengono proposti, i quali cercano di assecondare l' esigenze del pubblico; principalmente una, quella legata al divertimento, dato da spettacoli leggeri e semplicemente commerciali, cioè preparati appositamente " a tavolino", per un ampio numero di persone. Questo aspetto ci dovrebbe far capire l' urgente bisogno d'innovazioni all' interno dei teatri, i quali dovrebbero modellare il proprio stile, assumendo caratteristiche di approccio idoneo ad un pubblico sempre più esigente e soprattutto sempre più al passo con i tempi.

 
 
 
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