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Post N° 4


Alla PresolanaAl piedi della Presolana, nella valle dei Fantonie degli intagliatori del legno, fra arte e leggendeIl ramo occidentale della Val Seriana è dominato dall'immensa chiara mole della calcarea dolomitica Presolana, la "montagna" per antonomasia dei bergamaschi. Ai suoi piedi, da millenni, industriose popolazioni hanno tratto sostentamento e vita dai suoi pascoli, dai suoi boschi, dalle sue acque e dalla sua bellezza.Insomma, una grande "madre" di pietra che affascina e intimorisce, e attorno alla quale non potevano non nascere cento e cento leggende, a cominciare proprio da quella che cerca di spiegarne il misterioso nome. Si racconta infatti che sulle pendici dei monte vivessero, nei primi secoli dopo Cristo, diverse feroci tribù barbare spesso in lotta tra loro. Una di queste aveva come capo il potente re Lana, che seppe condurre la sua gente al predominio sulle altre dopo aver conquistato le parti più alte della valle e costruito una solida roccaforte proprio ai piedi delle scoscese creste sommitali del monte, nel luogo indicato ancor oggi come "Grotta dei Pagani". Ma la roccaforte non seppe reggere l'assalto di un esercito invasore e, nel 464 (curiosa precisione storica per una semplice leggenda!), il re Lana venne sconfitto. E da quella "presa di Lana" sarebbe nato, appunto, il nome della montagna: Presolana. Legata invece alla intensa attività pastorale, che dei resto continua in parte ancora ai nostri giorni con l'utilizzo delle numerose malghe che sorgono sui fertili pascoli di tutto il versante, meridionale dei monte, è la leggenda della Cavra besula.I pastori raccontavano spesso di notti di luna piena passate nel terrore per il furibondo e inspiegabile latrare dei cani, accompagnato da sinistri rintocchi di campanaccio. Nessuno mai aveva avuto il coraggio di abbandonare le sicure pareti della malga per scoprire la causa di tale trambusto. Ma un mandriano coraggioso decise di svelare il mistero e in una notte di luna piena, non appena udito il campanaccio, si avventurò fuori dalla baita. Un'enorme capra dagli occhi fiammeggianti gli si parò improvvisamente davanti, spaventandolo in tal modo che il poveretto iniziò una irrefrenabile fuga e nessuno lo vide mai più, né sui pascoli, né in paese. E la Cavra besula continuò sino ai nostri giorni ad incutere un timoroso rispetto ai valligiani.Sua unica preoccupazione ora è vigilare affinché non sia deturpato l'Ambiente circostante preda spesso di spietati speculatori, incuranti loro malgrado della tradizione e della memoria di chi per anni ha salvaguardato la Natura e il paesaggio circostante.