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Ajax, la leggenda ebraica


Alcuni mesi fa, seguivo alla tv, su raidue, a "sorgente di vita", un breve dossier sull' "Ajax, la leggenda ebraica", ovvero la squadra del ghetto...siccome il calcio è uno dei miei sport favoriti,  non ho potuto fare a meno di ascoltare attentamente ciò che veniva detto, e che ovviamente ignoravo!Vedere sventolare bandiere con la stella di David in uno stadio europeo ha del sorprendente, se si pensa alle croci celtiche e ai cori antisemiti che rappresentano la triste regola di molti, troppi gruppi di ultrà. Capita all'Amsterdam Arena, e ogni volta che gioca l'Ajax, ma non solo lì.
Negli anni trenta l'Ajax era la squadra più amata dagli ebrei di Amsterdam. Ogni domenica le bancarelle del pittoresco ed animato mercato ebraico, chiudevano in anticipo perchè bisognava andare allo stadio, lì dietro. La partita era uno sventolio di bandiere, alcune coi colori dell'Ajax e la stella di David che veniva chiamata la stella dell'Ajax. L'ala destra Eddie Hamel, un ebreo newyorkese bravo e bello che oggi ricorderebbe Beckham, era un motivo in più per passare la domenica allo stadio. Nel 1940, l'occupazione nazista mise fine anche a questo. Hamel (che all'epoca aveva già lasciato la squadra) morì ad Auschwitz, e con lui tanti dei suoi tifosi. Fu deportato e ucciso anche l'ebreo Han Hollander, primo radiocronista calcistico del paese.
Anche in Italia i due allenatori delle squadre più forti del periodo furono costretti a lasciare il loro incarico a causa delle leggi razziali. Ma perché l’Ajax è considerata una società ebrea al punto che i suoi tifosi esponevano la bandiera di Israele? La risposta è nascosta nella storia dell’Ajax del dopoguerra.All'inizio degli anni sessanta,la ricostruzione della squadra,avviene grazie al supporto del  presidente Jaap Van Praag, un negoziante di dischi ebreo sfuggito ai rastrellamenti stando per due anni nascosto nel retrobottega di un fotografo; Maup Caransa, anch'egli ebreo ma salvato durante la guerra dal suo matrimonio con una donna cattolica, all'epoca eccentrico petroliere miliardario, e i fratelli Freed e Wim Van Der Mejiden, due imprenditori edili meglio noti come "costruttori di bunker" per i servigi resi ai nazisti, e per questo processati dopo la liberazione.E' uno strano terzetto,che tuttavia creò  il mito dell’Ajax. Rafforzato poi da massicci investimenti di altri ebrei in una squadra i cui calciatori erano considerati ebrei, anche se non lo erano. Cruijff, per esempio: essendo figlio di un commerciante morto giovane e un ottimo uomo d’affari con qualche parentela ebrea acquisita dalla moglie, per tutti gli ebrei di Amsterdam è ebreo anche se non è vero. Le identificazioni forti si costruiscono anche così!Per saperne di più,vi suggerisco  il libro di Simon Kuper, "Ajax, la squadra del ghetto" che tratta di  calcio e la Shoah. Reperibile anche on line,su Ibs.it a questo indirizzo.