Bet Midrash

Gli ebrei nell'impero romano


GLI EBREI NELL'IMPERO ROMANO, SAGGI VARI A CURA DI ARIEL LEWIN, 2001 EDIZIONI GIUNTINA, EURO 25, 79Questo volume costituisce un contributo importante per la comprensione dei rapporti fra ebrei e romani nell'epoca imperiale. Sono riuniti insieme nel medesimo libro saggi scritti dai più eminenti studiosi del settore capaci di guidarlo verso l'approfondimento delle tematiche che maggiormente suscitano interesse come, le motivazioni delle rivolte ebraiche, il processo di Gesù la posizione giuridica degli ebrei all'interno del mondo romano, la conversione all'ebraismo da parte dei pagani, la presenza degli ebrei a Roma o nel mondo arabo, l'intolleranza verso gli ebrei da parte dei romani o viceversa l'approdo verso una pacifica coesistenza. I saggi sono stati scritti da alcuni tra gli studiosi più rappresentativi a livello internazionale: M. Pucci Ben Zeev, H.M. Cotton, G. Firpo, D. Gilula, D.F. Graf, E.S. Gruen, W. Liebeschuetz, F. Millar, D. Olster, J. Price, A.M. Rabello, I. Shatzman, P. Trebilco, L. Troiani, P. Varon, C. Vismara. RECENSIONE di Giulio Busi - Il Sole24ore:Era da poco passata l'ora prima della notte. Con un cenno Augusto ordinò che cominciassero a ungergli il corpo. Per tutto il giorno non aveva toccato cibo e ora si concesse solo . Un digiuno fastidioso, soprattutto per un imperatore, ma pure portato a termine con successo. Augusto scrisse infatti a Tiberio, con un tono tra l'ironico e il sollevato: . Questa giornata ascetica di Augusto - tramandata da Svetonio - sarebbe rimasta nella storia del giudaismo d'età romana. Che un imperatore potesse descrivere la propria esperienza quotidiana ricorrendo a un paragone tratto dalle consuetudini religiose degli ebrei è una testimonianza eloquente dell'importanza dell'ebraismo nell'antica Roma e della sua forte presenza nell'immaginario del tempo. Insediati sporadicamente nell'Urbe alla fine del II secolo a.C., gli ebrei ne divennero una componente significativa già al tempo di Cesare. In cambio dell'appoggio ricevuto durante le guerre civili, Cesare li favorì dal punto di vista legislativo, promulgando decreti che furono poi confermati e ampliati da Augusto. All'inizio dell'età imperiale, gli ebrei romani occupavano un'ampia zona della città al di là del Tevere ed erano soprattutto attivi nei traffici commerciali con l'area mediterranea. La letteratura romana tratteggiò per lo più gli ebrei secondo stereotipi ricorrenti, confinandoli quasi sempre nel registro espressivo della satira. Del giudaismo colpiva soprattutto la fedeltà a costumi religiosi apparentemente eccentrici o la circoncisione, oppure il divieto di cibarsi della carne di maiale. Per i poeti romani, l'ebreo era spesso un mendicante importuno, un indovino che vendeva pronostici a poco prezzo, uno straniero dedito a riti superstiziosi. Ma la realtà storica non fu così semplice. In un volume a più mani, Ariel Lewin, assieme a una quindicina di studiosi di varie università internazionali, racconta il mondo variegato dell'ebraismo della Roma antica e dei domini romani d'oriente. Nei primi secoli dell'era volgare, gli ebrei erano presenti in gran parte dei territori dell'Impero e sapevano adattarsi alle più disparate condizioni sociali ed economiche. Se in Palestina erano intenti a difendere una loro autonomia politica, nella diaspora mediterranea partecipavano per esempio alla vita della polis ellenistica o si arruolavano addirittura nei ranghi del l'esercito romano. Soprattutto nelle terre di lingua greca, il giudaismo mostrò per secoli una straordinaria forza di attrazione, che lo rese probabilmente la religione più prestigiosa della tarda antichità. Molti intellettuali pagani ed esponenti delle classi elevate si avvicinarono infatti all'ebraismo con un misto di curiosità e ammirazione, venendo talora accolti tra i proseliti o andando a costituire gruppi di simpatizzanti, che del giudaismo adottavano alcuni principi di fondo, pur senza compiere una conversione definitiva. Questi pagani-ebrei svolsero un ruolo essenziale di mediazione tra i valori della classicità e quelli propri dell'ebraismo, che venivano così inglobati nella koinè greco-romana. Di questa stagione di poliedrico sincretismo rimangono ampie testimonianze, soprattutto di carattere archeologico: iscrizioni lapidarie, decorazioni musive, amuleti e scongiuri magici, nei quali l'elemento giudaico, spesso dominante, è accostato a spunti pagani o ad antichi influssi di origine mesopotamica ed egiziana. Proprio questa attitudine polimorfa, che è l'eredità forse più inaspettata dell'ebraismo di età romana, permise all'antica religione di Israele di innestarsi nell'inquietudine dell'Occidente. Da http://www.giuntina.it/home.asp