VietatoEssere

Post N° 88


"Senza Titolo"n.3…e mentre automaticamente continuava ad insaponarsi,  il pensiero ritornava assillante sull’immagine. Sapone e pensiero. Più pensava e meno si accorgeva di averlo quasi consumato del tutto. Il ritmo costante di qui movimenti faceva da culla ai suoi pensieri, ma qualcosa sfuggiva, qualcosa di importante che non aveva ne forma ne colore. Neppure domande.La vera passione o per meglio dire, l’ossessione di Antracite, consisteva nel realizzare in continuazione album e collage il cui tema é “riprendere le persone che a loro volta stanno fotografando”. Trovava interessante cogliere le pose “dei fotografi”, trarre profili psicologici dalle espressioni dei loro visi, dalle pieghe della pelle intorno ai loro occhi, le loro  bocche chiuse o spalancate, le loro smorfie a volte ridicole a volte di vera e propria sofferenza, le loro mani e le loro braccia che roteano in cerca di un’inquadratura migliore, l’impostazione delle loro gambe,  a volte dritte a volte con una gamba piegata in avanti tipo spadaccino, i loro corpi eretti o moderatamente protesi in avanti, appena sbilanciati, giusto un accenno, la loro finta tolleranza per le persone che passano davanti all’ obiettivo, Certo, pensava Antracite, negli ultimi anni la “fotocamera-digitale-compatta” ha completamente stravolto l’impostazione dei “fotografi”, ora non sono più così espressivi, ora la maggior parte non guarda più attraverso l’obiettivo mutando il viso a seconda delle necessità fino quasi a plasmarsi in un tutt’uno con la macchina fotografica o addirittura,  come per i più coinvolti, hanno la capacità  di adattarsi in una vera e propria breve metamorfosi, dove fotocamera, viso e mani non hanno confini ed il tutto si fonde in un equilibrio in cui il sodalizio fra tecnica e corpo umano non hanno mai conosciuto eguali. Ora, continuava a pensare Antracite con non poca delusione,  sembrano tutti dei preti in borghese durante le messe all’aperto che innalzano verso Dio una specie di scatoletta prima della comunione.Una cosa, in entrambi i casi lo attraeva,  era il rischio che correva in molte circostanze quando i “fotografi” si accorgevano di essere a loro volta fotografati. Alcuni  avevano reagito malamente e lui doveva lasciare perdere e defilarsi il più presto possibile, anzi a volte riusciva a scattare ancora alcuni fotogrammi mentre era rincorso. Quei fotogrammi davano ad  Antracite  ancor  più soddisfazione, non si trattava solo di fotografia ma gli pareva di essere ad una battuta di caccia grossa e quelle raffiche di foto erano i suoi  trofei. Della sua amica ancora niente…(segue)