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Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 19 Luglio 2006 da BevetePocaColla

RI.EccomI

(nel copia incolla non erano uscite alcune frasi ..ora é al posto...credo)

 

Innanzitutto spero che nessuno si sia offeso per la finta chiusura del blog…del resto come si fa a credere ad un goliardico…

Dopo una breve pausa, indispensabile per portare a termine alcuni appunti che scalpitavano per essere stesi su dei fogli di carta e, momentaneamente terminata la mia vena del  nero su bianco …lascio questo stralcio di una racconto… ho scelto questo perché è in tema coi miei precedenti post…giusto per non lasciar cadere la cosa…

 

 

(Da “IL FUNERALE un viaggio a ritroso”)…la morte  ha sempre evocato in me alcune rielaborazione della mia vita sessuale, per motivi che non conosco, ma credo  possibili da interpretare, c’è uno strano legame tra morte e sesso. Vedere tutte queste persone, lontano dal lavoro, uomini donne ragazzi e ragazze, hanno richiamato in me memorie che fino ad ora erano rimaste chiuse in quel cassetto dei ricordi da almeno trent’anni.

Questo contesto, mi ha permesso di aprire quel cassetto,  rovistarci dentro e subito sono usciti ricordi e immagini, alcune sono come bollicine di sapone di cui intravedo qualcosa ma subito svaniscono, altri sono come sfere di cristallo e rivivo tutto in ogni particolare, in ogni dettaglio, ne sento gli odori e persino il battito del cuore di quei momenti.

Beh l’avete già capito… ci sto girando intorno ad un paio di reminiscenze, ma ce n’è una in particolare, che non so da che parte prendere, eppure questo pensiero incalza piu che mai, bisognoso della sua rielaborazione, di riviverlo.

Comincerò da un risveglio.

Per motivi che non so spiegarvi, ma che sicuramente erano stati attentamente valutati dai miei genitori, dovevo dormire con una mia cugina che aveva circa una decina di anni piu di me. Dormivamo in un salotto separato dal resto dell’abitazione, ci si andava quando le stanze erano tutte occupate. Dormivamo in un divano letto,  di quelli che si apre solo in caso di bisogno e quando ti alzi ti ritrovi con le  ossa rotte.  Avevo circa dodici anni  e andavo a letto prima della mia cugina, mentre al mattino ci si svegliava piu o meno insieme.

Fu proprio un mattino che proprio nel bel mezzo del dormiveglia mi trovavo, come del resto avveniva di frequente in quel periodo adolescenziale, con quella voglia addosso e dovevo aspettare che lei scendesse dal letto per alzarmi e non farmi vedere con quel rigonfiamento del pigiama.

Lei prima di alzarsi si metteva sempre in posizione supina, si stirava ispirando profondamente e a lungo, poi  rimaneva per qualche minuto con le braccia perpendicolari al corpo, distese sotto le lenzuola, ma leggermente scostate dal corpo.

Quella mattina anch’io ero supino e percepivo la sua mano poca distante dal mio fianco destro, proprio in corrispondenza del mio rigonfiamento.

In quel momento balenarono in me mille pensieri e piu i pensieri si formavano piu il rigonfiamento e la voglia salivano.

Mia cugina non era bella ma la voglia di dare sfogo alle mie fantasie me la facevano sembrare attraente come non mai.

Non so cosa mi prese ma la luce soffusa delle persiane chiuse, il fatto che eravamo soli, la consapevolezza  che il pomeriggio sarebbe ripartita e spinto da una forza che non conoscevo e che non era da me, mi girai verso di lei, facendo finta di dormire, appoggiai il mio rigonfiamento sulla sua mano premendo appena appena.

Lei  fece  un piccolo movimento, come se dovesse togliere la mano,  ma subito si fermò e la sua mano rimase sotto. Immobile.

Sempre come se nulla fosse continuai a premere leggermente e ci rimasi.

Sentivo che lei aveva un respiro diverso, respirava profondamente ma con calma e poi coglievo anche degli strani movimenti, appena percettibili.

Pochi minuti dopo colsi uno strano odore, che non avevo mai sentito ma che sapevo perfettamente di cosa ritrattava. Restai colpito da quell’odore, lo trovavo strano, pensavo che le donne, anche se diverse avevano lo stesso odore nostro, e questo strana sensazione mi disorientò provando un misto di disgusto e desiderio di conoscere.

Rimasi in quella posizione per almeno un cinque minuti fino a quando lei sfilò la mano e si alzò dal letto.

Poi andò subito in bagno ed io diedi sfogo alle mie voglie.

L’odore intanto si era impresso nella mia memoria olfattiva, memoria che ancora oggi potrei distinguere fra milioni di odori.

Avevo imparato un paio d’anni prima a masturbarmi, ma sapevo gia da qualche anno come si faceva, ogni tanto provavo ma non mi riusciva, allora riprovavo con più convinzione ma, niente da fare. Si percepivo un qualcosa ma alla fine non succedeva niente.

Il fatto di non riuscirci mi faceva sentire in ritardo con quell’appuntamento della vita che per me era di importanza fondamentale, avevo paura che non sarei mai diventato uomo, ed io dovevo sapere se sarei riuscito a diventare uomo, e lo dovevo sapere il piu in fretta possibile.

Come si faceva a diventare uomini me l’aveva insegnato un cugino di pochi anni piu di me, io lo seguivo sempre e lui con  me aveva una pazienza infinita, cosa che io non avevo mai avuto con quelli piu piccoli di me, mi sembrava una perdita di tempo.

Questo mio cugino aiutava i suoi genitori in un negozio di alimentari ed io lo seguivo in tutti i suoi movimenti, come un cagnolino e di tanto in tanto gli davo anche una mano, mettevamo a posto le casse di acqua minerale vuote, sistemavamo la cantina, portavamo pacchi e scatole in ogni dove.

Un mattino, come ci vedemmo mi disse:

-ci sono riuscito… Sono venuto!- Rimasi di stucco

-è difficile?- chiesi?

-no..poi ti faccio vedere, non adesso…l’ho appena fatto e poi devo fare le consegne-

- ma perché non puoi?-

-non lo so nemmeno io…ma ora devo fare le consegna-

Salì su una bicicletta con due enormi cesti colmi  di sacchetti di carta e principalmente di pane, ogni sacchetto aveva scritto il nome del destinatario e cosi si avviò per fare le consegne a domicilio.

Rimasi in attesa, pensando a quale evento sensazionale stavo per venire a conoscenza, mi sembrava una cosa importante ma che non sentivo nel mio corpo, non sentivo niente che mi facesse pensare a qualcosa di interessante, era solo una forte curiosità.

Quando rientrò continuammo a “giocare col lavoro”, prendere scotole e bottiglie piene e smaltire scatole e bottiglie vuote.

Nel momento in cui scendemmo in cantina a prendere alcune casse di bottiglie, lui si giro verso di me e disse:

- ora ti faccio vedere-

si laccio la patta e lo tirò fuori.

-ora vedrai cosa succede- disse cominciando a trastullarselo e poi a dimenarsi in modo disarmonico e frenetico.

Io lo guardavo stupito, mi sembrava di essere davanti ad un petardo che da un momento all’altro sarebbe scoppiato, vedevo ogni suo movimento.

-devi pensare a una donna nuda per riuscirci-

ma io non riuscivo a pensare ad una donna nuda, ero troppo concentrato sul petardo.

Alla fine il petardo esplose proprio nel momenti in cui lui divenne rosso e il viso aveva un’espressione che non avevo mai visto, come quando mi specchiavo dopo aver messo la testa sott’acqua perché volevo morire.

Invece del botto usci un liquido bianco trasparente,  non credevo ai miei occhi.

- ma come?.... esce quella roba li`-

-si…- disse con aria soddisfatta delineata da un sorriso da convalescente. Ma subito dopo  cominciò ad avere il volto che normalmente portava poi, come se avesse fatto una cosa che aveva sempre fatto, prese una cassa di acqua minerale uscimmo dalla cantina.

Ci vollero ancora un paio di anni fatti di tentativi vari prima di vedere scoppiare il petardo…

 

ovviamente fatti e persone sono puramente casuali....questa non é roba da BevetePocaColla
 
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