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Al centro commerciale
Il centro commerciale è per me fonte d’ispirazioni e, non a caso, alcuni dei miei precedenti scritti hanno raccontato il senso ed il contesto, di quelle circostanze di cui i supermercati abbondano.
Proprio questo tardi pomeriggio, insoddisfatto come sempre per i prodotti sempre più cari e sempre meno sostanziali, mentre uscendo dal parcheggio per inserirmi nella corsia, quella con le freccioline e la scritta “Uscita”, notai che ad una ventina di metri da me, due donne di colore, che parevano essere madre e figlia, mi precedevano a piedi portando la loro spesa.
La figlia, ammesso che di figlia si tratti, ma é cosi che intendo chiamare la donna più giovane, reggeva due borse non troppo colme, mentre la madre, ammesso che di madre si tratti ecc. ecc. reggeva con tutte e due la mani un pacco apparentemente pesante e che faceva pensare ad una confezione di due pacchi di carta del formato A4.
Era gradevole sbirciare il loro “parlarsi” apparentemente solidale ed affettivo.
La madre, ad un certo punto, con evidente fatica, ma non priva di disinvoltura, si mise in testa il pacco, credo con l’intento di mostrare alla figlia usanze e costumi delle loro origini.
La figlia, vedendo la madre impegnata nel cercare il giusto equilibrio, osservava e sorrideva, ed anch’io sorridevo nel vedere quel pacco traballante, ma prudenzialmente assicurato a breve distanza dalle sue mani , un po’ come quando si sta attenti ai primi passi dei bambini.
Poi, la madre, tenendo fermo il pacco sulla testa, pareva dire alla figlia che sapeva fare di meglio, e così, mettendo tutto l’impegno e la necessaria concentrazione, liberò il pacco dalle mani, che porto ai fianchi, ed iniziò a camminare con passo fermo, continuo e privo di oscillazioni. La figlia guardava stupita ed anch’io ero stupito ed ero proprio ad un passo da loro.
È stato più forte di me, non seppi resistere alla tentazione e cosi suonai il clacson con quel suono di chi vuole segnalare un pericolo.
Lei ebbe uno scatto inconsulto ed il pacco cadde rovinosamente per terra, poi si girarono verso la macchina che aveva suonato, la mia, ed io feci finta di salutare con la manina un gruppo di persone poco più avanti di me, che, pure loro in quel momento si erano girate.
La figlia appoggio la spesa per terra e coprendosi la bocca con la mano scoppiò in una incontrollabile risata, mentre la madre, visibilmente spaventata, dato il suo precedente stato di concentrazione, raccolse quello che era rimasto del pacco.
Io sorridevo loro ma dentro di me avevo un subbuglio goliardico di beffarde risate che nemmeno potete immaginare, è quel demone che di tanto in tanto si fa meschinamente sentire, un demone senza forma e senza età.
Alla fine anche loro mi sorridevano come fosse stata una semplice fatalità.
Ma non vorrei fosse interpretato come una forma di razzismo, per me sarebbe stata la stessa cosa se al loro posto ci fossero state delle vecchiette della Val Brembana con la gerla in spalla.
È che certe situazioni vanno prese al volo, come dose di vitamina per lo spirito sennò finisce ed il tutto prende la forma di una sogliola. Una scialba sogliola.
Che volete farci, a volte mi soddisfo così, e poi certe soddisfazioni non hanno prezzo, l’importante è che nessuno ti scopra, è come interpretare in segreto il “sabotatore dei supermercati” e poi ora ho un gruppo di amici in più, si, perché quel gruppetto che avevo finto di salutare mi ha cortesemente e amichevolmente contraccambiato con tanto di manina e sorriso proprio come vecchi amiconi.
Che belli i centri commerciali e…senza BereTantaColla
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