BiRipenZiero

Una Riffa. Un Risciò. Un sogno e il vento.


Il pubblico si riappropria del bene comune. Dopo che questo è stato violentato, per motivi futili, sicuramente più futili di quelli che dovrebbero spingere al rispetto delle cose di tutti.I pedali, piegati. Il muso, schiacciato. Le ruote, squarciate. Ora finalmente anche il risciò può dichiararsi disabile.E tutto questo dapprima crea rabbia. Poi emerge la forza che fa reagire. La stessa che ha spinto quei cinque ragazzi accomunati dalla passione per le due ruote, il piacere per la cultura e la curiosità per il diverso, a tuffarsi nell'avventura che sognavano dentro. Segretamente prima. Sempre meno timidamente, poi.Prendere tutto ciò che viene considerato scarto e dargli nuovo senso. Scoprirne i significati nascosti dalle apparenze e donarlo al mondo. Intermediatori culturali del rifiuto.In un'opera incessante di riciclaggio e recupero - recupero, recupero, recupero - tirar fuori l'aura lucente da cose vecchie o arrugginite. E condividerle con gli altri.Parliamo di telai, viti, bulloni, cuori, sguardi.Tutto ciò che era celato, un tempo. Fino al giorno in cui quei cinque ragazzi, han messo le proprie mani, le une sulle altre. Quel risciò, ora malconcio, era in una rimessa assolata nella maremma più profonda.Gettato, dal proprietario, insieme ad altri, poichè non più lucente. E rimasto solo. Gli altri suoi fratelli, più fortunati perchè meno danneggiati dal tempo, erano già stati adottati. Il viaggio di ritorno ad Anzio, con il risciò nel retro del furgone e i vetri abbassati e il vento che li faceva urlare, per sentire le loro voci a 100 all'ora sull'Aurelia. Quel viaggio, l'han fatto come una coppia che finalmente torna dal sudamerica con il bimbo che ha sempre sognato.Ora lo troviamo lì, sembra agonizzante.Ma c'è una cosa che non rende questo momento tragico: quello stesso spirito, quel vento tra i capelli sull'Aurelia, quei ragazzi lo sentono ancora adesso. Il risciò scartato ancora una volta dal destino, li ha chiamati di nuovo. E loro non possono che rispondere ancora una volta, naturalmente.Il fatto è che quei ragazzi, hanno trovato a modo loro un anima nelle cose. Perchè le cose di tutti, quelle condivise, hanno una loro anima. Fatta del contatto con le persone. Quelle persone che possiedono quelle cose, e al tempo stesso le donano. Cos'è che possiedono? Non la chiave, non il corpo. Certo, l'anima!