Hic et nunc

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MINUETTO X MY NOVEMBER Le parole. Le parole che mi mancano. È incredibile che io sia arrivato fino a qui. Con voi, con voi, con te. Con te, amore mio. Quando succede, quando sento le carni della mia schiena che si lacerano, il sangue che scorre, e poi la sensazione, sempre un po’ estranea, delle ali. Amore mio, amore mio, non fermatevi. Non lasciare che ti fermi nulla, davvero, per primo il linguaggio, le parole, la paura tremenda che ne hai. No. Non ti fermare. Sono così triste, qualche volta. Perché penso a lei che è morta, e nulla potevo fare, tutto il molto che ho potuto l’ho fatto. E non ho rimpianti, davvero no. Né magari mi manca nemmeno. Certo era bella, bella e forte. E penso a lui, mio padre che mio padre non era, che io padre non ho, e alla sua dolcezza rude, le sue forti mani, lui che suonava l’organo con dieci parti di sé. E quanto poco, ricordo ora, quando era vivo, abbiamo parlato di musica, e che strano per me, che faccio il musicista, è stato. Ma mica serviva parlarne. Stare assieme era musica. E sono stato l’ultima persona che ha visto da vivo. Ricordo mia madre sanguinante appoggiata alla mia spalla. Che piccolo ero allora, avrò avuto un secolo sì e no. Ma vedi, a me manchi anche tu, mi manca il tuo sguardo. Quella leggera presenza che potrebbe lasciare che io per un istante o due mi abbandoni con infinita dolcezza, un riverberare d’anime, che i sorrisi sono negli occhi. Non temere le parole, le parole, le opinioni, non v’è nulla come te, nulla che possa essere più di te meraviglia. Certo che non mi credi, che non lo vivi davvero, ma sapessi i miei occhi quando ti vedono. Quello che vedono. Io sono qui, resto qui. Qui mi troverai a distanza d’anni, di millenni, a milioni d’anni luce di distanza. Né io sono speciale. Ognuna di voi, che bella che sei, ho il tuo volto di fronte, pieno di nomi e volti, che bella sei. Ma riesci a sentire che parlo con TE? Perché credi che sia così, genericamente rivolto a chiunque? Na na, qui parlo con ognuno ed ognuna, ed ognuna ed ognuno sa dove e come parlo con lei, e lo so anche io. Ecco il livello di esperienza dove accadono cose al di là delle parole, dove il linguaggio viene lasciato alle spalle, una distanza misurabile in anni luce, là dove non è affatto possibile concettualizzare ciò che sperimenti. Senza che nulla in te si agiti, senza il minimo fruscio interiore. L’amore è il mio messaggio. Portato su braccia piene di cicatrici, portato con un corpo forte e stanco, con quello sguardo che è per dirti che l’esistenza è ricca, è immensa. Vedo persone che non hanno mai vissuto. È vero, sono venute al mondo, ma questo non basta per essere vivi. Vegetano pensando, pensando di essere vivi. E un giorno moriranno, senza aver mai vissuto un solo istante. Perché si vive? Per amare, per gioire, per essere estatici. Il resto sono storielle che ci raccontiamo. E cos’è mai la “ricchezza”? godere la vita sempre di più, renderla sempre più ricca d’amore, sempre più vasta la nostra danza. Milioni di persone continuano a vivere senza mai ammirare un’alba, senza mai fermarsi una sola volta per guardare un tramonto e tutti i colori che il sole si lascia alle spalle nel cielo. Milioni di persone non alzano mai gli occhi al cielo e al suo splendore. Vivere una vita multidimensionale, immagina…e v’è musica, e poesia, e pittura e prosa e scultura e filosofia, v’è religione e v’è sesso, ogni cosa, ogni architettura, ogni passo di danza, ogni bacio ed ogni lacrima… L’esistenza è lussuosa, è un lusso sfrenato…là dove un fiore basterebbe, ne spuntano milioni…a cosa mai serviranno tante stelle? La vita evolve, su questo pianeta, e a detta degli scienziati, su un sacco di altri pianeti…e né su questo né su quelli sappiamo mai bene che tinte la vita abbia preso, che forma, che splendore…ma una cosa è sicura, perfino per me che certezze non ho…l’esistenza è una forza straripante, abbonda in ogni cosa, nel dolore straziante come nella gioia accecante, è un lusso. Non è affatto povera. La povertà è una creazione umana. Oh sì. Ed io, io vorrei tanto potermi fermare tra braccia che mi cullino, strana cosa ch’io lo dica, per un istante o due. Poi, ripartirò subito, davvero… Per un istante o due…