Creato da DirezioneInferno il 08/12/2007

Black in Black

trasudante squame, liquidi e spore

 

 

natale

Post n°36 pubblicato il 24 Dicembre 2011 da DirezioneInferno

 

 

 

 
 
«Questo non lo vuole nessuno», dice il custode, «è troppo vecchio e brutto e nessuno lo vorrà mai in casa. La gente vuole soltanto cuccioli col pedigree. Per i cani vecchi e bastardi non c'è niente da fare», s'aggiusta il cappello in testa come per confermare le sue parole.
«Ma dobbiamo proprio dargli da mangiare a quest'ammasso di pulci?», dice il suo aiutante, «ormai siamo a Natale, è da un anno che è qui - aggiunge illogicamente - dovrebbe esser già sparito, no?»
«Aspetteremo dopo Natale e poi ci penseremo - gli risponde il custode - per caso qualcuno ti corre dietro?»
Chiacchierando se n' escono fuori, ma le loro voci giungono sempre alle orecchie del vecchio cane che si è sdraiato per non sentire il dolore delle sue ossa indebolite. Un blando raggio di sole fa capolino attraverso il recinto: il suo naso asciutto lo punta e lo va a cercare, ed i suoi occhi si chiudono al piacere di quella piccola traccia di calore che gli ricorda il tempo in cui qualcuno lo carezzava sulla testa e gli parlava con ben altra voce.
Belli quei tempi, quando dormiva sul tappeto accanto al letto del suo padrone. Lui era sempre il primo a svegliarsi ed aspettava paziente di sentirlo pronunziare il suo nome.
«Ciao, siamo sempre qui, Floch, buongiorno», allora lesto metteva la sua testa sopra la coperta e chiudeva gli occhi,  gustandosi il piacere del calore di un  sentimento che lo inebriava e di una mano che lo carezzava. Poi il padrone si alzava e così iniziava la loro giornata insieme. Belli quei tempi, fatti di lunghe passeggiate nel parco, ma anche nei boschi qualche volta, o sulla spiaggia. Al ritorno poi, le lunghe ore invernali passate davanti al camino, mentre il padrone leggeva o dormicchiava sulla sua poltrona preferita. Sì. Erano bei tempi, quelli. Belli davvero. Per il cane e per il suo padrone.

Ma un giorno, uno strano e triste giorno, aspettò la voce del padrone troppo a lungo. Floch era sveglio già da parecchio tempo e l'abituale saluto non veniva. Allora fece un piccolo abbaio, tanto per far capire al padrone che era tardi, poi si lamentò un po'. Visto che dal letto non proveniva suono e nemmeno un piccolo  movimento, cominciò a sentirsi solo ed abbaiò e si lamentò a lungo, tanto a lungo. Venne un vicino, incuriosito, e dopo di lui molte altre persone ed odori sconosciuti ed alla fine di tutto quel trambusto portarono via il padrone, senza che lui comprendesse cosa stava accadendo. Anche lui venne portato via da una mano amica, ma si sentiva triste e non ne sapeva proprio la ragione. Un suono di campane lo accompagnò per tutto il tragitto, finchè divenne un rintocco lontano portato dal vento. Lo chiusero in una gabbia insieme ad altri cani, ed odoravano tutti d'incertezza, e lui là si sentì più solo che mai, senza il suo padrone. La porta si chiuse ch'era buio e quella fu la sua prima notte di dolore.
Quanti giorni passarono? Non ne aveva idea, ma l'attesa di rivedere il suo padrone non terminava mai. Lentamente la sua memoria cominciò a perdere colpi, le notti si susseguivano ai giorni senza che questo facesse la minima differenza nell'abbandono che l'aveva preso, a parte i rari raggi di sole che gli colpivano gli occhi ed il suono delle campane d'una chiesa lontana.

Ma che bella giornata, oggi!
Il sole si sta alzando nell'aria fredda e pulita e tinge tutto di rosa. Il vecchio cane, dopo tanto tempo, rivede il giorno che nasce. E' sveglio ed ha voglia di correre, proprio come quando era un cucciolone, mentre tutti gli altri cani ancora dormono. Ma cosa succede? La porta della gabbia è spalancata. Il vecchio cane si alza sulle quattro zampe e si da' una spazzolata al pelo per andare incontro alla novità. Un venticello tiepido viene contro di lui dalla campagna innevata circostante e si porta con sè un odore inconfondibile. E' proprio l'odore del suo vecchio padrone. Viene di là, da dove suonano le campane. Corre, il vecchio cane, corre incontro a quell'indimenticato odore, vola sulla neve, salta le fosse, scavalca i recinti lasciando dietro di sè una scia di vapore e neve svolazzante ed eccolo seguire la strada asfaltata, salire sui marciapiedi, scantonare nel suo vecchio e noto quartiere finchè si trova davanti alla casa che ricorda così bene. Sale le scale come se volasse ed ecco, la porta è aperta, entra  ansimante, si scuote dalla neve e dalle miriadi di gocce d'acqua che gli si sono formate sul pelo e va dritto al caminetto. La mano del padrone gli acchiappa il muso.«Vieni da me, cagnone mio, quant'era che t'aspettavo.»
Floch mugola, ha la gola strozzata dalla  felicità ed abbaia, si alza sulle zampe posteriori, starnuta, lecca quella mano amica, poi s'accuccia davanti al caldo del caminetto acceso, nell'odore del suo padrone che lo rilassa. S'addormenta felice come non lo era mai più stato da tanto, troppo tempo.

E' pomeriggio inoltrato quando il custode entra nel canile, ed è la Vigilia di Natale, ma i cani mangiano tutti i giorni anche se il cibo è sempre scarso. Comincia a distribuire il mangime nelle varie gabbie. Quando arriva a quella del vecchio cane prova sempre un po' di pena. Nessuno l'ha mai udito abbaiare. Se ne sta da una parte con lo sguardo sempre fisso nel vuoto. Quella sera però sembra che dorma.
«Povero vecchio cane», pensa, guardando quel corpo striminzito e trascurato, ricoperto di pelo opaco e scarmigliato. Lo tocca con la scopa che si porta sempre dietro per svegliarlo.«Su, cagnone, è l'ora della pappa..»
Ma il vecchio cane non si sveglia. Il custode gli appoggia una mano sulla pancia e sente che è rigido e freddo. Sospira, il custode: è sempre uno spiacevole compito. Ci sarà da aspettare la fine delle feste per portarlo all'inceneritore. Lo trascina all'aperto, un po' distante dalle gabbie. Poi va a prendere una pala. Dopo averlo seppellito nella neve, ripercorre il solco lasciato dal corpo trascinato. Ha l'animo mesto, il custode, e non alza gli occhi al cielo: seppellire è sempre un brutto mestiere, specie la sera di Natale. Se avesse alzato gli occhi, però, se si fosse guardato intorno, se fosse stato un po' più attento, avrebbe visto le traccie di un cane che partivano dal canile e volavano ben distanziate e delineate verso l'aperta campagna. Floch è scappato, Floch è tornato a casa, alla Vigilia di Natale.
 
 

 
 

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

f_scardamagliagermy13volpoca0flora.formisanolulamae.clajenny85_2_1985specchio5Be_RebornRavenintheskyDirezioneInfernofantasyland3daunfioreIlGrandeSonnoparadossale.si
 

ULTIMI COMMENTI

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

TAG

 

I MIEI BLOG AMICI

 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963