ECONOMIA IN PILLOLE

CRISI


I prestiti facili colpevoli della crisi, ma la Fed crede nella ripresa  Annalisa Vilardo  Il primo e più importante passo da fare negli Stati Uniti per ricostruire un sistema finanziario sicuro è eliminare le politiche del too big to fail. E' questo il messaggio di Ester George, presidente della Federal Reserve di Kansas City, secondo cui l'impatto di lungo termine della crisi globale del 2008 ha dato alle autorità il duro compito di ricostruire il sistema."I passi che facciamo oggi o ci aiuteranno nei futuri inevitabili shock finanziari oppure pianteranno i semi della prossima crisi", ha avvertito George, aggiungendo che gli ispettori devono continuare a verificare la qualità degli asset delle banche e valutare gli standard di prestito che costituiscono un rischio negli istituti.Secondo George la recente crisi è stata causata proprio da regole troppo lasche sui prestiti alle famiglie, che alla fine non sono state in grado di ripagare i loro debiti. Si è sbilanciato oggi sulla crisi anche Dennis Lockhart, presidente della Fed di Atlanta, ma con un tono più ottimista. L'ultima serie di dati sull'occupazione americana della scorsa settimana, sotto le attese, non segnala che la ripresa sta andando fuori dai binari, ha dichiarato Lockhart, secondo cui la Fed dovrebbe comunque lasciare sul tavolo tutte le opzioni di politica monetaria. Comunque è davvero troppo presto per dire che l'economia sta frenando e che i progressi fatti sull'occupazione stanno svanendo.Per Lockhart, che condivide la promessa della Fed di mantenere i tassi di interesse molto bassi fino a 2014 inoltrato, non c’è la necessità al momento di un nuovo allentamento quantitativo, il cosiddetto quantitative easing 3. Le politiche che la Fed sta attuando, tra cui la vendita di bond a breve termine per comprare asset a più lunga scadenza, oltre ad altre azioni per mantenere costante la dimensioni del bilancio, per il momento prevarranno.Riguardo alle recenti indiscrezioni che suggeriscono come la Fed possa prima o poi attuare una versione sterilizzata dell'attuale operazione Twist, Lockhart ha osservato che questa è un'opzione interessante. Non ci sono molte possibilità che la Banca centrale americana, quando a giugno l'operazione Twist si concluderà, farà qualcosa per irrigidire le proprie politiche. Ha poco senso perseguire acquisti di bond che spingano il bilancio dell'istituto oltre gli attuali 2.900 miliardi di dollari. "Al momento, non sono ancora convinto che un altro round (di acquisti, ndr) avrebbe un grande risultato", ha spiegato il banchiere centrale, chiarendo che quest'opzione deve "essere tenuta da parte" nel caso di un'altra svolta negativa dell'economia. Lockhart ha poi parlato del quadro economico americano, osservando che i dati continuano a mostrare una ripresa fragile, non un'accelerazione costante o prevedibile, ma piuttosto un'economia in cui rimangono degli interrogativi. Il pil degli Usa dovrebbe crescere, secondo il banchiere centrale, tra il 2,5% e il 3% quest'anno.Anche i prezzi della benzina rimangono "un elemento da osservare", ma Lockhart non è "troppo preoccupato che questi possano minare drammaticamente i progressi dell'economia". Riguardo all'inflazione, il quadro è "abbastanza stabile e accettabile", ha rassicurato, dicendosi infine soddisfatto dell'attuale livello "in generale in linea col target ora formale del 2%".