blog the whales

lingua italiana


Devo esercitare un qualche tipo di potente fascino sulle donne… di strada. Il mio primo rapporto con una prostituta si perde nella notte dei tempi, quando mi accostai ad una peripatetica sul luogo di lavoro (il suo) per scroccarle una sigaretta. Fu molto gentile, e scambiammo anche qualche chiacchiera. La seconda volta mi trovavo nella città di X, stavo ricostruendo verso le 4:00 in un oscuro violetto con Mr. C. le fasi salienti di un’epica battaglia da poco conclusasi, quando ci accorgemmo del trafelato sopraggiungere di una ragazza in abiti alquanto succinti. Si avvicinò a pochi metri, si girò a perlustrare con un rapido sguardo la strada appena percorsa, poi iniziò a sproloquiare. Era spaventata, in qualche modo capimmo che credeva di essere inseguita da qualcuno (in giro, a onor del vero, non si vedeva anima viva), faceva la mignotta ed era palesemente sotto l’effetto di sostanze che alterano il livello di percezione. Cercammo di calmarla un po’, e poi Mr. C. la riaccompagnò verso casa, sul portapacchi del suo traballante trabiccolo (come dire, per quanto riguarda i rischi corsi dalla troia quella sera, dalla padella nella brace). Un’altra volta stavo facendo benzina. Di zoccole al distributore ce n’erano 3 o 4, tra cui un travone. Insomma, mentre riponevo la pistola (quella della pompa di benzina), mi si avvicinò un’avvenente puttana, veramente bella, credo slava, uno stacco di coscia decisamente notevole, e cominciò a chiedermi se mi andasse di fare qualcosa. Risposi di essere momentaneamente a corto di liquidi, e lei iniziò allora a propormi convenientissimi sconti (io non avevo neanche provato a tirare sul prezzo!), fino ad arrivare alla cifra di 10.000 Lire. Anche se ora non ricordo per cosa. Ero stanco, era tardi, e me ne andai a casa. E veniamo all’altra sera. Stavo tornando a casa dopo una cena con pochi intimi contraddistinta da un triste volo poco pindarico di una rosea rotondità verso un crudele destino imprevisto, e per partecipare alla quale avevo altresì rinunciato alla possibile degustazione di carpaccio, anche se con tutta probabilità l’alternativa si sarebbe risolta con un’indigestione di carni equine, quando mi rammento di dover comprare le sigarette. Il mio distributore automatico di fiducia, cui mi lega un rapporto di fiducia e stima imperiture per la sua affidabilità e precisione, se n’è andato in vacanza lasciandomi solo un misero bigliettino, e so già che da lui non riceverò nemmeno una cartolina. Provo con quello di riserva, idem. Mi risolvo col terzo della lista, cui mi rivolgo solo nei momenti di estrema emergenza, in quanto mi ha fregato già un paio di volte. Eh, i seri professionisti sono rimasti in pochi, al giorno d’oggi. Comunque ci vado. Parcheggio e comincio ad armeggiare. Nel frattempo spunta da dietro un angolo una meretrice, di colore, bassetta, piuttosto formosa, non direi grassa, carina. Intascata l’oggetto del vizio (la macchinetta stavolta ha funzionato!), faccio per salire sul mio impotente bolide, quando la bagascia si avvicina e mi chiede un passaggio. Le sorrido e chiedo se non voglia chiedermi piuttosto dell’altro, in realtà. No, vorrebbe proprio un passaggio. E per dove, domando. Per Y, risponde (circa 30 km andata e altrettanti ritorno). E aggiunge, sorridendo ammiccante, “dai, poi facciamo amore gratis”.
(sardaukhar)