Volevo inizialmente fare un post in cui inventarmi un salottino in cui offrire agli ospiti the con un goccio di latte e biscotti alla cannella, spinto dalla curiosità di vedere come si rapportassero tra loro, e chi potesse poi sopraggiungere. Ma sono un pessimo ospite, non ho mai preparato dei biscotti, e il the mi piace senza latte. De gustibus non disputandum est. E se diciam che la cacca fa schifo, però non è un dato oggettivo, comunque est modus in rebus, in medio stat virtus, De Sade e Vladimir Harkonnen non condivideranno, qualcun altro ha pensato invece che regole e leggi possano avere un senso per limitare alcuni comportamenti. D’altronde l’essenziale è invisibile agli occhi, non si può fare di tutta l’erba un fascio (raccomando quella del vicino, che è sempre più verde, il mio giardino è una selva oscura, peraltro abitato da una fastidiosissima lonza), in interiore homine habitat veritas, la risposta è dentro di te… ma è sbagliata, la morale è sempre quella, fai merenda con girella. La mia cultura (kultura? qultura? xultura?… nozionismo?) è abbastanza scarsetta e ha più buchi di… beh, diciamo di un colabrodo, sono una persona fine. Si aggiunga la mia scarsa memoria. E in questa community ho riscoperto il latino, che credevo di gran lunga le lezioni più inutili che avessi mai seguito. Seguito, insomma, si fa per dire, tra una lista di nani e una di santi, gli open d’Australia e il gioco del tris (noioso? Provate a farlo in 4 o 5 dimensioni!). In un forum, ad esempio ho letto una volta “ad pene canis”, poi corretto in “ad penem canis”, anche se non ricordo se sarebbe stato corretto invece “pene canis”. Se qualcuno volesse in generale correggermi, apprezzerò, purchè non sia troppo pedante. “Qualunque cosa inizia a girare, se sottoposta ad opportune sollecitazioni”, disse un clarissimo professore, parlando di turbine mal progettate.
A volte mi piace citare, semplicemente mi diverte. Pur nella mia ignoranza e pressappochismo, non ricordando magari la fonte. Ognuno si diverte come può. Ci sono poi casi in cui le citazioni possono tornare comode perché, con poche parole, si può evocare tutto un contesto più ampio e sviluppato. Può essere utile citare certe persone, per ricordare promesse non mantenute, verificarne sia la coerenza che l’intelligenza in alcuni casi nel cambiare idea. Altri casi in cui è irresistibile, tipo per me “ti farò una proposta che non potrai rifiutare”, dopo aver visto il padrino: per una settimana cercavo solo occasioni per ripeterlo! Altre volte ci sono cose che altri hanno espresso meglio di come crediamo di essere in grado di riuscire a fare, per esempio frasi d’amore. Rifuggo invece l’ipse dixit, ossia non assumo per oro puro quello che il famoso tizio ha tramandato ai posteri (che ovviamente dovranno dare l’ardua sentenza), anche se spesso può valer la pena di tenerlo quantomeno in considerazione, se ci ha speso sopra una vita.
Chi vuole commenti pure il post (l’ho riletto, speravo di far meglio, sorry, e alcuni argomenti meriterebbero uno sviluppo ben maggiore!!!) Ma invito i gentili visitatori (e anche quelli sgarbati, per questa volta) a… citare. Quello che volete. Quello che vi diverte, o vi ricorda qualcosa, o amate, da film, canzoni, libri, sentito per strada o dalla nonna o in treno o intercettato dagli ufo, o apparso in visione, se volete attribuendogli un contesto o una motivazione, o sfidando a indovinarne la provenienza, o a manifestare per la citazione il vostro (s)gradimento.
“Squack!”, Paolino Paperino. E ripetuto in ben più di un’occasione.
(sardaukhar)