Per iniziare ho deciso di citare un passo di una novella a me molto cara. Rimasi molto colpito quando la lessi poichè riusciva a descrivere meglio di come sia mai riuscito a fare io, lo stato d'animo che mi accompagna da alcuni anni.
Tratto dalla novella " La Carriola" di Luigi Pirandello:
"Non pensavo a ciò che vedevo e non pensai piú a nulla: restai, per un tempo
incalcolabile, come in una sospensione vaga e strana, ma pur chiara e placida. Ariosa. Lo spirito mi
s’era quasi alienato dai sensi, in una lontananza infinita, ove avvertiva appena, chi sa come, con
una delizia che non gli pareva sua, il brulichio d’una vita diversa, non sua, ma che avrebbe potuto
esser sua, non qua, non ora, ma là, in quell’infinita lontananza; d’una vita remota, che forse era
stata sua, non sapeva come né quando; di cui gli alitava il ricordo indistinto non d’atti, non
d’aspetti, ma quasi di desiderii prima svaniti che sorti; con una pena di non essere, angosciosa,
vana e pur dura, quella stessa dei fiori, forse, che non han potuto sbocciare; il brulichio,
insomma, di una vita che era da vivere, là lontano lontano, donde accennava con palpiti e guizzi di
luce; e non era nata; nella quale esso, lo spirito, allora, sì, ah, tutto intero e pieno si sarebbe
ritrovato; anche per soffrire, non per godere soltanto, ma di sofferenze veramente sue.
Gli occhi a poco a poco mi si chiusero, senza che me n’accorgessi, e forse
seguitai nel sonno il sogno di quella vita che non era nata. Dico forse, perché, quando mi destai,
tutto indolenzito e con la bocca amara, acre e arida, già prossimo all’arrivo, mi ritrovai d’un
tratto in tutt’altro animo, con un senso d’atroce afa della vita, in un tetro, plumbeo attonimento,
nel quale gli aspetti delle cose piú consuete m’apparvero come votati di ogni senso, eppure, per i
miei occhi, d’una gravezza crudele, insopportabile.."