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Post N° 14


L'uomo dell'epoca postmoderna ha ormai evidentemente rinunciato ad un appagante viaggio nell'interiorità. E' un narciso che vorrebbe alimentarsi a spese degli altri, considerati mezzi e specchi di rimando. La cultura di riferimento presentata dai media e ricercata dalla gento ormai imbonita è un miscuglio di tecnologie, scientismi e pseudoscienze; irrazionalità, immagini kitsch, pubblicità, sport da bar di periferia.Fragili e bisognosi di sostegno; adoni palestrati, bamboccioni, insicuri ed immaturi; liberal femministi; sensibili e accoglienti ma solo di superficie e marginali. Le icone predilette dell'immaginario femminile sono sempre gli eroi avventurosi: gladiatori, cowboys, rambi, capitani, samurai, eroi mitologici impersonati da attori di successo. Per istinto ancestrale l'uomo prediletto è quello che ama il rischio: cacciatore, guerriero, esploratore, macho intrigante nelle varie varianti, o ruvidi con imprevisti sprazzi d'umanità. Imposti da cinema giornali e tivù. Uomini coraggiosi emozionanti e non di grande spessore psicologico: i "complessi" sono da sempre "out", casomai attraggono i "complicati". Quelle che si accontentano possono popolare le loro fantasie con eroi minori da piccolo schermo: commissari siciliani, dottori burberi, "famosi" dell'isola, scrittorucoli astuti e sopravvalutati. Tali "avventurosi" non hanno riscontro nel quotidiano; sostitutivi potrebbero essere certi maschi sfuggenti ed egoisti, ben concreti e forieri non di eroiche evasioni dalla routine, ma di venture anche molto pericolose. I misogini, gli asociali, i devianti, se disponibili a farsi redimere, sono sempre "classici" ambiti..In definitiva l'uomo del 3° millennio è confuso, frammentato, smarrito, contradditorio, narciso che così nasconde una gigantesca insicurezza. Inautentico perchè spesso legato a false coscienze di derivazione religiosa o politica.E il suo Alterego? Lo delineo come un uomo (con il termine uomo voglio indicare il genere umano, maschile e femminile) equilibrato che affronta ogni situazione da assertivo e cautamente dubbioso, intuitivo e affidabile nelle relazioni, che fa coincidere essere e apparire, e quando giudica opportuno usa un "sembrare" quale ironia spiazzante. Considera l'intelligenza non un dono avuto e concluso, ma sempre in via di costruzione.C'è un'icona corrispettiva? A me piacque sempre la figura di Ulisse, oggi rivalutato, ma più da occhi maschili. Ricordo un saggio di Citati che ne individuò la “greca” e superiore mente colorata, molteplice e flessibile. Che riesce a collegare tra loro le cose in legami difficili da sciogliere; è in accordo con il suo destino; sa fronteggiare gli eventi con un'astuzia che è equilibrio tra forze contrarie. E' un viandante perchè non ha mappe preconfezionate,ma si pone contro la sorte con i mezzi che ha in quel momento.Infine torna a Itaca dopo aver raggiunto virtù, sapienza e amore. Ha lasciato Circe che rappresentò per lui la magia dell'amore; Calipso che lo condusse alla perdizione; Nausicaa che per contrasto gli fece conoscere grazia e malizia femminile. Torna a casa dove l'aspetta il placido affetto di Penelope. Non sappiamo se riprenderà ancora qualche viaggio.Se oggi Odisseo si rinnovasse ancora a parer mio sarebbe chi intraprende un viaggio all'interno di se stesso, attraverso il confronto con l'altro. In una realtà quotidiana che ci mostra ogni diversità, non servono più i viaggi fisici per apprendere , o per vedere con occhi opachi incapaci di penetrare la superficie dell' l'immagine. Né gli occorrono fughe nell'ultraterreno che lo soccorrano. La sfida è saper condividere con gli altri le proprie conoscenze.Forse oddi Odisseo proporrebbe...Ero un navigante della Gran Rete Virtuale e veleggiavo ormai verso il paese mio natale dopo aver cercato virtute e amore. Una sera affaticato e stanco di viaggiare da incauto mi tolsi i tappi di cera finora mai levati per non ricadere irretito in un ingannevole canto di perdizione. Stavo all'erta, attento a qualche insidia di sirena esperta in seduzione. Ormeggiai nella darsena d'un 'isola lontana, strana e sconosciuta. Era popolata da gente viva ma che già morta sembrava, come intorpidita in letargìa emotiva. Spirava la tramontana ed udivo solo il tuo flebile canto di sognatrice illanguidita e in viso smorta. M'invitava ad una passione da bi-sogno: sogno doppio e condiviso. Il disamore incombe e in abulia fatale giace chi vi soccombe. Non dà mai pace e rallenta il tempo che pur fugace passa e delle nostre ore migliori fa man bassa...