Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 17 Giugno 2008 da bluemax1971

Dietro a un nick c'è sempre una persona...

La trovo profondamente vera e ancor più profondamente falsa: dipende dalla frettolosità con cui si liquida quel "dietro" o, invece, se ne considerino i possibili "spessori".

Ma... QUANTO "dietro" ?

Dietro con tutte le paranoie, le sue debolezze, le sua ansie e disfunzioni estetiche con cui s'è alzata alla mattina?
Oppure... con l'abito del lavoro?
Oppure con quello delle "grandi occasioni, maquillage incluso" ?
Oppure con la maschera con la quale vuol apparire, in web, quel che non è e soffre di non poter essere?

Dietro c'è sempre una persona.
Ok.
Ma... quanto dietro?


Qualche riflessione, certo, aiuta nel comprendere il "dietro":
chi parla mai di se stesso... lo associerei a colui che indossa l' abito delle grandi occasioni con maquillage incluso; forse ipotesi maschera, per capirci

Chi sottolinea fatti raccontati dal prossimo, sempre riservandosi rapidi ma suggestivi spaccati di una propria vita illuminata, ma così illuminata, che onestamente, immaginando di poterla avere, non riuscirei a capire per quale razza di motivo (abietto e futile) potermi ritrovare a fare il giudice (dall'Alto) di un gruppastro di poveri disgraziati che s'illudono di dialogare e... persino si scervellano sui metodi migliori per farlo meglio!

Non credo che lo spessore/trincea del nick sia uguale per tutti... mi sembra di sentire che per alcuni il nick sia un vetro trasparente e per altri sia il vetro ovattato che inquadra maschere e ceroni (certo, sì: a bardatura di una qualche persona che da qualche parte , e molto diversa dal proprio modo di vendersi, pure sta).

Quando mi chiedo cosa significa "volontà di crescere", volontà di confronto", "volontà di dialogo"... nel virtuale mi rispondo: "Quella volontà inversamente proporzionale alla distanza tra il nick e la persona che c'è + cosa c'è dietro".

 
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Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 09 Giugno 2008 da bluemax1971

Da il bacio della donna ragno. Conversazione con Manuel Puig 

"Nel senso che per me il sesso non ha una trascendenza sul piano morale. È un’attività tanto importante quanto il sonno e l’alimentazione. Rientra dunque nelle funzioni della vita vegetativa ma senza peso morale, senza significato. Allora non può un’attività moralmente banale definire l’identità." M. Puig

Perchè definire le persone in base al sesso? Perchè il sesso è così importante?
Sono d'accordo con Puig che è ben più importante e trascendente la vita affettiva. Eppure è l'affetto che spesso consideriamo accessorio, come se nel rapporto tra le persone il bisogno e la disponibilità sessuale fossero l'unico metro per definire e vivere le relazioni.

"È in un’età in cui si definiscono i gusti sessuali (quindi diciamo tra pubertà e adolescenza) che molti, in seguito alla pressione esercitata dalla società per definire i ruoli, forzano la propria personalità per adeguarsi ad un certo personaggio sessuale già definito a priori. Così io credo che ci sia molta infelicità al mondo per via di questa pressione, culturale, storica, ma artificiale. Suppongo che la verità sia in un indefinito, per tutta la vita. Ciò non vuol dire che io non veda come una grande e bella cosa la monogamia, la coppia che dura tutta la vita, ma forse questa coppia non dovrebbe essere definita necessariamente in base ad un affiatamento sessuale. Potrebbero esserci dei matrimoni che non hanno a che vedere col sesso ma contratti da due persone che si vogliono bene, che stanno bene insieme… Mi si può dire: come è possibile che l’atto che dà la vita sia banale? Ma dà la vita – speriamo – quando si vuol dare la vita. Non è che si dia la vita per caso. Che il figlio venga da una mossa affettiva, non da una mossa sessuale…"

 
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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 04 Giugno 2008 da bluemax1971

“Un contadino che viveva solo, si trovò nella necessità di partire senza avere la possibilità di portare con sé il proprio asino. Prese due grosse ceste, le riempì di biada e riempì l’abbeveratoio nella stalla con acqua fresca. Sistemate le due ceste di fronte all’asino, uscì dalla stalla, chiuse la porta e partì sicuro che il cibo e l’acqua sarebbero bastate all’animale fino al ritorno.
L’asino non aveva in vita propria mai visto tanto cibo a sua disposizione. Felice più che mai, anche se non sentiva appetito, decise di approfittare di tanto ben di Dio… Ma, aimè… quale delle due ceste scegliere per mangiare? Appena abbassava il muso sulla cesta di destra il suo occhio sinistro gli mostrava quella di sinistra… e viceversa…
Il tempo passò, ed il contadino fece ritorno a casa. Aprì la porta della stalla e trovò il suo asino morto di fame e le due ceste piene come quando furono riempite.”

La morale della storia è che il contadino fu uno sciocco: infatti un saggio mai si sognerebbe di mettere uno stupido nella condizione di dover fare una scelta.

Scegliere è lavoro per la mente e la bontà delle scelte è proporzionale alla saggezza di chi le fa. Se non si valuta con attenzione inevitabilmente si compie una scelta avventata ed il risultato sarà nelle mani della fortuna.
Quando non riusciamo a deciderci, semplicemente vuol dire che la nostra saggezza non è all’altezza del compito.
Non sono d’accordo sulla opportunità di agire di impulso; anche se in questo ci sarebbe senz’altro genuinità e spontaneità. Affidarsi sistematicamente alla propria intuizione è correre rischi gravi per sé e per gli altri e non ho notizia di neppure una sola persona tanto intuitiva da saper cavare un asso di cuori da un mazzo di carte cinque volte di seguito senza barare.
Perfezionare sé stessi ed il piccolo intorno del nostro mondo relativo è un dovere per noi, ma non dovremmo dimenticare che la via che percorriamo in questo processo di perfezionamento ci è percorribile innanzitutto perché qualcosa di specifico abbiamo che ci contraddistingue: un materialissimo cervello capace di astrazioni da record nel “guinnes” della natura. Non usarlo ed invece affidarsi ai nostri istinti animali è contro ogni logica. L’intuito è un dito puntato in una direzione, poi la mente comanda agli occhi di guardarvi, la ragione valuta quel che c’è, comanda un passo alle gambe e gli occhi vedono ora secondo una più precisa prospettiva, la mente ci ripensa la ragione decide prima o poi… Se ritiene sia il caso di decidere. A volte, poi, la migliore azione è l’astenersi.
L'indecisione e l'insicurezza che in maggiore o minore misura appaiono al momento di dover decidere sono un bene necessario. Avvertirne un peso eccessivo può essere sintomo di inadeguatezza al compito...

 
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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 26 Maggio 2008 da bluemax1971

Oggi pare tutto una barzelletta.
Che due uomini o due donne per fare sesso o anche per amarsi (si per amarsi, perchè no ? anche se vero che la parola amore ha un senso troppo ampio per essere licenziata in tal mondo) per un determinato periodo (dato che poi sappiamo che i gay sono quelli con il tasso di promiscuità in assoluto piu' alto di tutti) debbano sposarsi fa ridere.

Pare strano ma sono proprio gli omosessuali  gli unici che sentono questa strana 'pulsione', questa voglia di recitare questo strano ed antico rituale tribale, sempre piu' raro. Strano perchè nemmeno le persone "eterosessuali" la sentono piu' come rituale.

E poi sposarsi... sposarsi per fare che cosa, ma sopratutto, e perchè mai una coppia?
Già , perchè mai una coppia ? Perchè il numero deve essere DUE ? A cosa serve una coppia? Perchè non un terzetto od una quaterna o meglio un plotone ?

Il numero due non è scelto a caso, ma è il numero scelto dalla ntarua, è il numero legato alla riproduzione, così come anche il fatto che la coppia sia formata da un maschio ed una femmina.

Per gli omosessuali, i quali si vedono legati unicamente dal loro gusto sessuale che non ha nulla a che vedere con la riproduzione, non dovrebbe esistere la limitazione del numero DUE, perchè perdendo di senso tutti gli aspetti legati alla riproduzione, anche limitarlo a due, rimarrebbe un vincolo del tutto inutile, una specie di costrizione assolutamente insensata ed arcaica, dettata da non so quali vincoli.

E poi, ma se c'e' l'amore, a cosa serve il matrimonio ? Quale il suo scopo negli omosessuali ? Forse le leggi economiche che ne scaturiscono dopo la pubblicazione di tale vincolo ?
Non è forse il matrimonio la tomba dell'amore ?
Lo sanno tutti gli uomini, e non oggi, ma da sempre, che ci si è sempre sposati sia per Lei (notare la maiuscola) certo, ma soprattuto per i figli esistenti o previsti, personalmente per dargli un futuro (vincolando il patrimonio al cognome paterno) e a livello sociale per far in modo che non ci fossero dei figli di..... piu' del dovuto....a questo è sempre servito il matrimonio, mica ad altro (non a caso il termine matrimonio deriva da Mater, il che stà ad indicare appunto la matrice femminile di questa istituzione...)

Ma due uomini o due donne che vogliono sposarsi... ma per quale oscuro motivo dico io... ?

 
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Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 21 Maggio 2008 da bluemax1971
 

Siamo sempre più... non so cosa... precari forse ? Boh !? Neppure questo si sa...

Le passate generazioni vivevano l'illusione dell'amore eterno, ed anche se tale sentimento cessava di esistere, comunque vivevano l'illusione in esso e si tolleravano nonostante tutto.
Oggi invece, l'amore non è eterno.

Il partner non è eterno, come non è eterno il marito e la moglie. Un giorno o l'altro possono anche andarsene, magari con il migliore amico, poco conta di chi. La coppia si può sfare, tranquillamente e semplicemente. Basta una valigia, il resto in pratici scatoloni. Lo sanno anche i bambini. Anzi, sono proprio loro che lo sanno bene. La classica vita USA e GETTA.

Sono loro che da un giorno all'altro vedono scomparire un genitore, con o meno discorsino preparatorio, e se ne ritrovano un altro, e poi ritrovano l'altro con un altro ancora che era un amico che non vedeva da anni, e passano con estrema indifferenza da un genitore acquisito a quello naturale per dovere civile.

Le coppie di fatto, cui tutti oggi aspirano per mancanza di coraggio, o valori se vogliamo, o semplicemente perchè figli di femministe anni sessanta, quindi con un bagaglio educativo particolare, sono comunque libere di sciogliersi senza nemmeno dover ricorrere alla bega dell'avvocato, a volte nemmeno di un saluto. Basta cambiare numero di telefono e sparire, in altri casi invece, quelli piu' impegnati: si vende la casa se c'è, o si disdice il contratto d'affitto e si fanno gli scatoloni: questo è mio, questo è tuo, questo lo abbiamo comprato insieme, ma te lo lascio, se tu mi dai quell'altro che abbiamo comprato in vacanza.
Nel caso ci siano figli, si ha l'affidamento congiunto, e così anche i pargoli iniziano già da piccoli a passare da una casa a un'altra a giorni alterni, fine settimana alterni, camere e libri alterni, la matematica si studia di lunedì, perché è dalla mamma, la geografia dal papà, fino a crearsi un piccolo scatolone con le varie ed eventuali, per sopravvivere alle dimenticanze o alle voglie impreviste. Insomma... tutto segue una logica contorta. I Figli stessi, domani, sapranno che è NORMALE usare e quindi gettare le persone, senza porsi troppe domande, senza rendersi conto se giusto o sbagliato, senza, ahime, divenire RESPONSABILI delle proprie scelte.

Cosa rimane di sicuro oggi...  La casa ?
Chi è in affitto sa che così non è, soprattutto se il canone è adeguato all'ISTAT. Chi invece, povero lui, ha un mutuo lo sa, soprattutto se quelle 300 euro da pagare di più al mese non corrispondono all'aumento dello stipendio. Si, stipendio, certo, altra cosa virtuale.
Chi non ha soldi per pagare il mutuo lo sa. La casa non è sua, deve chiedere il permesso alla propria banca prima di entrare in casa, a volte lo sa anche chi ha una casa, ma deve venderla, per tappare i debiti in banca. E chi vive con i genitori, suoceri o nuore, perché non può permettersi nemmeno un monolocale, lo sa.

E' tutto un sacrosanto diritto, il divorzio, i figli, le coppie di fatto, i froci, le zoccole, la mobilità, il trasferimento, il lavoro idoneo alle proprie aspettative...

oggi Tutto è un Sacrosanto Diritto.

Solo che sono scomparsi i doveri...

 
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