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Eye in the sky


 Abbiamo ricomposto l’albero di Natale. Io, piccola H e la fedele Katija. Ci siamo suddivisi i compiti: piccola H disponeva le decorazioni, io mi sono occupato delle luci, e Katjia aveva desiderato occuparsi della logistica (invero il lavoro più ingrato). Quest’anno la scelta dell’albero di natale è stato demandato a piccola H. Lo scorso Natale, il nostro pino non aveva resistito, nonostante lo avessimo trattato con cura, e piccola H ne ebbe a soffrire. Così quest’anno lei ha scelto un bellissimo ramo secco che abbiamo trovato ai margini della foresta. Nel corso dei lavori abbiamo ricevuto visite dal nostro vicino a cui era mancato la corrente alla sua ed a quella di altri case intorno. Non ci siamo nemmeno accorti che anche noi eravamo senza corrente, grazie al nostro generatore piazzato dietro l’autorimessa. Dopo le opportune spiegazioni, il nostro vicino s’incuriosiva al nostro albero di Natale. “Noi abbiamo addobbato un bellissimo pino; sapesse che bella figura che fa”. Così dicendo, rivolgendosi a piccola H la invita ad andarlo a vedere quando vuole, aggiungendo: anche il vostro sta venendo bene”. Ma la smorfia sotterranea del suo acido volto, come di straccio unto e umido delle proprie convinzioni, non era sfuggita alla mia piccola: "sig.W, già conosco il suo albero: è lo stesso di ogni anno e non sa raccontare storie”.Mister W è rimasto senza parole, non per ciò che avrebbe dovuto capire, ma solo per quel perduto senso d’immaginazione e di pudore. Molta gente, insensatamente parla, affinché si creda  che è male credere alle cose che mostrano un senso all’anima che cerca un riflesso della propria umanità.E così che le cose semplici finiscono col non piacere, se non a parole come in un’ardita finzione,  come accade solo per le cose appena possibili, per le gioie spicciole e fasulle ancorate al tempo e al destino. Resta un senso amaro quando riscopri ogni volta di amare le cose semplici, arrivate come un imprevisto bagliore d’occhi, perché s’inciampa sempre nelle complicazioni inutili, nei segnali di arroganze dell’io, come schegge che tagliano l’onda, ferendola. Eppure non è raro che ogni solarità ha origine da una notte profonda, e si lascia alle spalle un buio in cui non vuole tornare.Il grido rimane sempre muto, il fondo delle cose risale annaspando in superficie, spezzettato in tantissimi e microscopici pezzettini, tanto che il pensiero non riesce ad attraversarlo, frantumato da perdite che non hanno alcuna possibilità di ricomporre il lutto.Ora, piccola H dorme. Lei ha salutato il suo albero di Natale, con la gioia negli occhi. Da qui, ai piedi del suo albero, Vsi potrebbero avvolgere i sogni, i ricordi, l'unico mio amore, quelle parole d'un tempo che ancora allagano il cuore di tenerezza. La poetessa Edith Södergran scriveva: Quando viene la notte,io sto sulla scala e ascolto,le stelle sciamano in giardinoed io sto nel buio.Senti. Una stellaè caduta risuonando!Non andare a piedi nudi sull'erba;il mio giardino è pieno di schegge.Così è stato a lungo anche il mio giardino. Ora non più. Piccola H, ogni giorno, raccoglie una scheggia con le sue piccole e tenere mani; e il suo passo ripiana le zolle che il ghiaccio solleva.   E’ bello immaginare le persone che ci mancano, amate fino alla follia, rivivere come quel ramo secco, perduto nella buia e fredda foresta. Loro non ci lasciano mai, fino a quando il cuore dà loro casa. Grazie al cielo, con me ci sei tu, mia piccola H. Insieme con gli occhi nel cielo di chi ci ha amato e amiamo. Da qui all'eternità. Blue.chips