Dice è lui: sogna di me spesso.oh! Mia alga incantata al fosso rosso, sempre al galoppo tra le rimee il canneto che dondola con me,con i ricordi e il discreto inciampo nel pietroso andare di vita il campo:sì, questo è speciale; come se aspettassel’unicità, uno spiffero di maestà, quasi fosselì, nella misura con se stesso e l’altro nell’attesa. Appeso al gancio della luna coproil buco dello spazio che mi circonda:no, questo non è speciale, è un’ondadi piena astrale, com’era il tuo sorrisola tua voglia di vivere; inutile discorsomentre la notte giunge, vera nel suo corsoinutile alla menzogna, bella come un morsosulle labbra di melograno e goccia di rubino.Dice di lui, le parole che più non sonola bellezza e l’amore, per ricevere me,tra le sue vesti e l’incanto diventano gemme,il salto tra le bocche dei fiori che infrangonol’infinito: un moto che attende il lieve suonodell’amore eterno, la verità nel tuo ultimo bacio. b.c.Era da tempo che non vedevo negli occhi di piccola H quella speciale luce che specchia la sua dolce anima: ”papà, è meraviglioso essere qui”. La risacca del mare ci bagnava i piedi ed un sole tiepido ci raccoglieva. Avevo la sensazione che da un momento all’altro fossimo rapiti in alto, diretti in una costellazione diversa, in un mondo dove l’amore ci comprende e ci attende.Avevo mostrato a piccola H la piccola casetta dove io e la sua mamma avevamo passato giorni indimenticabili. Avremmo dovuto comprarla. Ho chiesto a piccola H cosa provasse a stare in Israele, e lei senza tentennamento alcuno: “mi sento libera, come se avessi ricevuto un dono meraviglioso e tanto atteso”. Poi aggiunge: ti devo confessare una cosa che mi è accaduto e non ti ho mai raccontato per non darti dolore: il mio compagno di banco, mi aveva preso il diario e lo stava leggendo. L’ho ripreso bruscamente e gli ho detto che non aveva il permesso di guardare nel mio diario. Lui si è arrabbiato moltissimo e mi ha detto:” misera ebrea”. Ho pianto per molte notti. Sentivo un forte dolore in cuore; un peso che non riuscivo ad allontanare. Mi venivano in mente le parole del nonno, quando diceva di sentire il peso di un destino sulla sua vita. Ecco, improvvisamente io mi sentivo così”. Le sue parole mi sono corse dentro come se portassero chiodi che nella loro fuga verso la ragione sembravano graffiare ogni parte della mia memoria.Piccola H. osservava ogni possibile mutamento del mio volto. Si era accorta che avevo gli occhi umidi e mi ha abbracciato: “papà, non volevo farti dispiacere, ma era importante farti sapere che mi hai fatto un grande dono a portarmi qui, in Israele. Qui, nessuno mai potrà farmi sentire diversa. Sono a casa”.Forse, è vero che la felicità del dono è nell’immaginazione della felicità che possa avere il destinatario nel riceverlo. Ma il suo dono non è solo frutto della sua immaginazione; è anche la sua vita: racconta di quanta profondità si raccoglie negli spazi profondi dell’anima e di un destino consapevole e da amare.Piccola H ha perdonato il suo amico di banco; lei sa che da qualche parte ha imparato cose che non hanno ragioni di essere, ma non può fare a meno di soffrirne. A Natale ha inviato una bellissima cartolina al suo amico di banco: “Gesù è venuto per tutti noi. Solo per amore”In qualche posto del cielo sua madre raccoglie i dolori del suo giovane cuore, le sue speranze, le sue lacrime e la gioia che la sua piccola ha appreso un senso dell’amore che aiuta a vivere in un mondo a cui, spesso, l’amore fa difetto.Lei, ieri sera, mi ha fatto ascoltare questa canzone imparata durante il soggiorno in Israele. Era entusiasta di farmi sapere di conoscere tutte le parole: http://www.youtube.com/watch?v=aCHg5r6rFoI&feature=fvwrel L'ho ascoltata con grande curiosità. Le ho chiesto: perché ti piace? "Mi sembra un dono", ha risposto. Già, non sono solo canzonette. A volte sono un dono, di quelli che donano gioia nell’immaginazione del destinatario che, in questo caso, non chiede nessuna appartenenza, ma solo un ascolto, come accade in ogni rapporto non deformato dall’ipocrisia o dall’ignoranza. Avrei voluto dire a piccola H che gli esseri umani preferiscono doni che non donano più, perché spesso manca il calore del contatto, il senso dell’interiorità delle cose, ma non c’era bisogno di aggiungere null’altro: lei è una bambina coerente con il suo bisogno di amare ed essere amata.Lei è il mio personalissimo dono di vita: un bagno di luce nel bambino che mi è rimasto dentro. Insieme, un giorno, percorreremo le vie luminose dei cieli, con tutti i nostri affetti. Per sempre. A noi così ci è stato promesso nelle Scritture.Oggi è un bel giorno. Il sole dipinge con la sua immaginazione i colori della natura e diffonde un leggero senso di benessere, Qui, dalla mia scrivania, osservo la sua benefica luce e il suo personalissimo dono per tutta l’umanità. Nel cielo vi sono occhi e mani che vorrebbero accarezzarci e parlarci con parole d’amore; parole di senso e di ristoro, per non dimenticare che siamo qui, uguali in un medesimo destino.ShalomBlue.chips
Doni
Dice è lui: sogna di me spesso.oh! Mia alga incantata al fosso rosso, sempre al galoppo tra le rimee il canneto che dondola con me,con i ricordi e il discreto inciampo nel pietroso andare di vita il campo:sì, questo è speciale; come se aspettassel’unicità, uno spiffero di maestà, quasi fosselì, nella misura con se stesso e l’altro nell’attesa. Appeso al gancio della luna coproil buco dello spazio che mi circonda:no, questo non è speciale, è un’ondadi piena astrale, com’era il tuo sorrisola tua voglia di vivere; inutile discorsomentre la notte giunge, vera nel suo corsoinutile alla menzogna, bella come un morsosulle labbra di melograno e goccia di rubino.Dice di lui, le parole che più non sonola bellezza e l’amore, per ricevere me,tra le sue vesti e l’incanto diventano gemme,il salto tra le bocche dei fiori che infrangonol’infinito: un moto che attende il lieve suonodell’amore eterno, la verità nel tuo ultimo bacio. b.c.Era da tempo che non vedevo negli occhi di piccola H quella speciale luce che specchia la sua dolce anima: ”papà, è meraviglioso essere qui”. La risacca del mare ci bagnava i piedi ed un sole tiepido ci raccoglieva. Avevo la sensazione che da un momento all’altro fossimo rapiti in alto, diretti in una costellazione diversa, in un mondo dove l’amore ci comprende e ci attende.Avevo mostrato a piccola H la piccola casetta dove io e la sua mamma avevamo passato giorni indimenticabili. Avremmo dovuto comprarla. Ho chiesto a piccola H cosa provasse a stare in Israele, e lei senza tentennamento alcuno: “mi sento libera, come se avessi ricevuto un dono meraviglioso e tanto atteso”. Poi aggiunge: ti devo confessare una cosa che mi è accaduto e non ti ho mai raccontato per non darti dolore: il mio compagno di banco, mi aveva preso il diario e lo stava leggendo. L’ho ripreso bruscamente e gli ho detto che non aveva il permesso di guardare nel mio diario. Lui si è arrabbiato moltissimo e mi ha detto:” misera ebrea”. Ho pianto per molte notti. Sentivo un forte dolore in cuore; un peso che non riuscivo ad allontanare. Mi venivano in mente le parole del nonno, quando diceva di sentire il peso di un destino sulla sua vita. Ecco, improvvisamente io mi sentivo così”. Le sue parole mi sono corse dentro come se portassero chiodi che nella loro fuga verso la ragione sembravano graffiare ogni parte della mia memoria.Piccola H. osservava ogni possibile mutamento del mio volto. Si era accorta che avevo gli occhi umidi e mi ha abbracciato: “papà, non volevo farti dispiacere, ma era importante farti sapere che mi hai fatto un grande dono a portarmi qui, in Israele. Qui, nessuno mai potrà farmi sentire diversa. Sono a casa”.Forse, è vero che la felicità del dono è nell’immaginazione della felicità che possa avere il destinatario nel riceverlo. Ma il suo dono non è solo frutto della sua immaginazione; è anche la sua vita: racconta di quanta profondità si raccoglie negli spazi profondi dell’anima e di un destino consapevole e da amare.Piccola H ha perdonato il suo amico di banco; lei sa che da qualche parte ha imparato cose che non hanno ragioni di essere, ma non può fare a meno di soffrirne. A Natale ha inviato una bellissima cartolina al suo amico di banco: “Gesù è venuto per tutti noi. Solo per amore”In qualche posto del cielo sua madre raccoglie i dolori del suo giovane cuore, le sue speranze, le sue lacrime e la gioia che la sua piccola ha appreso un senso dell’amore che aiuta a vivere in un mondo a cui, spesso, l’amore fa difetto.Lei, ieri sera, mi ha fatto ascoltare questa canzone imparata durante il soggiorno in Israele. Era entusiasta di farmi sapere di conoscere tutte le parole: http://www.youtube.com/watch?v=aCHg5r6rFoI&feature=fvwrel L'ho ascoltata con grande curiosità. Le ho chiesto: perché ti piace? "Mi sembra un dono", ha risposto. Già, non sono solo canzonette. A volte sono un dono, di quelli che donano gioia nell’immaginazione del destinatario che, in questo caso, non chiede nessuna appartenenza, ma solo un ascolto, come accade in ogni rapporto non deformato dall’ipocrisia o dall’ignoranza. Avrei voluto dire a piccola H che gli esseri umani preferiscono doni che non donano più, perché spesso manca il calore del contatto, il senso dell’interiorità delle cose, ma non c’era bisogno di aggiungere null’altro: lei è una bambina coerente con il suo bisogno di amare ed essere amata.Lei è il mio personalissimo dono di vita: un bagno di luce nel bambino che mi è rimasto dentro. Insieme, un giorno, percorreremo le vie luminose dei cieli, con tutti i nostri affetti. Per sempre. A noi così ci è stato promesso nelle Scritture.Oggi è un bel giorno. Il sole dipinge con la sua immaginazione i colori della natura e diffonde un leggero senso di benessere, Qui, dalla mia scrivania, osservo la sua benefica luce e il suo personalissimo dono per tutta l’umanità. Nel cielo vi sono occhi e mani che vorrebbero accarezzarci e parlarci con parole d’amore; parole di senso e di ristoro, per non dimenticare che siamo qui, uguali in un medesimo destino.ShalomBlue.chips