save children

Per rimanere vivo ho ascoltato il tremore

nell’asola del mondo che m’hai lasciato;

ed ora, a filo disteso, cerco con lo sguardo

il cucito di cadenze di certezze.

Mi hai lasciato il giorno pietoso

per non sentirmi nelle ombre fredde

cucendo un enigma danzante

tra il mio cuore e gli astri

meraviglia del tuo dono ultimo.

Come crisalide inversa, vorrei

guardare il dolore di mia culla:

freddo, di neve nordica

senza il tuo corpo,

leggero di acquerello.
b.c.

Accadono cose strane. Situazioni trascorse tempo prima ri-accadono come in un ritorno perfetto del tempo passato. Anche le parole sembrano ritornare indietro: precise e malinconicamente uguali. Lo scrissi già una volta; e sembra di rivedermi un vecchio film, con le stesse emozioni e turbamenti. 

A volte, è strano e inquietante l’incontro degli sguardi. Cogli una malattia nell’aria, un senso di perduto e una possibilità di ritrovare. Un attimo, dove capisci di intersecare un’orbita, forse un’ellisse imperfetta.

Nell’orrore di una domanda di corpo al dettaglio, il suo sguardo era teso verso di me, attraversando il vetro trasparente della mia auto, come di un commovente artiglio, ferito e sanguinante. Occhi grandi, lucidi e trasparenti, dentro una bellezza stanca, opalescente. Vi era solo il tempo di svoltare l'angolo di strada per intravedere la curva della sua schiena seguire il movimento dei suoi occhi.

A piccola H. non sfugge niente: “quella donna ti guardava con insistenza, come se ti conoscesse e volesse fermarti?” Non la conosco, le ho risposto. A volte capita di ri-conoscere in un’altra una persona un viso conosciuto, magari  tempo addietro.
“Allora, a lei è successo lo stesso”, mi risponde piccola H. con tono sicuro e ferreo nella sua logica senza ombre. Un giorno le racconterò che questo mondo è pieno di angeli caduti in volo.

La sua voce risuona nell’abitacolo della macchina, come se provenisse da un gomitolo di pensieri in cerca di ordine: “Papà, quando sarò grande, danzerai con me”.
Non mi ha stupito la sua dichiarazione che già mi aveva offerto in precedenza, qualche anno addietro, ma non potevo fare a meno di rimanerne commosso.

Riflettevo alle sue parole: perché questo suo dire? Cosa c’era di attinente alla situazione appena percepita? Di quale intuizione si cibava il suo essere per me? Piccola H. non attende mai con impazienza risposte.

La mia apparente  attenzione per la guida non l’aveva tratta in inganno.
Lei sapeva che era nei miei pensieri. “Papà, il giorno della festa dei papà (cade la seconda domenica di novembre –isänpäivä – ed è lo stesso giorno in cui da ogni abitazione si espone la bandiera nazionale -vakiintunut liputuspäivä -) la maestra ci ha chiesto di scrivere un pensiero. Io ho scritto: “quando sarò grande danzerò con il mio papà”. La maestra ha voluto farmelo leggere davanti a tutta la classe.
Però mi sono emozionata...e non riuscivo a parlare.

Anch’io, avrei voluto dirle che sono emozionato e non riesco a parlare. Ho solo accarezzato la sua testolina; senza altre parole, abbiamo inteso il rumore bianco delle mille parole che si conservano e si addormentano in cuore.
E’ tenera la sua attenzione alle mie goffe spiegazioni.

Stamattina, di buon ora, come accade ogni inizio del mese, ho deposto un fiore, là dove si arrendono corpi, mentre il cuore cerca la chiarità del cielo tinto d’ azzurro.
E non mi sentivo solo, anche se continuo a riconoscere di avere un buco nell’anima.
Qualche volta, anch’io vorrei essere da un’altra parte.  
Blue.chips