Creato da: rivedelfiume il 26/06/2006
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Post n°14 pubblicato il 23 Luglio 2006 da rivedelfiume
 
Tag: musica

«Cosa voglio io dalla mia musica?
Che faccia un discorso, che abbia delle tensioni interne, che sia temporale, non statica.
Ma soprattutto che esprima se stessa usando tutte le mie energie come un suo manovale.
Quando inizio a scrivere un pezzo é come se fossi un archeologo che ha appena scoperto un pezzetto della cresta di un dinosauro: tutto il lavoro consiste nel riportarlo alla luce intero. Non mi importa quanto tempo ci vorrà. La fatica sarà pari all'entusiasmo e l'impegno mi occuperà di giorno e di notte. Non mi importa neanche che il risultato sia comprensibile: il dinosauro è lì e richiede tutte le mie forze per tornare a manifestarsi.
E' la musica che guida il gioco, non le logiche di mercato. E' lei che ti dice dove vuole andare, che strada prendere: è esigente e capricciosa.
Ma alla fine, ne vale la pena.»

C'e' una luce sottile che penetra tra le fessure e tra gli spigoli di questo triste tempo che ci avvolge.
Ha un nome: bellezza.
Ieri sera, nella atmosfera davvero magica del cortile del Castello Estense, la stessa che vide consumarsi la passione tra Ugo e Parisina, un pianista leggero e tenero come Giovanni Allevi ha saputo incarnare e restituire la voglia di bellezza che ognuno di noi si porta dentro.
Con l'aria di uno capitato lì per caso, cespuglione, camicione fuori dai jeans, scarpe sportive, goffo e simpatico, ha incantato, sedotto, abbracciato l'anima dei presenti.
Lui sembra suonare d'istinto, senza neppure lo spartito, segno che sa e crede in quello che fa, racconta che la sua e' una scelta di vita e per vivere, e' allo stesso tempo un pezzo d'anima che viene condiviso, alimentato, nutrito e sfamato con lo strumento.
Il piano ride con lui e soffre accanto a lui.
Lui ride e soffre in simbiosi con le sue note.

E noi, sulla scia.

Nella sua musica racconta i suoi sentimenti, che si tratti di raccontare della passione per una ragazza, delle suggestioni di una conchiglia, del respiro di una sera ad Harlem, della lettera in musica ad un padre spirituale divenuto spirito guida.
Non importa che lui sia piu' o meno bravo (lo è, per me), cio' che conta e' che lui cerchi, trovandola nel pianoforte, la bellezza.
Come sa chi passa a leggere queste parole in libertà, non importa che essa sia in un suono, in un verso, in una foto: quello che conta è che ci si riesca a trovarla.
E la musica di Allevi è bellezza pura.
Perchè, con la semplicità delle sue note che diventano le icone della sua sensibilità ed espressività, ci prende sottobraccio e ci aiuta ad accendere l'interruttore  dell'Anima.

Si, ne vale davvero la pena.

 
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Commenti al Post:
Meliaduse
Meliaduse il 14/08/06 alle 12:48 via WEB
La sua musica ci ha accarezzato davvero l'anima. : )
(Rispondi)
 
 
rivedelfiume
rivedelfiume il 14/08/06 alle 15:09 via WEB
(e ti confesso che mi ha stupito il calore del pubblico...le cose stanno cambiando anche qui, e sarebbe ora, dato che molti artisti si lamentano della nostra "freddezza"...)
(Rispondi)
 
lottersh
lottersh il 25/03/09 alle 06:59 via WEB
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