Creato da: rivedelfiume il 26/06/2006
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Nuovi eroi e falsi dei

Post n°44 pubblicato il 17 Aprile 2007 da rivedelfiume

"Nella vecchia Montecchìa, iaiaoh/Maso copa anca so zia, iaiaoh"
(Cori da stadio degli Ultras del Verona, maggio 1991)
___________

Montecchia di Corsara è un piccolo centro in provincia di Verona.
Veneto timorato e ricco, dopo secoli di miseria, di fame, di emigrazione, di fuga dalla terra.
In una villetta vivono Antonio Maso, 52 anni, sua moglie Maria Rosa Tessari, 48, agricoltori felici e possidenti. Hanno tre figli, Laura, Nadia e Pietro, 19enne.
La classica famiglia che ha tutto, secondo gli stereotipi e le convenzioni: la casa, la terra, "i schei", anche per il futuro.
Futuro che corre, quando in vent'anni si è passati dalla vanga ai trattori.
Ma anche Pietro corre, con questo mito del tutto il denaro e tutto il tempo per goderselo, subito.
Così convince i suoi tre migliori amici ad «un lavoretto» come detterà a verbale, per spazzar via quello che ancora intralcia il loro furente conformismo.
Il 17 aprile 1991 Pietro, insieme con Paolo Cavazza, 18 anni, Giorgio Carbognin, 18, e Damiano Burato, 17, dopo aver indossato le maschere del recente carnevale, tende ai danni dei genitori una vera e propria imboscata al rientro da una funzione religiosa.
Sono passate da poco le 23.30, si accende la luce, in quella villetta a Montecchia di Crosara, ed è il segnale che dà il via al massacro.
I coniugi Maso vengono ripetutamente colpiti con un bloccasterzo e una mazza di ferro.
Una mattanza che dura 53 minuti.
Il padre, mentre ancora rantola, è soffocato con una coperta schiacciata sul volto con un piede da Cavazza, mentre la madre, che tenta di divincolarsi, viene finita con un colpo alla testa dal figlio. 

Pietro e i suoi amici pensano, prima e durante, che ammazzare sia facile, come in un film.
Che basti un colpo,  e tutto è finito. Che domani sarà facile andare in banca e chiudere il conto corrente dei genitori prelevando tutto il denaro disponibile per far la bella vita a base di auto nuove e serate in discoteca.
Il film, un bruttissimo film, è andato diversamente.
Dopo l'aggressione mortale, i giovani infatti simulano la rapina e poi, tranquillamente, vanno in discoteca. Al ritorno a casa, Pietro finge di scoprire l'accaduto ed è lui a dare l’allarme. A portare i carabinieri sulle tracce degli autori del delitto, qualche giorno dopo, sono proprio le due sorelle di Pietro, le quali scoprono che dal conto della madre sono stati prelevati 25 milioni con un assegno recante la sua firma contraffatta. L'assegno, sosterrà l'accusa, sarebbe servito ai giovani per estinguere un debito contratto da Carbognin con una banca per comprare una Lancia Delta integrale, poi non acquistata per contrasti con i familiari.
I soldi, nel frattempo, saranno tutti spesi lo stesso, nel giro di due mesi.
Ed è stato proprio per evitare che i genitori se ne accorgano, che Pietro Maso ha deciso di ucciderli. Anzi,  il delitto è stato architettato appunto perché Maso potesse ottenere l’eredità così da mantenere quello stile di vita e di consumi che lo ha fatto emergere tra gli amici del paese. In precedenza, si scoprirà durante le indagini, ha già provato a uccidere i genitori, prima con un ordigno rudimentale fatto con due bombole di gas, poi tentando di investire mamma Rosa. Dalle indagini emergerà che Pietro aveva pensato anche di eliminare le sue due sorelle per essere l’erede di tutte le sostanze paterne.
L’episodio non sconvolge solo il paese di Montecchia, la località veneta apparentemente tranquilla e dal benessere crescente negli anni in cui si verifica il delitto, ma tutta l’Italia che non sa darsi ragione dell’accaduto.
Eppure non sarà un caso isolato. Episodi del genere si ripeteranno, non ultimo quello celebre di Erika e Omar, i due fidanzatini adolescenti che uccideranno, anni dopo, la madre e il fratellino di lei, con predeterminazione e spietatezza. Appena la stampa diffonde la notizia del crimine, esplodono le interpretazioni psicologiche, psichiatriche e sociologiche.
Come è possibile arrivare a tali livelli di violenza, a maggior ragione all’interno del nucleo familiare? Quale sistema di valori fa sprigionare questa furia omicida e che ruolo vi gioca il contesto sociale e culturale?
La
spiegazione è univoca: Pietro Maso come cartina di tornasole del degrado culturale di una regione troppo ricca di soldi e troppo povera di cultura. Elegante, lucido, geometrico come la sua Golf GTI che correva bruciando l'asfalto. Fa scalpore, durante il processo, la perizia affidata dall'accusa al professor Vittorino Andreoli. Lo psichiatra, oltre a escludere che i tre fossero incapaci di intendere e volere, punta il dito contro la società in cui il duplice delitto si inserisce: "Una società improntata all'apparenza, incapace di risolvere nuovi problemi, che tende solo a negare o nascondere" e "una società che è stata riempita di denaro, che è diventato il vero dio di questi luoghi e dove la scuola è diventata una perdita di tempo".
Maso viene condannato dai giudici di Verona, il 29 febbraio 1992, a 30 anni di reclusione; 26 anni a Carbognin e Cavazza. Tredici anni, invece, al Burato, minorenne all'epoca dei fatti. Incredibile a dirsi, insieme con la condanna  arriva addosso a Pietro una fama fatta di lettere d´amore in carcere, Masoparty nelle discoteche della provincia, i cori da stadio dei neofascisti ultras veronesi citati all'inizio; fama che, come scrive Pino Corrias "illumina proprio una certa Italia già raggelata dalla banalità perpetua del consumo e delle mode consumabili, povera di linguaggio, povera di sguardo e ricca di tutto il resto, cioè il quasi nulla in saldo che abita il Nord. Che poi riverbererà nel flusso perpetuo delle nuove televisioni commerciali accese a raccontarci di una festa benestante sempre in corso, gratuita, di superficie talmente illimitata da inglobare anche un po´ di vita vera, anzi verissima, da cui estrarre un po´ di spavento, tracce di dna e spot."
Per anni non se ne parla più, di Maso & co., se non in occasioni di altre efferatezze: ma nel febbraio scorso, Repubblica intervista Pietro che si dice "una persona diversa". "Sedici anni di carcere mi hanno cambiato. Mi ero perso, ho cercato di ritrovarmi, grazie anche alla fede", spiega. "Ai ragazzi che mi scrivono e mi raccontano che vogliono uccidere i genitori, dico di fermarsi, di ragionare, di ricucire i rapporti". "Non ho potuto salvare me stesso, almeno ci provo con gli altri. Perchè quando fra cinque anni uscirò di qui, anche queste cose, forse, mi serviranno per iniziare una nuova vita".
Adesso, l’ultimo colpo, da maestro della comunicazione, da chi sa gestire da sempre la propria immagine: l’uscita è stata seguita dalle telecamere Mediaset che hanno documentato l’evento con tanto di intervista a una parente, la zia Rosina, che da Montecchia di Crosara gli ha mandato a dire di averlo perdonato da subito: «Se tornasse non gli chiederei niente, lo abbraccerei e basta».
La pubblica ostilità a sconti sui trent’anni di carcere ai quali Maso è stato condannato risale proprio ai tempi del delitto, efferato e mai dimenticato, fino alla ribalta di questi giorni, ancora una volta girata a pietismo da un sistema televisivo del quale non si parlerà mai abbastanza male, se e quando usato ai fini giudiziari.
"Tutto narrabile in forma seriale come se davvero lo sguardo del pubblico possa penetrare la superficie del delitto, riconoscere gli indizi, pesare le emozioni, dettare la sentenza in una forma aggiornata del giudizio di dio diventato Auditel numerico. E liberandoci, con lo spettacolo del sangue altrui, dallo specchio che ci respira accanto. Nel quale pulsa il segreto che ci portiamo in perpetuo dai tempi di Eschilo e dell´Antico Testamento. Come una insonnia che non ci spieghiamo, come un cattivo pensiero che ci aspetta." (Pino Corrias)
 
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Commenti al Post:
fragolarossa1960
fragolarossa1960 il 19/04/07 alle 22:37 via WEB
Una dolce e serena notte...un bacio.
(Rispondi)
 
meryforever2007
meryforever2007 il 07/05/07 alle 13:53 via WEB
SCUSATEMI SIGNORE,MA A LEI GLI PIACE MOLTO SCRIVERE,VERO???
(Rispondi)
 
MeaVoy
MeaVoy il 14/05/07 alle 10:02 via WEB
I veri eroi sono i fili d'erba...fai un salto nel nostro blog! bacione
(Rispondi)
 
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