Per quanto mi ricordi, sentii parlare per la prima volta di Fischer nel 1953, leggendo un servizio giornalistico sulla comparsa negli Stati Uniti di uno scacchista-prodigio di nome Bobby Fischer. Successivamente, verso la fine del 1956, una rivista scacchistica statunitense pubblicò una brillante partita in cui il tredicenne Bobby sbaravagliava il forte maestro Donald Byrne con uno splendido sacrificio di Donna. Dopo aver analizzato la partita mi convinsi che il ragazzo aveva un talento notevole.
Nel 1957, alla vigilia del Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti di Mosca, la madre di Fischer (che per inciso si era laureata al Secondo Istituto di Medicina di Mosca prima della guerra) scrisse una lettera indirizzata, se non ricordo male, a Khruscëv in persona, in cui chiedeva che il figlio fosse invitato al Festival. Gli ingranaggi della nostra burocrazia andarono a rilento e mentre la questione era sotto esame il Festival finì. Ciononostante l’anno seguente, ovvero nel 1958, gli americani furono invitati a visitare l’Unione Sovietica.
Fischer, oramai già campione assoluto degli Stati Uniti, arrivò a Mosca accompagnato dalla sorella maggiore Joan. Fu accolto dal Comitato dello Sport “secondo il protocollo”: dotato di interprete e macchina con autista, tentarono di mostrargli le bellezze di Mosca e fu invitato a visitare il Bol’shoj. Ma Bobby era giunto a Mosca con piani ben diversi: sognava di giocare contro i “grandi” scacchisti sovietici, persino con Mikhail Botvinnik, il campione del mondo… Al circolo Centrale degli Scacchi di Mosca Bobby riuscì a giocare lampo con diversi giovani maestri, in particolare Nikitin, Vasjukov e Lutikov. Giocò anche alcune partite lampo con Petrosjan (Tigran in seguito avrebbe detto: “Il Circolo mi aveva designato per tenere testa a un giovane che stava battendo lampo i maestri moscoviti”). Bobby però non raggiunse il suo scopo, ovvero giocare contro il Campione del Mondo e i suoi sfidanti (con la sola eccezione di Petrosjan). Forse fu per questo che si comportò scortesemente con l’interprete, la quale presentò le sue rimostranze ai dirigenti del Comitato. Fischer lasciò Mosca prima del previsto, portando rancore al nostro paese e ai nostri Grandi Maestri.
Un paio di mesi più tardi si tenne un torneo Interzonale a Portorose, in Jugoslavia. Fu lì che vidi Fischer per la prima volta: uno spilungone in jeans e pullover, una specie di “selvaggio” quanto a capacità comunicative. Non nutriva il pur minimo interesse per lo splendido scenario della costa adriatica, non scese in spiaggia una sola volta, non fece una nuotata in mare. Era chiaro che tutti i suoi pensieri erano rivolti agli scacchi. Gli scacchi erano la sua vita. Bobby passava tutto il tempo alla scacchiera, giocando in sala da torneo o analizzando le partite in camera.
(Yuri Averbakh - "I russi contro Fischer")