Narciso&Boccadoro

MERCOLEDI' DELLE CENERI


E' finito ancora una volta, è finito ancora già nel mercoledì delle ceneri, come sempre. Ieri notte una leggera pioggia scendeva vaporizzata sul selciato, la si notava solo nella controluce dei lampioni, tutto il resto era nero. Stranamente non sono diventato malinconico. Ultimamente non mi hanno più  particolarmente intristito i segni della festa finita (vetri infranti, bottiglie, carte di tutti i formati e colori, montagne di coriandoli), quello che è stato vissuto è stato fatto come si deve, per cui non c'è rimpianto. Ieri notte mentre tornavo si mischiavano le passate di saggina dei primi spazzini con qualche camminata pesante e stanca, qualche ultima fiammata di urla che si perdeva nel labirinto delle calli con il rimbombo di qualche percussione nei campi più grandi, odore di pizza al trancio con il salso raffermo dei canali. Una miniera di segni e simboli. Perchè devo dirvi la verità, il carnevale del quale parlo io non è quello delle maschere stereotipate in Piazza S.Marco, dei flash fotografici dei turisti voyeuristi/ feticisti che attendono in fila il loro turno, e non è  nemmeno quello dei veneziani e dei loro palazzi (se mai l'hanno realemente festeggiato negli ultimi tempi). Io parlo del pulsare sincrono di migliaia di cuori che si riversano come l'acqua nelle condotte forzate e irrompe nel primo spazio aperto, parlo dello sfogo multisensuale che è permesso esternare solo in questi giorni, di gente che ti ferma per un secondo riconoscendoti o facendo finta di riconoscerti, di te che ti perdi nella folla e ti ritrovi nelle circostanze più improbabili e insensate, della musica improvvisata ad ogni angolo, di baci che si consumano nel tempo che ci si sorpassa nei due sensi di marcia. Anche se quest'anno è stata molto sotto tono tutta la festa vi potrei comunque raccontare dell'Erbaria a Rialto che sembrava sprofondare nell'acqua da quanta gente c'era, che scalpitava e pestava, urlava e fremeva, dei bar che tiravano fuori casse di liquori con la stessa sollecitudine con cui si distribuiscono aiuti umanitari, e della conseguente gente in coma etilico e tanto, tanto altro. Se siete curiosi chiedetemi pure. Insomma, mi piace la vita come un gran minestrone sempre in cottura.