BOLINA NEWS
Benvenuti in Bolina news, il blog per chi viaggia contro vento, per chi non ci sta, per chi vuole far sentire al mondo la propria voce, per chi ha voglia di cambiare le cose. Bolina news è uno spazio libero aperto a chiunque: tutti possono scrivere in questo blog, tutti possono esprimere le proprie idee. La mia idea è quella di fondare uno space indipendente online. Allora?! Cosa aspettate?! Postate a più non posso; facciamo capire all'Italia, al mondo che noi ci siamo, coscienti di esistere e pronti a lottare per ottenere ciò che ci è dovuto: l' opportunità di una vita dignitosa!
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Post n°91 pubblicato il 01 Aprile 2009 da rigitans
Tag: ambientalismo, ambiente, eco, eco village, eco willage, ecologia, ecologismo, green, rigitans, verde, verdi |
Post n°90 pubblicato il 20 Marzo 2009 da rigitans
Tag: ambientalismo, ambiente, eco network, eco willage, ecologia, ecologismo, green, rigitans, verde, verdi ciao, Stiamo organizzando tra i blogger un eco progetto, un eco-socialnetwork dove unirci, condividere, informare e informarsi, protestare e proporre, farci sentire insomma! Tutti insieme, contro il nucleare, per le rinnovabili, per il risparmio energetico, per l'ecologia e l'ambiente, e un altro stile di vita. Chi la vede come una buona idea ed ha piacere a partecipare ce lo faccia sapere o con un la messaggeria, o via mail o con un commento sul mio blog, lasciando il nick e un recapito(il link del blog o la mail). ù p.s.: puoi votare sul mio blog il nome dell'eco social network sul sondaggio! Rigitans' http://blog.libero.it/rigitans |
Un paese dove si propongono classi ghetto per minori stranieri che non parlano bene l’italiano (quattro rumeni, tre marocchini, tre albanesi, due cinesi, due ucraini, un peruviano, un egiziano, un senegalese, una babele di provenienze e di lingue accomunate dal marchio della discriminazione), dove si vogliono prendere le impronte digitali ai bambini rom (con il pretesto miserabile di renderli identificabili, avviando la prima schedatura etnica di massa dopo quella prevista dalle leggi razziali del ’38), dove si progetta di sospendere i flussi migratori per due anni, con l’effetto di aumentare a dismisura l’immigrazione clandestina, dove s’invitano i medici e il personale sanitario a segnalare alla polizia gli immigrati clandestini che si rivolgono loro per farsi curare, trasformandoli in informatori delle forze dell’ordine, dove la scuola viene concepita come una fonte di sprechi, un settore da tagliare per fare cassa e non come un investimento fondamentale verso il futuro. Un paese dove il primo ministro può dire che la crisi finanziaria non avrà ripercussioni sull’economia reale, che si lamenta di essere maltrattato dai conduttori della televisione di “sinistra”, che invita a non pagare il canone televisivo e che definisce “eroe” un mafioso che prestava servizio nelle proprie scuderie mentre esterna il proprio orrore per un ex magistrato che ha avviato “Mani pulite” e rifiutò, a suo tempo, l’offerta di diventare Ministro dell’Interno di un suo governo. Quest’Italia che assomiglia sempre di più alla federazione Russa, con una caricatura di democrazia, l’informazione asservita, la magistratura umiliata da leggi “ad personam”, la designazione di membri del parlamento graditi alla maggioranza in commissioni di garanzia che spettano all’opposizione, il revisionismo storico che vuol mettere sullo stesso piano la resistenza e i fascisti della repubblica sociale di Salò, che vuole elargire tessere sociali da poche decine di euro per gli indigenti invece di combattere i meccanismi che hanno condotto sette milioni di italiani nell’area della povertà, che taglia i finanziamenti all’Università senza intaccare le baronie che hanno trasformato i nostri istituti di insegnamento in feudi per parenti, figli, mogli, nipoti dei professori ordinari, che fomenta atteggiamenti xenofobi e razzisti da parte di gruppi organizzati, salvo poi considerarli come espressione di tensioni sociali alimentate dall’immigrazione clandestina. Un paese impaurito, che teme di perdere i propri risparmi e le posizioni raggiunte, che si affida a un governo composto da un partito padronale gestito da un pluriinquisito e da un movimento pesantemente inquinato da tendenze separatiste e xenofobe, che vota a maggioranza per Berlusconi sperando di non dover fare i conti con la crisi mondiale, con la scarsa competitività delle imprese, con l’assenza di prospettive di lavoro e di vita per le giovani generazioni, con la precarietà che erode garanzie e prospettive di futuro. Un paese che baratta la propria libertà per un pugno di illusioni, in nome di un decisionismo che svuota la democrazia e considera il Parlamento un organismo di ratifica delle decisioni dell’esecutivo e gli altri poteri dello Stato come avversari da rendere marginali. Un paese che sopporta che le organizzazioni criminali controllino un terzo del suo territorio, in cui Saviano viene considerato uno “che non si è fatto i fatti propri”, che onora i magistrati antimafia dopo che sono stati ammazzati, prigioniero della pratica delle raccomandazioni, dell’appartenenza famigliare, dei concorsi truccati. Un paese in cui il qualunquismo, l’anticomunismo ideologico, l’affidarsi a un capo e a un salvatore costituiscono disvalori largamente rappresentati in chi governa e che tende a considerare i conflitti di interessi, il controllo di legalità, il merito come invenzioni di giornalisti faziosi o noiosi ostacoli burocratici. Writer |
Dalla terrazza della casa cala il crepuscolo su Formentera. A destra intravedo un pino frondoso e inclinato, la striscia azzurra del mediterraneo e la costa di Ibiza che, con l'oscurita', si accende di punti luminosi. La tavola e' pronta: i piatti, le posate, la bottiglia di vino, i pomodori tagliati, il cestino del pane, i bicchieri sembrano aspettare la nostra presenza, le parole che animeranno la cena, mentre il tramonto proietta striscie rosse e arancioni verso Occidente e un vento fresco spira dal mare. Il Mare. La spiaggia di Mitjorn e le sue calette di sabbia chiara, l'acqua verde appena increspata che ci avvolge in un abbraccio generoso e atemporale, l'ombrellone comprato in un negozio cinese di Es Pujols che ci ripara dalla calura. Desiderio di bere dalla bottiglia di acqua minerale, di accendere una sigaretta e contemplare la linea che congiunge cielo e mare mentre un filo di fumo s'innalza torpido. Diero di noi, a cinquanta metri, le biciclette con cui abbiamo attraversato la strada pianeggiante che attraversa l'isola da parte a parte e ci siamo inerpicati sul Faro de la Mola, da cui si scorge quasi tutta l'isola come una cartina geografica in rilievo, lo splendore della spiaggia di Illetes, un dito di sabbia puntato nell'azzurro del Mediterraneo, il maestoso cap de Berberia percorso in solitaria da mio figlio, l'esplorazione dei fondali- rocce chiare coperte da alghe brune-. "E' pronto, venite a tavola". Una voce mi distoglie dai miei pensieri, mi alzo dal lettino e mi dirigo a passi svelti verso il tavolo tondo che ci attende come una promessa di condivisione. Writer |
Il Sindaco di Alghero vieta 'Bella ciao' Ci costringono a difendere anche la Resistenza e il 25 aprile: rispondiamo Compagni, e commemoriamo tutti coloro che sono morti per la libertà, la nostra libertà! Facciamo in modo che chiunque si trovi a passare, anche per sbaglio, anche col tasto successivo, dai nostri blog, sappia che noi difenderemo a denti stretti, ora e sempre, la Resistenza e la libertà di espressione. Per stasera tutti pronti ad inserire il video di 'Bella ciao' sui nostri blog in autoplay. Per qualsiasi problema di inserimento in autoplay contattatemi! . . . Aggiornamento alle ore 14,00 di oggi 24 22 blogger sono riusciti ad inserire il video: quindi il codice funziona. Spesso il signor Libero "boicotta" i video di youtube: nel caso non andasse inserite la versione di 'Bella ciao' che trovate su Libero video: lì trovate anche la funzione 'personalizza' per l'autoplay. Questo è il codice già in autoplay per il blog: <object width="425" height="373"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/S3K8NYw8U7c &hl=it&rel=0&color1=0x5d1719&col or2=0xcd311b&border=1&autoplay=1"&a mp;g t;</param><param name="wmode" value="transparent"></param>& amp; lt;embed src="http://www.youtube.com/v/S3K8NYw8U7c&a mp;a mp;hl=it&rel=0&color1=0x5d1719&color 2=0xcd311b&border=1&autoplay=1" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="373"></embed></object> |
L’acqua…elemento primigenio della vita. E’ naturale avere acqua corrente, usare l’acqua per lavarsi, pulire, cucinare. E’ normale, scontato, forma parte della quotidianità, non sorprende. Ma non è così dappertutto. Ogni giorno 30.000 persone muoiono per cause connesse alla scarsità d'acqua o alla sua cattiva qualità e igiene (Legaambiente), si tratta di 10 milioni di esseri umani ogni anno. Nel 2020 tre miliardi di persone non avranno accesso all'acqua. Ci sono già focolai di guerra per il controllo delle risorse idriche, in un futuro prossimo la ”guerra dell’acqua” potrebbe essere la normalità (WWF). Per esempio, le popolazioni palestinesi hanno accesso solo al 2% delle risorse idriche della regione. L'acqua è dunque una questione chiave nel processo di pace in Medio Oriente. Ma anche il bacino idrografico del fiume Nilo mette in gioco la sicurezza internazionale. Le acque di questo fiume riforniscono una popolazione che nel 2025 potrebbe arrivare a 859 milioni di persone. Questa situazione viene da lontano, ma se volessimo identificare un momento in cui l’assalto all’acqua viene formalmente dichiarato, non dovremmo andare molto in là nel tempo. Nel Marzo del 2000 all'Aja, si svolge 2° Forum mondiale sull'acqua. L'acqua cambia status: da diritto umano (svincolato dalle leggi di mercato) diventa un bisogno umano, che quindi può essere regolato dalle leggi della domanda e dell'offerta. Dal mercato. E quindi privatizzabile e vendibile come qualunque merce. La prima guerra dell’acqua dovuta a processi di privatizzazione si è verificata a Cochabamba, in Bolivia, dove la Banca Mondiale conclude un accordo con il governo del paese sudamericano che concede alla Bechtel, multinazionale californiana, la gestione dell’intero sistema dell’acqua potabile della città, col risultato che i costi per avere acqua corrente in casa aumentano del 200% e diventano equivalenti a un quarto del salario minimo. La popolazione di Cochabamba, scesa in sciopero generale, ha dovuto lottare per settimane e affrontare una dura repressione governativa per riprendere il controllo delle proprie risorse idriche (Vero Sudamerica). Se l’acqua diventa una merce come le altre, è evidente che la sua distribuzione può essere trattata come un affare commerciale, inserito nell’ambito della globalizzazione e dei rapporti nord-sud. In alcuni casi il Fondo Monetario internazionale e la Banca Mondiale hanno subordinato la concessione di prestiti a paesi poveri in cambio della gestione dei servizi idrici a società private estere. I giganti che si contendono la privatizzazione del nascente mercato dell'acqua sono soprattutto europei: le aziende francesi Vivendi e Suez-Lyonnais des Eux (ora Ondeo), la tedesca RWE. E poi i colossi Nestlé e Danone, l'americana Coca Cola. Ma anche l'italiana ACEA concorre alla spartizione del mercato dell’acqua: le bollette che pagano i cittadini di Erevan, capitale dell'Armenia, finiscono nelle casse del Comune di Roma, titolare del 51% delle azioni dell'ACEA, che gestisce l'acquedotto locale. (Disinformazione)
Writer |
Qualche cifra, per iniziare: 46 racconti pubblicati in rappresentanza di tre piattaforme diverse (libero, Splinder e Blogspot), più di 2.000 commenti complessivi (è una stima, non li ho contati uno per uno :-), forse 200 nuovi “blog amici” aggiunti, decine di migliaia di pagine viste. Il gioco letterario “come eravamo” ha prodotto, come era nelle previsioni, un gioioso casino, un sistema di scambi e di conoscenze vasto e allegro. Una prima considerazione: dei 46 partecipanti, forse solo 6 o 7 scrivono abitualmente testi si narrativa. Eppure la qualità media dei racconti pubblicati è stata molto alta, segno che il tema prescelto (scrivere un testo sul decennio degli anni ’80) ha mobilitato energie e risorse, ha stimolato produzioni pregevoli e interessanti. In alcuni casi, sembrava di trovarsi davanti a racconti scritti da “professionisti”, sia per la costruzione narrativa, sia per la significatività delle vicende raccontate. I testi hanno scelto moduli narrativi anche parecchio diversi tra di loro: i racconti “in soggettiva”, quelli in terza persona, considerazioni quasi saggistiche sul periodo, i dialoghi, in un caso il test e la poesia. Gli argomenti, come ho già sottolineato nel post precedente, hanno generalmente intrecciato macro eventi pubblici e vicende personali legate all’età dei partecipanti nel decennio degli anni ’80. A volte, la dimensione privata ha preso il sopravvento (soprattutto nel caso di testi che affrontavano i temi dell’ingresso nell’adolescenza e nella giovinezza) e quella pubblica ha fatto da sfondo, a volte, invece, il rapporto si è capovolto e l’evento collettivo è diventato l’architrave che unisce i destini individuali (come è successo nei racconti su Chernobyl e su altri eventi simbolo). In genere i testi hanno equilibrato queste due dimensioni e il testo è risultato maturo e godibile. Una considerazione sulla partecipazione che è risultata convinta ed entusiasta. Sono rimasto colpito dalla risposta di molti bloggers che mi hanno ripetutamente ringraziato per l’opportunità loro offerta. A parte il fatto che, senza la loro partecipazione il gioco sarebbe diventato un deserto, mi pare di cogliere nel loro atteggiamento (e li ringrazio, uno per uno) un desiderio di confronto, di scambio, una volontà di mettersi in gioco e mettere in comune idee, soggettività, spunti, che costituisce uno degli aspetti migliori e più creativi della blogosfera. Almeno quando i blog si riuniscono per dar corso a iniziative comuni, invece di rinchiudersi ognuno nella sua torre di avorio o condurre avvilenti battaglie tra di loro. In considerazione del successo di queste prime due edizioni del gioco letterario, sono tentato di proporne un altro verso la fine dell’inverno. Nel caso, vi avviserò con anticipo, ve lo garantisco. |
Post n°83 pubblicato il 24 Ottobre 2007 da Il_Writer
Probabilmente il problema più grande che affligge l'Italia è l'ignavia. Il
male che Dante disprezzava più di ogni altro è la regola e la condotta che questo paese adotta da sempre. Sembra che la difficoltà che ha lo Stato a schierarsi sia un male inguaribile. Noi italiani siamo un popolo che ha una tremenda paura di intraprendere l'una o l'altra via, garantendo il nostro assenso a entrambe, così era durante la guerra fredda, così è ora, nonostante l'unica e grottesca visione del mondo ci divori. Seguiamo ogni moda, ogni pubblicità. Quando il progressismo ci mostra la bellezza e la novità ci mostriamo favorevoli al femminismo, all'omosessualità, alla libertà di costumi assoluta. Allo stesso momento, quando la censura conservatrice ci ammonisce, veniamo colti da crisi mistiche, ritorno agli antichi, medioevali, valori, terrorizzati dalla novità quanto i censori stessi. Due realtà simili sono incompatibili, come lo sono l'integrazione e il razzismo, correnti incompatibili e contemporanee. Non siamo un popolo diviso in due, siamo un popolo unico e diviso in sè, è ben diverso. Così come per anni siamo scampati al rischio delle dittature di destra o sinistra, votando sempre DC, così ora continuiamo a non schierarci, tanto che le vecchie coalizioni, cambiando pelle (ma non troppo) hanno dovuto aggiungere il prefisso "centro-" al proprio nome, per accondiscendere a questo malcostume che ci domina. Per questo il nostro paese non ha anima, non ha direzione. Vaga, trascinato da ogni marea che lo spinge nelle più disparate direzioni. Non possiamo sperare in un paese migliore senza una mentalità diversa, un comune obbiettivo, una meta a cui approdare, un rischio da correre per essere liberi. Non c'è libertà senza rischi: se vogliamo solamente sicurezza, allora abbandoniamo questa repubblica fantoccio e instauriamo una monarchia assoluta, o una dittatura militare, una qualsiasi, almeno per coerenza. Dovremmo preferire il rischio: anche se in un futuro prossimo arriveremo esausti e affranti alla meta o verremo sconfitti, mai torneremo a chiederci se valeva la pena di combattere, perchè a quel punto, anche in quelle condizioni, la nostra vita avrà un senso, e anche quella del nostro paese. Da Il Writer - Un giornale libero sulla rete |
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