Probabilmente il problema più grande che affligge l'Italia è l'ignavia.Il
male che Dante disprezzava più di ogni altro è la regola e la condotta
che questo paese adotta da sempre. Sembra che la difficoltà che ha lo
Stato a schierarsi sia un male inguaribile.Noi italiani siamo un
popolo che ha una tremenda paura di intraprendere l'una o l'altra via,
garantendo il nostro assenso a entrambe, così era durante la guerra
fredda, così è ora, nonostante l'unica e grottesca visione del mondo ci
divori.Seguiamo ogni moda, ogni pubblicità. Quando il
progressismo ci mostra la bellezza e la novità ci mostriamo favorevoli
al femminismo, all'omosessualità, alla libertà di costumi assoluta.
Allo stesso momento, quando la censura conservatrice ci ammonisce,
veniamo colti da crisi mistiche, ritorno agli antichi, medioevali,
valori, terrorizzati dalla novità quanto i censori stessi.Due realtà simili sono incompatibili, come lo sono l'integrazione e il razzismo, correnti incompatibili e contemporanee.Non siamo un popolo diviso in due, siamo un popolo unico e diviso in sè, è ben diverso.Così
come per anni siamo scampati al rischio delle dittature di destra o
sinistra, votando sempre DC, così ora continuiamo a non schierarci,
tanto che le vecchie coalizioni, cambiando pelle (ma non troppo) hanno
dovuto aggiungere il prefisso "centro-" al proprio nome, per
accondiscendere a questo malcostume che ci domina.Per questo il nostro paese non ha anima, non ha direzione.Vaga, trascinato da ogni marea che lo spinge nelle più disparate direzioni.Non
possiamo sperare in un paese migliore senza una mentalità diversa, un
comune obbiettivo, una meta a cui approdare, un rischio da correre per
essere liberi.Non c'è libertà senza rischi: se vogliamo solamente
sicurezza, allora abbandoniamo questa repubblica fantoccio e
instauriamo una monarchia assoluta, o una dittatura militare, una
qualsiasi, almeno per coerenza.Dovremmo preferire il rischio:
anche se in un futuro prossimo arriveremo esausti e affranti alla meta
o verremo sconfitti, mai torneremo a chiederci se valeva la pena di
combattere, perchè a quel punto, anche in quelle condizioni, la nostra
vita avrà un senso, e anche quella del nostro paese.Da
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