VITE A PERDERE

ELEGIA IN MORTE DEL CAVALIERE SILVIO


 Scritto per l’agognata prossima dipartita del Cavaliere Silvio, signore e padrone delle tre Italie (P1, P2 e P3), miseramente trucidato a tradimento dal suo amato popolo all’interno del famigerato Bordello delle Libertà. Al grande statista della truffa mediatica e del facile guadagno oggi dedico, come già fece il mio illustre collega Sandrino Manzoni in morte di Napoleone, un inno funebre addì 30 maggio 2011 in quattro sonetti immortali, di cui due financo “caudati” per meglio elogiare le doti politiche e subumane dell’aspirante duce novello, prima della definitiva caduta in disgrazia post Referendum del 13 di giugno, allorché sarà da vituperato e deriso dai suoi stessi servi e lacché.  1 Oh! Mi rimpiangeranno – Silvio disseIl giorno che lasciò la presidenzaDel Consiglio dove imperando visseVent’anni di fulgore e onnipotenza Fino alla fine e alla fatale eclisse.- Vi mancherà la mia bella presenza,il mio parlar, ciò che di me si scrisse,le belle donne. Divenuto assenza, mi cercherete invano in ogni retenei giornali bugiardi e ingannatorinel tramonto della democrazia. E del mio verbo avrete fame e sete,mio popolo di telespettatoririmpiangendo la mia Silviocrazia.      2 - E mi rimpiangeranno inconsolatiPagnottisti ruffiani e opportunistiGli ipocriti collusi e gli affiliatiAlle cricche dei soliti affaristi, la bella Italia degli incriminatiassolti sempre, dei contorsionistidella stampa bugiardi o imbavagliati,dei riciclati clerico-fascisti, la mia Italia puttana e decadente,maestra della cieca persuasionenel gran circo mediatico vincente su ogni dissenso, ogni opposizione,l’Italia che mi volle presidenteper volontà divina e sacra unzione.     3 E mi rimpiangerete amaramenteMiei imbecilli amatissimi elettoriQuando l’Italia sia sinistramenteIn mano ai comunisti malfattori… Rimpiangerete Silvio PresidenteI suoi fasti mediatici e splendoriDa grande impero, il volto sorridenteDel governo dei ladri imbonitori.  Rimpiangerete Silvio e i suoi sodaliMinistri della Plebe in Libertà,le leggi personali antisociali garanti d’ogni illegalitàle rendite protette e i capitaliliberati dalle fiscalità… il liberismo assai monopolistadi un’Italia ruffiana e pagnottista.    4 Così disse e non disse il CavaliereNel giorno dell’amara dimissionePur bestemmiando la costituzioneE congiurando intrighi e trame nere E possibili azioni d’eversionePer non perdere il suo amato potereil bottino di tutta una nazioneassuefatta a pigliarla nel sedere. In Arcore recluso e in agoniaRimpianse la Certosa e i bei festiniDi veline e puttane in allegria E i bei media con tanti minzoliniE il popolo coglione in sua balìa.– Maledetto sii tu infame Fini! Silvio gridò e poi non disse più…E col poeta noi cantiamo: Ei fu!