VITE A PERDERE

Bologna 2 agosto 2015


    Trentacinque anni sono tanti in una sala d’attesad’una stazione sepolta senza partenze e arrivie tutto fermo gelido nel caldo afoso d’agosto –forse qualcuno di voi saprebbe dirci perchéquei treni stanno fermi e sempre su uno stessobinario divelto e nero di terrore – quell’unico binarioche non sa più dove andare da quando l’orologioha frantumato il tempo in una immobile scheggiad’orario senza fine.                                          Si mormora in sala d’attesache siamo morti allora e che aspettiamo invanoarrivi e partenze e che questa stazione è vuota ricorrenzamemoria anniversario d’una strage e di morti ammazzati. Un banale ritardo in una stazione affollataalle dieci di un caldo mattino del due di agostodel millenovecentoottanta – decennio di misteri -non può durare un tempo così lungo né può giustificarel’attesa senza fine per via di un oscuro boatoche avrebbe spezzato le vite di tanti passeggeri –ottanta passeggeri che attendono ancora quel trenoche va ben oltre la vita di un uomo o di una donnaoltre la vita stessa di tutta una nazione – non si dichiarano morti dei cittadini inermiper trent’anni di facili lutti e verità sepolte. Trent’anni sono troppi e sono troppi i silenziche hanno devastato la nostra lunga attesa –trent’anni senza tempo senza invecchiare mainel giorno più lungo d’agosto di questa afosa estateche non finisce mai e attende troppe risposte –giustizia dovuta a queste povere viteinchiodate per sempre alle lancette di un orologio sventrato che non sa più contarei battiti del cuore i sogni e le attese smarrite. Poeti e cantautori vengono ancora a dirciche questa lunga attesa non potrà mai finiree timidamente sussurrano a ognuno di noi che sì siamo morti davvero – amara verità… E’ facile per voi commemorare i mortie seppellire ancora le oscure verità di stragi e trame neresotto le macerie con complici silenzi –è facile per tutti quei politici in ogni anniversariofingere cordoglio e promesse menzognee poi scoprire una lapide – la stessa di semprein memoria alle vittime innocenti di trame oscure… Ci dicono che siamo morti davvero e non dobbiamo attenderepiù nessun treno nessuna partenza o ritorno –ma chi lo dirà ai nostri bambini che la vacanza attesaè stata rinviata a data indefinita e non vedranno maiil mare e il sole d’agosto perché su quel binariol’unico treno in arrivo fu il treno della morte? Chi di voi, poeti e cantautori, avrà il coraggio di direa tutti noi passeggeri in questa stazione sepoltache sì le nostre vite sono finite davveroin quell’incerto istante in cui le due lancettedell’orologio sventrato hanno inchiodato per sempretutte le nostre attese a quell’ora insensata e banale –ma diteci almeno che cosa vuol dire morire in quell’ora qualunque in quel giorno qualunque d’estatecosì intriso di vita quotidiana usuali arrivi e partenze… Noi rimaniamo qui ad aspettare ancorache ogni nostra vita riprenda ancora a viverein quell’istante esatto e in questa sala d’attesaquando finalmente giustizia e veritàrimetteranno in moto le lancette spezzate della vita.