VITE A PERDERE

STORIA DI LAIKA che diventò una stella


11Pare che quella mattina del 6 gennaio del 2015 a Mosca facessemolto freddo. Eppure una giovane donna dai capelli rossi fu vistascendere da un taxi di buon mattino e incamminarsi verso l’istitutodi Medicina Militare alla periferia di Mosca. La seguiva una cagnettameticcia al guinzaglio, una cagnetta dal pelo pezzato e giàanzianotta, una cagnetta che somigliava in maniera stupefacentealla cagnetta del monumento verso cui erano entrambe dirette:quel monumento a Laika che il dottor Oleg Georgovic Gazenkoavrebbe voluto inaugurare quale estremo omaggio alla memoriadella cagnetta dalla coda a riccio mandata a morire nello spazio,monumento che fu però inaugurato nel marzo del 2008, appenaun anno dopo la sua morte. La donna dai capelli rossi pare che sichiamasse Natasha Drubeskoj. Da bambina aveva incontrato unasignora simile nell’aspetto e nei modi a come lei era adesso, unasignora che le aveva parlato di una cagnetta che somigliava tantoalla sua cucciolona e che aveva pure il suo stesso nome, Kudrjavka,che però le fu tolta da un uomo coi baffi che rapiva le cagnetterandagie per rinchiuderle dentro orribili gabbie e poi lanciarle nellospazio da cui spesso non sarebbero più tornate.(...)Natasha e Kudrjavka si avvicinarono al monumento. Unascultura di bronzo che raffigura la base di un missile spaziale,quasi un braccio proteso verso l’alto che si traforma in una manosulla quale Laika ritta sulle zampe e con la tuta da astronauta addossoguarda l’orizzonte.Kudrjavka si accucciò alla base del monumento sul sofficetappeto di neve proprio ai piedi della statua. Natasha depose unarosa rossa e accarezzò la scultura di bronzo che raffigurava Laika.A quell’ora il luogo era quasi deserto.– Come vedi, dolce canuzza dei miei pensieri, io ho mantenutola promessa. La storia di una cagnetta che diventò unastella… Non so sino a che punto sia la tua storia reale, ma certoparla di te, della tua gioia e del tuo dolore di randagina amata dachi non ebbe la fortuna di adottarti pur volendolo con tutto ilsuo essere e sacrificata alla sete di potere di chi, donandoti unfalso amore, ti ha condannato a una morte atroce… L’ho scrittaperché sentivo il bisogno di farlo, per quella donna che un giornonon lontano mi parlò di te con tanta nostalgia… per l’amore cheporto a questa canuzza che tanto ti somiglia… perché non voglio…non accetterò mai che altre Laika subiscano la tua stessasorte dentro un laboratorio di medicina spaziale o di ricerca scien-tifica o presunta tale… perché nessun essere vivente e senzientepossa ancora essere considerato un oggetto o una merce di cuidisporre a proprio piacimento… e affinché l’umanità possa finalmentesmettere di considerarsi il centro dell’universo, la speciesuperiore destinata a dominare su tutto il pianeta e sullo spazioesterno alla terra… Ho scritto questa tua storia perché da quelgiorno in cui incontrai nel parco la tua Katjusha ho vissuto neldubbio di averti conosciuto e di essere io stessa la bambina daicapelli rossi e che tu fossi la mia stessa cagnetta, la mia Kudrjavkada me adottata così come tu avresti desiderato di essere adottatadalla piccola Katjusha…Pare che, proprio nel momento in cui Natasha svelò a se stessal’esatta percezione della sua possibile identità, Kudrjavka abbiadrizzato le orecchie e sollevato il capo come rispondendo a unrichiamo che le giungesse dall’effigie di Laika… abbaiò un istante,poi atteggiò l’espressione degli occhi e del muso nel modo in cuii cani spesso “ridono” di noi umani quando non sappiamo riderenemmeno di noi stessi e ci atteggiamo a esperti conoscitori diciò che un cane possa provare per dirsi felice.(CAP. XI, pp. 89-92)Da Randagio Clandestino, Storia di Laika che diventò una stella, ed. Algra, disponibile da fine febbraio.