VITE A PERDERE

SAN RAFFAELE ARCANGELO LOMBARDO


Due notizie su La Sicilia di oggi da commentare: la festa di Sant’Agata in mano alla mafia, Raffaele Lombardo al primo posto dei Presidenti di Provincia graditi ai cittadini. Due notizie vere che contengono una non-verità e l’assunzione a dato positivo (per chi?) di una percentuale che, ben interpretata, risulta essere di segno negativo. Le due notizie, apparentemente scollegate, rappresentano comunque un’unica amara conferma del livello di corruzione e di degrado della città etnea. Prima notizia. Finalmente la Procura catanese “scopre” oggi ciò che tutti hanno sempre saputo: la mafia controlla il territorio anche attraverso la festa di Sant’Agata, di cui ha in mano la gestione effettiva di tutto il business devozionale folclorico e commerciale. Unici a non saperlo (guarda caso) in questi anni sono state solamente le autorità ecclesiali della curia catanese che non hanno ritenuto opportuno sospendere la festa della patrona neanche dopo i gravissimi fatti del 2 febbraio allo stadio Massimino! Naturalmente la Procura procede sulla base dei fatti comprovati e quindi incriminabili, che abbracciano un arco di tempo limitato che non va oltre il 2005, anno in cui, grazie al prolungamento degli orari della festività e a una gestione della medesima finalizzata ad accrescere gli utili, ci scappò pure il morto. Per il quotidiano la Sicilia questa data del 2005 relativa all’inchiesta della procura diventa un ottimo appiglio per trasformare la notizia vera in una notizia falsa, per cui il controllo della mafia sulla festa agatina avrebbe cessato di esistere in quell’anno fatidico e che da due anni almeno processioni e festeggiamenti sono frutto genuino della devozione dei catanesi “tutti devoti tutti”. Ovviamente basterebbe osservare i percorsi e gli annacamenti delle Candelore con relative soste davanti alle case o ai luoghi deputati dei boss di ciascun quartiere o strada del centro storico per leggervi a chiare lettere l’omaggio devoto al boss medesimo, che in tale occasione sanziona la propria autorità sul quartiere ecc. Per non parlare del devotissimo rituale dell’arrusti-e-mangia a base di carne equina, la cui produzione, macellazione e distribuzione è notoriamente in mano alla criminalità mafiosa. E così via di seguito, tutto esattamente come descritto dall’inchiesta della procura, oggi ancor più di ieri. Ma per il quotidiano La Sicilia tutto è cambiato in meglio e la mafia ha smesso di essere devota a Sant’Agata, o forse è propriamente scomparsa... probabilmente per effetto dei cannoli di Totò Cuffaro... Anzi, no! Sicuramente grazie all’opera moralizzatrice di Raffaele Lombardo, acclamato come santo protettore della provincia catanese da oltre il 60% degli intervistati dal sondaggio Ekma. Tale dato che esalta l’interessato e i suoi fedeli seguaci non può che preoccupare quei pochi catanesi ancora non asserviti al clientelismo e alla politica affaristica, confermando in maniera quasi esatta la percentuale di degrado culturale, etico e sociale della città di Catania. E’ vero! San Raffaele Arcangelo Lombardo è stato bravissimo in questo quinquennio di presidenza della Provincia a occupare tutti i posti di potere della “società civile” catanese, elargendo favori a destra e a manca e realizzando un eccellente sistema feudale detto dell’Autonomia in grado di controllare capillarmente tutto il territorio. In confronto a San Raffaele il povero Mastella è quasi un dilettante! Fosse capitata a San Raffaele la disgrazia giudiziaria del povero Mastella, come ben dimostra il sondaggio Ekma, il sessanta per cento dei catanesi si sarebbe sollevato in una vera e propria rivolta popolare con conseguente assalto al Palazzo di Giustizia, perché per il sessanta per cento dei catanesi perbene la politica è propriamente questa: la gestione affaristica del potere!