Boog's Cave

UNDERADIO


 "Mi sento italiano quando mangio la pasta o la pizza", "Mi sento straniero quando a scuola mi prendono in giro". "Io mi sento italiano perché sono nato qui". "Quando mi sento straniera? Quando mi guardo allo specchio e mi vedo gli occhi a mandorla". Voci alla radio, voci di ragazzi e ragazze di dodici scuole di Roma. Voci che viaggiano per l'etere grazie a UndeRadio, l'emittente web nata due mesi fa per iniziativa di Save The Children e di Media Aid onlus. Il progetto si chiama "Diversi ma uguali. La parola ai ragazzi", i temi sono quelli (attualissimi) dell'integrazione e della multiculturalità; il mezzo scelto è probabilmente il più semplice, diretto ed efficace per comunicare: la radio, appunto, che, in poche settimane, i ragazzi (settecento studenti di scuole medie superiori e inferiori) sembrano già padroneggiare con notevole disinvoltura.UndeRadio è, nello stesso tempo, il mezzo e lo scopo dell'iniziativa. Coordinati da Emiliano Sbaraglia (responsabile per Media Aid dell'emittente e della sua produzione) e da Paolo Lattanzio (capo progetto per Save the Children)  gli alunni delle scuole Amaldi, Manin, Croce, Balabanoff, Montale, Vespucci, Pagano, Volta, Ceccherelli, Pertini, Ex-Ilaria Alpi e Confalonieri (quartieri Esquilino, Tiburtino, Magliana, Tor Bella Monaca) si sono organizzati in tante piccole redazioni che, a loro volta, hanno dato vita a una redazione centrale con sede presso la scuola Manin vicino a piazza Vittorio luogo simbolo della multiculturalità a Roma.  La redazione centrale coordina e mette in onda due ore di trasmissione giornaliera. Il risultato lo si può ascoltare collegandosi al sito di UndeRadio 1: i programmi vengono lanciati in streaming e sono rintracciabili via podcast in un calendario che, ormai risale a dicembre. Alla fine dell'anno scolastico si svolgerà un convegno per trarre le somme dell'iniziativa. A quel punto, teoricamente, UndeRadio dovrebbe spegnersi, ma le scuole sembrano intenzionate a cercare di tener viva l'esperienza anche negli anni futuri."All'inizio  -  spiega Sbaraglia  -  ci sono state inevitabili difficoltà dovute a timori e diffidenze, ma i ragazzi ci hanno messo poco a impadronirsi del mezzo. Basta ascoltarli per capire come si sentono naturali davanti a un microfono: quando parlano loro il discorso scorre fluido, quando interveniamo noi adulti è più facile sentire errori di dizione o ripetizioni". I temi sono quelli sono quelli della partecipazione, della non-discriminazione, dell'integrazione e dell'interazione. E anche del tema più caldo di queste settimane: il diritto di cittadinanza per chi è nato in Italia da genitori stranieri. Ci sono dialoghi, interviste e i ragazzi hanno cominciato a realizzare anche piccole inchieste sul territorio e sui fatti interni alle scuole. Le difficoltà? "Soprattutto far partecipare al progetto studenti di seconda generazione  -  racconta Sbaraglia -  che non si sentono abbastanza inseriti e rischiano l'autoghettizzazione. Come i ragazzi cinesi dell'Esquilino che, dopo due mesi di trasmissioni, non hanno ancora voluto parlare alla radio. Ma sono certo che arriveremo a coinvolgerli".Tra voci e musica, le domande e le risposte citate all'inizio ritornano spesso. Il gioco radiofonico dell'intervista reciproca si basa su alcuni interrogativi rivolti ai ragazzi di seconda generazione: "Quando ti senti italiano? Quando ti senti straniero?". Le risposte sono quelle citate all'inizio e rivelano sicurezze e insicurezze, legami forti all'Italia e solitudini, integrazione e distanze.  Le stesse domande, un po' modificate, vengono rivolte a studenti italiani. "Quando ti senti meno italiano?". "Quando leggo di Calciopoli", "Quando il comandante abbandona la nave"... Come dar loro torto?Per ascoltare Undaradio fai click sull'immagine