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Conquistare il mercato con la monodopera più costosa al mondo!


   Oggi cerco di far capire che non è vero che per avere business, cioè far soldi, bisogna che le nostre imprese producano all'estero dove la monodopera costa pochissimo. Questo è la concezione che hanno gli industriali dalle capacità limitate, ma sono dei grandi piazzisti!   L'esempio che porto è una ditta molto famosa nel mondo che è riuscita a conquistare il mercato mondiale pur averdo la manodopera più cara al mondo,  nel 2004, un'ora di lavoro nell'industria e nei servizi in Svizzera è costata in media 50,70 franchi (32,90 euro), di cui 41,90 per le retribuzioni lorde e 7,50 per i contributi sociali. L'azienda in questione è la Swatch.    L'impresa svizzera è riuscita a scalzare la fortissima concorrenza giapponese (come la Seiko) negli anni '80 grazie ai suoi prodotti che costavano l'80% in meno degli orologi convenzionali...   Com'è stato possibile tutto questo? La Swatch ha saputo fare degli orologi rivoluzionari per quell'epoca, in quanto erano composti da 51 pezzi contro i normali 91 delle altre ditte.
   Quindi per essere competitivi nell'epoca della globalizzazione bisogna avere la conoscenza, quella che i nostri industriali, per darsi un tono di sapienza, chiamano knowhow.   Grazie anche all'innovazione tecnologica, la Svizzera si classifica nuovamente all'8° posto nella classifica della competitività stilata dal Forum economico mondiale.   Secondo il Rapporto globale della competitività 2005-2006 la Finlandia rimane l'economia più competitiva del mondo. Dopo di lei nella graduatoria si piazzano Stati Uniti e Svezia. E questi paesi hanno manodopera bassa?no. "La più grande forza della Svizzera a livello di competitività è la sua capacità di proporre innovazioni tecnologiche. Molte società investono nella ricerca e nello sviluppo e, fra industria e mondo accademico, vi è una buona collaborazione", commenta Augusto Lopez-Claros, capo economista e direttore del Global Competitive Programme.Chi volesse vedere la conferenza del Dott.Stefano Montanari intitolata "Nanoparticelle: morire a nome di legge", basta che clicchi sul titolo.