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L'Italia ripudia la guerra?


Il nostro paese è impegnato su tre fronti: Afghanistan, Iraq e Libano. Niente male per un paese che non solo dice di ripudiare la guerra, ma addirittura ha avuto modo di conoscerla in due guerre mondiali. Un'esplosione avvenuta ieri nei pressi di Kabul, in Afghanistan, ha ucciso un militare italiano e ne ha feriti cinque - due dei quali gravi - compresa una donna. E' stato colpito anche un mezzo civile. Lo riferiscono fonti militari. La vittima si chiamava Giorgio Langella (foto) ed era nato a Imperia nel 1975 ed era sposato. Lascia così una famiglia. Si tratta del terzo militare italiano ucciso in Afghanistan in attentati, dopo i due morti a causa di un ordigno il 5 maggio scorso, sempre vicino a Kabul. Altri quattro hanno perso la vita in incidenti, l'ultimo dei quali, il 20 settembre, è costato la vita a Giuseppe Orlando.
Solo il cordoglio per la morte di Langella può definirsi bipartisan e accomunare tutti i commenti politici dopo l'attentato contro i soldati italiani a Kabul. Sul merito della missione è invece polemica aperta: un attentato che per i fautori della missione è un motivo in più per rimanere; una conferma invece per la sinistra dell'Unione della necessità di far tornare i militari, come è stato fatto per l'Iraq. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inquadrato l'impegno italiano in uno sfrozo di pace. E la pace, ha detto il presidente, richiede sforzi che "possono comportare a volte anche il sacrificio di vite umane". Anche il presidente del Senato Franco Marini ha commentato la morte del militare come un "pesante tributo che l'esercito italiano paga alla causa della pace". Mentre il presidente della camera Fausto Bertinotti ribadisce il "rifiuto della guerra del terrorismo" e sottolinea che il pensiero va ai caduti italiani, ma anche a quelli delle altre comunità". Come sempre la sinistra è divisa, ma lo siamo anche noi cittadini? Che sia il caso che nel mondo si giochi a chi ripone per primo le armi? Chi lo fa vince?
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