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Prima di comprare un gioiello...pensaci!


Molte persone hanno in mente di regalare un gioiello per Natale ...si leggano bene qui di seguito di quale complicità rischiano di macchiarsi e si assumano le dovute responsabilità...oppure regalino qualcosa che non sia ingiusto...   Nel 1998 una banda di ragazzini di Londra, come il Financial Times ha definito gli attivisti di Global Witness, pubblica un rapporto in cui dimostra come i diamanti di contrabbando provenienti da Angola, Congo e Sierra Leone vengano acquistati dal monopolista De Beers , che dal 1934 controlla il mercato e la Borsa internazionale di Anversa con una politica commerciale molto semplice: acquistare tutti i diamanti per costituire immense scorte e tenere alti i prezzi . La De Beers ha agito in Africa in palese violazione delle direttive Ocse sul comportamento delle multinazionali in Paesi in guerra.    Ovviamente l’azienda smentisce e sottovaluta l’impatto sull’opinione pubblica dell’inchiesta. E sbaglia. Il rapporto colpisce i media e il pubblico con due messaggi choccanti legati all’infanzia violata: i piccoli schiavi  dei ribelli obbligati a scavare a mani nude nei giacimenti  controllati dai ribelli e l’immagine dei bambini soldato della Sierra Leone armati grazie al traffico illegale dei diamanti, che infliggono terribili mutilazioni agli avversari.   Il termine “diamanti insanguinati”, si imprime in maniera indelebile nella mente di molti consumatori. L’anno dopo De Beers è costretta a investire 120 milioni di dollari in pubblicità  con la famosa campagna “un diamante è per sempre” , ma comincia a perdere colpi e quote di mercato. Le azioni, quotate a Johannesburg, perdono nel 2000 il 70%, nel 2001 la De Beers perde un terzo del mercato  e le prospettive di crescita, sotto i colpi della recessione, sono inferiori a quelle degli altri marchi del lusso. I “ragazzini” hanno lanciato nel frattempo la contro-campagna “un’amputazione è per sempre”  contro i diamanti insanguinati. Sono andati lontano, hanno tenuto un’audizione alle Nazioni Unite, hanno convinto il governo britannico e l’ambasciatore canadese all’Onu a sostenerli , hanno stretto un’alleanza con Amnesty e altre Ong impegnate a denunciare le atrocità dei conflitti africani e il silenzio dei media occidentali. Nel 2000 De Beers cambia politica su pressione degli azionisti e di tutto il sistema, dal comparto estrattivo al commerciale fino al manufatturiero, che teme un boicottaggio  come quello che ha rovinato l’industria delle pellicce vent’anni fa. De Beers rinuncia al controllo di tutto il mercato, sceglie di vendere parte delle sue scorte e accetta il dialogo con la società civile per arrivare a una certificazione delle pietre . Un esempio che ha indotto il mondo dei diamanti a cedere è quello di Global vision, una rete di chiese protestanti che ha minacciato di persuadere 36.000 coppie di fidanzati a rinunciare al classico solitario. Così, nel 2000, parte il “Kimberley process” nella città sudafricana dove partì nell’800 la corsa ai diamanti e dove la De Beers ha sede.    Purtroppo un recente rapporto di Global Witness documenta che i “diamanti insanguinati” possono ancora essere venduti nei negozi occidentali .    Gli addetti dell’ong britannica hanno passato in rassegna trenta gioiellerie delle quattro principali metropoli statunitensi scoprendo che su trenta ditte mondiali di gioielleria ben venticinque - tra cui Bulgari, Cartier e Harry Winston  - non hanno risposto alla richiesta dell’ong britannica circa le disposizioni riguardanti i diamanti provenienti da zone di guerra e come esse assicurano che non siano venduti nelle proprie catene di negozi. “I diamanti continuano ad alimentare conflitti, violazioni dei diritti umani e terrorismo” - ha commentato Corinna Gilfillan, portavoce di Global Witness. Ma le Ong, pur non accontentandosi, pensano di poter raggiungere il traguardo nei prossimi anni.  Fonti: www.globalwitness.org/reports; www.unimondo.it;www.survival-international.org/it; www.debeers.com; www.amnesty.it; www.vita.it