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Come un'azienda può condizionare la politica...


Guardiamo in che modo la multinazionale Altria  può condizionare le istituzioni e propagandare scelte interessate.   Altria è il nuovo nome assunti il 27 gennaio 2003 Philip Morris, che è un vasto conglomerato con società dislocate in 46 paesi  e classificato al 24°posto della graduatoria mondiale.   Sorta a Londra nel 1847 e successivamente registrata a New York, oggi Philip Morris è la decima società degli Stati Uniti e la prima impresa mondiale di sigarette vendute con i Marchi Chesterfield, Diana, Malboro, Marit, L&M, Lark e altri ancora . Oltre che nel settore del tabacco (57% del fatturato), Philip Morris è presente anche in quello alimentare (38%) e della birra (5%). Il settore alimentare fa capo a Kraft Foods e possiede i marchi: Fattorie Osella, Invernizzi, Jocca, Philadelphia, Susanna, Legeresse, Mato Mato, Mayonaise, Hag, Splendid, Milka, Toblerone, Simmenthal e Spuntì .   E’ fra le imprese che finanziano i partiti statunitesi. Nel 2002, a tale scopo, Altria ha speso oltre 3,8 milioni di dollari (23% al Partito Democratico, 77% al Partito Repubblicano). Complessivamente nel periodo 1990-2002, Philip Morris è stata la quinta impresa per finanziamento ai partiti statunitensi (www.opensecrets.org 10/02).   Philips Morris fa parte di USCIB  (United States Council for International Bussines), un’associazione che sostiene gli interessi delle imprese di fronte ai politici americani e europei, alle Nazioni Unite e ad altri organismi internazionali (www.uscib.org 10/02).   Philips Morris fa parte di BRT  (Bussines Round Table), un’associazione statunitense creata per rappresentare gli interessi delle multinazionali presso le istituzioni statunitensi (www.transnazionale.org 2/03).   Kraft è membro della Camera di Commercio Internazionale  (ICC), un’associazione con sede a Parigi, che raggruppa imprese di 130 paesi. Promuove la liberalizzazione del commercio e degli investimenti, mantenendo rapporti con le maggiori organizzazioni internazionali, come l’OMC e l’ONU (www.iccwbo.org 2/03).   Philip Morris partecipa al World Economic Forum  (WEF), un’organizzazione che ha l’obiettivo di fare incontrare i rappresentanti delle multinazionali e dei paesi più potenti per definire le politiche economiche mondiali più consone agli interessi delle imprese. Di norma gli incontri si tengono a Davos, in Svizzera (MM 10/00).   Da anni Philip Morris e altre multinazionali del tabacco sono impegnati in una colossale campagna per evitare che le autorità statunitensi adottino dei provvedimenti contro il fumo  . L’obiettivo è far diminuire le tasse sul fumo e smantellare controlli e divieti. Tra i mezzi utilizzati c’è il finanziamento di partiti e candidati politici, la costituzione di false associazioni di fumatori  che si oppongono alle attività e alle normative della Food and Drug Administration, il sostegno a gruppi che rivendicano meno tasse, la pressione su governatori e organi legislativi dei vari stati (CCR 22/4/96).  Nell’agosto 2000 è stato pubblicato un rapporto commissionato dall’OMS sulle iniziative assunte dalle multinazionali del tabacco per neutralizzare gli organi di vigilanza sanitaria che lottano contro il fumo. Il dossier afferma che, sulla base dei documenti esaminati è ragionevole ritenere che l’azione dell’aziende contro l’OMS sia andate ben oltre il consueto lavoro di lobby, spingendosi a veri atti di sabotaggio   . Sotto accusa sono soprattutto British-American Tabacco (BAT) e Philip Morris (Il Manifesto 3/8/00).