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Paradisi fiscali assorbono 1/3 della ricchezza mondiale


"La ricchezza depositata nei forzieri dei paradisi fiscali potrebbe aver raggiunto un terzo del Pil mondiale  . È il dato che emerge da un’analisi condotta, nell’ultimo quinquennio, da Tax justice network. I paradisi fiscali sottraggono ogni anno almeno 255 miliardi di dollari alle amministrazioni tributarie, per un totale di 11mila miliardi di dollari e 7 milioni di utenti di evasione al fisco".   Ma è davvero un reato aprire una società o avere un conto bancario alle Cayman piuttosto che alle Bahamas? Certamente no . Si è sovente in cattiva compagnia, ma chi bada dopotutto al proprio vicino quando è in coda allo sportello della banca sotto casa?  Le piazze off-shore esistono perché il mercato le ha create. Ed è stata la connivenza e la convenienza di molti Paesi (il primo fra tutti è la Gran Bretagna, che ne ha create, protette e difese il maggior numero e continua a farlo) a permettere che esistessero e continuino a esistere. Oggi basta poco per accedere a uno di questi sportelli, a una casella postale o a una sede legale di società: con minimo di 2 euro di capitale sociale (avete letto bene: 2 euro ) e un massimo di 30mila si ottiene qualunque tipo di forma societaria, con un risparmio sulle tasse e le imposte che può raggiungere l'80% a confronto con i costi dei Paesi d'origine, quelli che non presentano particolari vantaggi fiscali. Si va dunque alle Cayman, alle Cook o nel Liechtenstein perché conviene e perché si elude il fisco. Non propriamente un'evasione, ma una fuga legalizzata sì. E con costi irrisori, visto che i paradisi fiscali chiedono contributi minimi e quasi sempre non fanno pagare tasse