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Un nuovo prototipo di lavoratore di fabbrica


Riporto un estratto dal libro "No Logo" di Naomi Klein che è ormai diventato un emblema per la sinistra del mondo, ma che in realtà è una tesi di laurea della suddetta giornalista. Il brano che segue racconta le condizioni della donna-lavoratrice  nelle fabbriche del Sud che producono per il Nord.            "Le lavoratrici giovani vengono preferite anche per altri motivi. Le donne vengono spesso licenziate nelle zone di esportazione quando hanno circa venticinque anni, perché i supervisori sostengono che sono “troppo vecchie” e che le loro dita non sono più sufficientemente agili. In realtà questa è una prassi estremamente efficace per ridurre al minimo il numero di madri iscritte nei libri paga della società […]            Uno studio condotto da Human Rights Watch, che ha fornito le basi per una vertenza sindacale a fronte dell’accordo Nafta sul lavoro, ha riferito che le donne che chiedono di essere assunte nelle maquiladoras messicane devono sottoporsi di routine a test di gravidanza. Lo studio che coinvolge investitori delle zone franche quali Zenith, Panasonic, General Motors, General Electric e Fruit of the Loom, ha scoperto che “viene negata l’assunzione alle donne gravide”  […]            In tutte le zone franche non mancano le segnalazioni di altri sistemi utilizzati per aggirare i costi e le responsabilità correlati all’utilizzo di lavoratrici gravide. In Honduras e a El Salvador, le discariche delle zone franche sono piene di scatole vuote di pillole contraccettive che si dice vengano distribuite negli stabilimenti. Nelle zone dell’Honduras si è saputo di casi in cui la Direzione ha costretto le lavoratrici ad abortire . In alcune maquiladoras messicane le donne devono dimostrare di avere il ciclo mestruale sottoponendosi a pratiche umilianti come il controllo mensile degli assorbenti. Le dipendenti hanno invece talvolta contratti di ventotto giorni, il periodo medio di un ciclo mestruale, in modo da poter esser licenziate non appena venga scoperta […]            Il “nuovo affare” concluso con i lavoratori consiste in realtà nella totale mancanza di accordi: ex produttori, oggi esperti di marketing, sono così intensamente impegnati a sottrarsi a qualsiasi tipo di coinvolgimento, che stanno cercando di creare una forza lavoro di donne senza prole e un sistema nomadico di fabbriche che utilizzano lavoratori erranti". Sono molto vicino alle condizioni delle donne della nostra epoca...per certi versi potrei essere definito "femminista", anche se non mi piacciono le etichette...prima di comprare beni prodotti con il lavoro di donne in queste condizioni, PENSIAMOCI.