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Pomodori veloci


Pubblicato sull'Internazionale il 2 gennaio scorso:Bisogna ricominciare a produrre e consumare localmente tutto quel che è possibile. Tutti parlano di un'esplosione, quella della protesta contro la Tav in Val di Susa. Ma nessuno parla di un'altra esplosione, quella deitrasporti di merci attraverso i continenti. Da più di vent'anni in Europa e nel mondo il trasporto delle merci cresce a velocità quasi doppia rispetto al pil. Miliardi di tonnellate di merci vanno avanti e indietro sullestrade, sulle ferrovie, nei cieli e sui mari. E ogni anno aumentano e vanno più lontano. Il progresso non si può fermare, dicono. Come se il progresso fosse per forza una locomotiva in discesa e senza freni. L'unica cosa che non è stata ancora toccata dal progresso è l'idea di progresso . Se vogliamo continuare a credere nel progresso, dobbiamo far progredire anche l'idea di progresso. Un progresso progredito è un progresso che sussurra, non uno che romba. "Dall'atomo al bit" ci avevano promessovent'anni fa i guru della tecnologia. Avevo capito che invece di spostare sempre più atomi, cioè materia, si sarebbero spostati sempre più bit, cioèinformazione. Avevo capito male .Mi è chiaro che per secoli le vie di comunicazione sono state le arterie della civiltà e che i commerci hanno portato vantaggi a tutti. Ma la situazione è cambiata. Per più di duemila anni le merci sono state trasportate con varie forme di energia solare indiretta, quella deglianimali da soma, del vento, dell'acqua. Oggi i mezzi di trasporto usano il petrolio, centinaia di milioni di tonnellate all'anno, che diventano miliardi di tonnellate di CO2 nell'atmosfera e che producono danni umani edeconomici sotto forma di effetto serra, tifoni, uragani, siccità .Spero che i commerci continuino a esistere, perché, rispettate certe condizioni di equità sociale, diefficienza energetica e di prudenza ecologica, saranno positivi. Ma devono tornare a dimensioni umane e a prezzi reali.Se il prezzo di una bottiglia di vino australiano trasportato fino in Piemonte o di acqua San Pellegrino trasportata fino a Sydney coprisse anchei danni ambientali prodotti, quel vino e quell'acqua costerebbero il doppio, il triplo, il quadruplo. Perché le salsicce vendute a Norimberga devono essere fatte con maiali bavaresi portati a macellare a Nola vicino a Napoli? E i pigiami tessuti e venduti in Svizzera devono andare fino in Portogallo per farsi cucire i bottoni?E i gamberetti del mare del Nord venduti in Germania devono andare in Marocco per essere lavati? E lo speck altoatesino deve essere fatto con maiali belgi? E la pizza a Napoli con il pomodoro cinese? La Gran Bretagnaimporta ogni anno 200mila tonnellate di carne di porco straniero. Ma esporta anche 200mila tonnellate di porco britannico. E se ognuno si mangiasse i porci suoi? I commerci stimolano spesso la concorrenza, l'innovazione, l'abbassamento dei prezzi. Dietro a una merce importata a prezzo più basso a volte c'è unamaggiore efficienza produttiva, ma spesso ci sono modi di produrre socialmente iniqui ed ecologicamente dannosi. E, comunque, devono sempre essere valutati i costi ambientali dei trasporti, che per certi beni sonosproporzionati. In un pianeta sempre più affollato, dove miliardi di persone vogliono più benessere, si potrà soddisfare tutti solo se si ricomincerà a produrre e consumare localmente tutto quel che è possibile ,lasciando ai commerci a lunga distanza il resto e introducendo una tassa ecologica sui beni trasportati.Se non è possibile, facciamo almeno in modo che il trasporto diventi più equo e ripaghi i danni che fa. Le tasse pagate nel mondo sono circa 7.500 miliardi di dollari sui profitti da impresa e sul commercio. L'inquinamento non è tassato. Un pomodoro prodotto in Cina deve costare in Italia 50 euro, 10 centesimi di prodotto e 49,90 euro di danno ambientale. Poi chi vuole il pomodoro esotico lo compri pure .In questo folle su e giù per il pianeta di aerei, navi, camion e treni sempre più Tav, chi ci guadagna è il commercio e non la produzione. Anzi ,il contadino, l'artigiano vengono espulsi dal sistema produttivo dagliipersupermegamercati, punti di carico e scarico delle merci del pianeta. Sentinelle delle multinazionali che ci dicono cosa mangiare attraverso l'informazione e la pubblicità. E se poi la carne, il miele, il latteprodotti localmente sono più sani e costano meno, chi se ne frega .