E' un Bridimondo

Amici mai


Per chi si cerca come noi... Ebbene si, visto che la mia vita sentimentale in questo periodo e' insulsa come un culo piatto... Mi rifugio nell'amarcord. Può darsi che abbia già raccontato questa storia, dopo sei anni di blog non sarebbe strano che i ricordi si ripetessero, però, chissà perché, stasera non riesco a liberarmi dei ricordi, legati a quello che avevo battezzato come l'uomo della mia vita. Sette, otto anni della mia vita ad inseguire quell'ometto. Ho usato il diminutivo, e se leggesse, e si riconoscesse, so perfettamente che lo ferirei. Ma lo lascio, perché lui per me è stato luna e stelle, sole e tutto il resto. La sua presenza nella stessa stanza mi faceva vivere in una nuvola, sempre su di giri ma sempre spaventata di dire o fare cose che magari lui non avrebbe approvato, e rovinarmi la piazza. Ma andiamo con ordine. Io, sbarbatella minorenne, ai margini dell'età legale. Ci incrociamo la prima volta ad un cambio turno, io che scendo con la mia torma di adolescenti, lui che sale con la sua, al campo estivo. Visti, e basta. Nemmeno presentati. L'anno dopo son finita al medesimo turno, con lui, un David Hasselhof (tanto per spiegare come lo vedevo) de no antri, forte, bello (ai miei occhi di allora, ovviamente), silenzioso ai limiti del mutismo. Sensibile, gentile, una specie di cavaliere sul cavallo bianco. O, almeno, così lo percepivo io. Un sogno. Ed ho continuato a sognarlo, da quando, dopo un turno stressante, gli ho scritto un biglietto per fargli sapere che capivo le ragioni per cui si era impuntato su alcune questioni e che mi scocciava che fosse stato frainteso. Il sorriso con cui ha risposto a quel biglietto mi ha definitivamente comprata. Nonostante ci si vedesse per circa un mese l'anno, e non di più, ho continuato a sognarmelo, e a costruirmelo nei miei pensieri, e più mattoni ci mettevo, meglio veniva, e più lontano dall'originale andavo a finire. Cioè. In qualcosa imbroccavo, siamo arrivati, nel corso degli anni, al punto in cui lo leggevo alla perfezione, anche se era un libro in aramaico antico scritto alla rovescia, e lui si appoggiava a questa mia chiaroveggenza, così lo sostenevo con gli altri animatori, esponendo quelle ragioni che lui magari faticava a dire (era talmente chiuso che per tirargli fuori una qualunque sciocchezza non bastava l'apriscatole), ed un po'per volta i miei incoraggiamenti e le mie spinte lo hanno portato a redigere un vocabolario dei segni, rendendosi meno oscuro a chi davvero voleva conoscerlo. Con i miei ragazzi, quelli che ho seguito per un intero ciclo di studi, sono riuscita a metterlo in contatto. Sentivo stima e affetto, ma per quanto mi sforzassi la sua risposta e' sempre stata "non vado bene per te, credimi, finisce che ti fai male". Una volta, dopo che mi aveva aiutato a portare i ragazzi in uscita, visto che eravamo tutte femmine, l'uomo era indispensabile per accendere il fuoco e stare alla griglia, gli ho organizzato la festa di compleanno a sorpresa. Ha passato la serata sbalordito. Ad onor del vero mi aveva telefonato nel pomeriggio per sapere se doveva portare qualcosa, e gli ho risposto che serviva l'agenda (gliela avevo venduta come verifica dell'uscita, una cretinata assoluta) e poi mi ha chiesto, ridacchiando:" non mi fai gli auguri?" Al che gli ho risposto " auguri" e gli ho buttato giù il telefono. La sera e' arrivato convinto che non avrebbe ottenuto altro, ed è' rimasto basito. Così dopo pochi giorni mi ha portata fuori per ringraziarmi della serata. Quando sono stata ricoverata a causa della malattia mi è' venuto a trovare, ed ho dovuto passare la mezz'ora in cui è rimasto con me a tranquillizzarlo. Ho fatto duecento km per andarlo a trovare in montagna, guidando sempre io anche se avevo la macchina piena di maschi (di cui almeno due patentati). Poi il patatrac. E' venuto lui a trovarmi, con la morosa. Ci eravamo avvicinati così tanto, ormai davvero mancava un soffio al lieto fine. Non mi sono accorta (quasi) di niente. Ed oggi, ad anni di distanza, in effetti, ripenso a quel vecchio brano di Venditti,  e non è mai stato così vero come per noi " ...il nostro non conoscerci, per poi riprendercie' una tortura da vivere..." In effetti alla fine della fiera lo devo ringraziare, se fossimo stati insieme ci saremmo tirati il collo di brutto.