E' un Bridimondo

Procida


E ricomincia l’avventura del signor Bonaventura. La nostra guida in questo caso è di quelle toste, e ti mette la sveglia direttamente lei, per cui alle 8 (sigh) eravamo tutti a far colazione, pronti e ruspanti per l’avventura successiva, ovvero la conquista dell’isola di Procida, prima escursione del tour. Il mezzo scelto per arrivare sull’isola è l’aliscafo, rapido, talmente tanto che si viaggia solo all’interno, e le amanti della tintarella friggono e soffrono perché tocca stare al chiuso. Io, invece, che sono sotto farmaci per la nevralgia al trigemino, sono ben felice di stare più riparata, anche se  tocca tenere la mascherina su naso e bocca. Pazienza, ci sta, tra l’altro credo che sia corretto utilizzare le mascherine, per cui non lamentiamoci. Scendiamo e scopriamo che non ci sono autobus, le strade sono troppo strette, per cui passiamo direttamente ai taxi, minivan su cui arrampicarsi per le distanze maggiori. Cominciamo da Terra Murata, il punto più alto, dove c’era anche la terribile prigione D’Avalos, che dovevamo visitare, ma essendo pericolante la nostra capo gruppo si è rifiutata di portarci dentro (e io la appoggio). Scesi fino al belvedere dei cannoni, ci siamo trovati poi a dover risalire sui taxi, ma le mie gambe si sono rifiutate. Ecco che due signori mi hanno preso per ascelle e caviglie e buttata nel taxi come un sacco di patate. (Sarebbe bastato uno scalino mediano, eh). Una volta nel veicolo, l’autista procedeva come un siluro in immersione, a velocità assurde per il diametro delle viuzze, tanto che D., il signore di San Marino, è esploso in un “ma sono strade a senso unico, vero?” “Ma che ne saccio...” abbiamo rischiato un paio di frontali, ma più tranquillo del nostro autista non ne ho visto nessuno, giuro. Inutile parlare dell’ottimo pranzo (ho già detto che abbiamo mangiato bene?) . Procida da’ l’impressione di essere un’isola viva, non turistica, di quelle dove la gente vive di pesca e di attività che vanno oltre il turismo. I paesaggi che abbiamo imparato ad amare dal Postino, l’ultimo film di Troisi, sono lì, sotto gli occhi del visitatore, e sono davvero suggestivi. Nel pomeriggio, siamo scesi verso il porto, e ci sono state un paio d’ore di libertà, che io non ho sfruttato: me ne sono rimasta con la guida ed un’altra signora, G., una farmacista laziale, sotto il tendone di un bar, a sorseggiare squisite granite al limone (e rischiare di farmi venire una gastrite dall’acidità 🤣). In quel mentre, alcuni di noi sono riusciti a contrattare e fare un giretto in barca intorno a Procida, vedendola anche dal mare (cosa che oggettivamente è sempre più suggestiva che da terra) , tanto da suggerire alla guida di inserire anche un’escursione di quel tipo tra le possibilità. Ripreso l’aliscafo, siamo tornati in hotel, e se devo essere molto sincera mi sono sentita piuttosto giù. Le gambe non stavano collaborando per nulla. Comunque, mai abbattersi, almeno di facciata, e far finta di nulla, se ci si crede, diventa vero. A presto!