Buenaonda Journal

 


l'intervistaa ROBERTO JONATARoberto Jonata, pianista e compositore che associa colori suggestivi a flussi di emozione, nel suo ultimo cd “Composte Passioni” propone 11 brani strumentali, di cui 10 inediti ed 1 rilettura in chiave moderna del “Preludio Bwv 999 in do minore" di J. S. Bach. Presenti anche contenuti d’impegno nelle tracce “Passaggio al confine” ed “Il Canto”, composizioni dedicate a popoli migranti ed alla terra africana, con la partecipazione straordinaria del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella e di Luca Bassanese (voci recitanti). L’album è prodotto artisticamente da Stefano Florio per BuenaOndaProduction. Io ho incontrato Roberto e l’ho intervistato … Da un lato il mercato discografico, dall’altro la gente che ti segue per i temi trattati nel tuo nuovo disco: immigrazione, un mondo sempre più tragico ... non è faticoso dover essere sempre all’altezza di entrambi? A dirti la verità non ci penso mai. Quando compongo, i miei sensi sono alla costante ricerca di un equilibrio tra il mio mondo e l’ambiente che mi circonda, fatto di immagini, persone, esperienze che si succedono. Nel mettere musicalmente in contatto queste due realtà, la “fatica” che si prova è ripagata dal risultato che si raggiunge. Hai chiamato “passioni” i colori della nostra esistenza. Non credi che in una situazione di presente congelato e di domani impossibile da immaginare, si stia perdendo la vera essenza della vita; oggi sempre più alla ribalta? Non vorrei cadere in una banale affermazione rispondendoti che oggi molte persone hanno già perso di vista il proprio orizzonte esistenziale, vuoi perché si è costretti, vuoi perché si decide di “mollare” con le palle piene di una vita insipida, dedita alla difesa della propria sopravvivenza più che alla felicità. Nonostante tutto, si continua comunque a sperare in qualcosa di meglio, spinti dalla nostra insita passionalità per la vita intesa nel suo senso più ampio. Quanto hanno pesato i tuoi gusti musicali sulla collaborazione e realizzazione dell’album con il tuo produttore Stefano Florio? Direi enormemente! Il concept-album di “Composte Passioni” nasce proprio dall’idea di Stefano di far convergere verso un unico crossover le eclettiche inclinazioni musicali che mi contraddistinguono. Abbiamo infatti lavorato concentrando l’attenzione sulla contaminazione delle mie radici classiche attraverso influenze derivanti dalla minimal music, dalla new age e dalla soundtrack music. Il supporto di Stefano, attraverso i suoi consigli, gli arrangiamenti, le sue idee, è stato in questo senso fondamentale, grazie alle sue qualità di musicista, prima che di produttore attento e preparato. Come sono nate le collaborazioni con il giornalista e scrittore Gian Antonio Stella e con il cantautore vicentino Luca Bassanese? Conoscevo Gian Antonio Stella, o meglio lui conosceva me, da quando sono nato. Abitavamo nella stessa palazzina a Vicenza. Il suo è stato un contributo prezioso a questa produzione, apprezzato da coloro che hanno avuto la possibilità di ascoltarla. L’incontro con Luca, invece, è avvenuto in studio di registrazione durante il periodo di preparazione per il “Premio Recanati” (che poi ha vinto), mentre con Stefano stavamo gettando le basi per la realizzazione di “Composte Passioni”. Ne è scaturita la track intitolata “Il Canto” su un inciso del brano “Dogma” dedicato al continente africano: istantaneo ma intenso racconto di vita di tre indigeni calati nella natura della terra d’Africa. Concludi il disco con un tributo al maestro Bach, perchè proprio questa scelta? Perdona la mia semplicità nella risposta: J. S. Bach è la Musica! Parallelamente all’uscita del disco svolgi un’intensa attività concertistica, credi ci sia un contatto più diretto dal vivo con il tuo pubblico? Certo! L’ascolto del cd costituisce un fattore più intimistico e personale. Durante i concerti, invece, il pubblico ama essere coinvolto come se si trovasse sul palco. E’ un contatto molto speciale: sentire il pubblico gioire o soffrire con te, respirare nell’aria le stesse emozioni che tu in quel momento vuoi trasmettere. Ho sempre creduto che il musicista, come fonte di emozioni, debba scendere dal palco, calarsi tra i pensieri delle persone per entrare con la sua musica nel cuore di ognuno. Perché non ci racconti delle tue prime passioni musicali? Oddio … sono molte! Ovviamente il primo approccio è avvenuto con la musica classica: a J. S. Bach e L. V. Beethoven vanno le mie preferenze, oltre ad alcuni autori di fine ‘800 e novecento come S. Prokofiev, B. Bartòk, A. Scrjabin (su questi ultimi nel 2001 ho registrato un cd dal titolo: Roberto Jonata plays …, distribuito da Fonola Dischi). Contemporaneamente ai miei studi classici, mi sono avvicinato a vari generi musicali, diciamo un piccolo assaggio di tutto, soffermandomi poi su stili che ancora oggi seguo e costituiscono fonte di ispirazione. Dal minimalismo di Michael Nyman e Philip Glass, alla soundtrack music di Ryuichi Sakamoto, Ennio Morricone, Hans Zimmer e Yann Tiersen. Hai iniziato molto presto a suonare e studiare il tuo strumento: il pianoforte? Al riguardo, ho un vago ricordo di una piccola tastiera elettronica che verso i 4 o 5 anni devo aver distrutto a forza di usarla. Un amore a priva vista per i tasti bianchi e neri. Mi è stato poi raccontato che verso quell’età sono rimasto a dir poco impietrito davanti alla televisione mentre trasmettevano la “Madama Butterfly” di Puccini. Un’opera sublime ma non certo facilmente digeribile per un bambino. Da quel giorno, la decisione dei miei di avvicinarmi al pianoforte. Invece del pallone, preferivo i suoni, curiosando tra le innumerevoli armonizzazioni che le mie dita potevano creare. Che consiglio ti senti di dare ai ragazzi che cercano ancora di sognare con la musica: suonando, ascoltando, danzando? Dipende da cosa intendi per “sognare”. Per molti ragazzi la realizzazione di un sogno, musicalmente parlando, coincide con una partecipazione ai programmi della De Filippi. Non si diventa artisti in quel modo. Decidi che nella vita vuoi fare il musicista? Non tradire mai e per nessuna ragione questa tua scelta. Roberto hai raggiunto buoni risultati nella tua “vita musicale”. Ti va di dare qualche direttiva ai ragazzi che stanno per intraprendere, come te, questa strada? Tenacia e determinazione, dimenticandosi l’idea che il compito del musicista sia solo quello di suonare bene uno strumento. Il musicista di oggi lavora a 360 gradi sulla sua immagine e sulla sua musica, cercando di ricordare che le più grandi opportunità spesso rimangono delle grandi esperienze; è piuttosto dalle piccole occasioni, che spesso si aprono nuovi stimoli e possibilità per la carriera. Per concludere, vorrei farti i complimenti per il tuo lavoro. Ma sei già alla ricerca di nuove idee per un prossimo concept-album? Assolutamente si! Il prossimo febbraio sarò con Stefano in studio di registrazione per la realizzazione di un nuovo album dal titolo “Piano Solo”. Oltre a questo, è in fase di preparazione un progetto dedicato ad una grande figura del panorama artistico internazionale … per ora non aggiungo altro, altrimenti Stefano mi uccide! Allora imbocca al lupo per i tuoi nuovi progetti… Roberto!! Poco altro da aggiungere se non che è sempre più raro trovarsi davanti un gran bel lavoro come questo. Ballate per pianoforte scorrono molto piacevolmente e si intrecciano a volte con voci narranti che appaiono come fili conduttori di questo concept-album.di Francesco Mastronardo