Pa' come padre

Burundi


Burundi.Un nome  che atterrisce e affascina. Evidentemente, su di me ha fatto breccia la seconda.Che cosa mi aspetta realmente? Di che si tratta?NON LO SO, e probabilmente non me ne renderò conto fino a che non sarò là.Perché? Ma chi te lo fa fare?Ribadisco: non lo so. Forse è solo entusiasmo, slancio giovanile, impeto incosciente, testardaggine atavica… chissà! Piuttosto: perché no?Ma poi quello che fa più male: “È pericoloso… non c’è un altro posto dove andare?”.E io a stringere i pugni in un gesto infantile di rabbia malrepressa, a non capire perché. “Perché? È pericoloso? Ma SOLO per me? Non ci sono forse MIGLIAIA di miei fratelli che vivono situazioni di povertà, miseria, abbandono, insicurezza, solitudine OGNI GIORNO? In base a cosa io DEVO esserne esentata? Perché? Ci sono cittadini di serie A e di serie B? Ci sono UOMINI di serie A e di B? E in base a quale criterio è stabilito ciò? 
Ma quest’interrogativo non è rimasto solo, timida risposta di fronte ad una mentalità che non riesco a fare mia…Gli si sono affiancati tutti quelli che, con uno sguardo, un sorriso, un’approvazione, un silenzio compiaciuto hanno appoggiato questa mia -ennesima- follia e allora ho capito che non sarei partita da sola, li avrei portati con me.Ho capito che non sarei MAI stata sola, perché LE MIE STELLE sarebbero sempre state con me, timide, fragili, coraggiose luci a rischiarare questa notte. 
Forse la speranza è solo la pia illusione di chi non riesce a rassegnarsi al “SI È SEMPRE FATTO COSÌ”, ma io penso che dovremmo brillare gli uni per gli altri, vicini per darci forza, per affrontare la quotidiana sfida di una realtà che ci provoca risposte sempre nuove.
Perché insieme… la fatica si dimezza, ma la gioia… raddoppia!