Pa' come padre

IL BATTISTA


Is 49, 1-6Sal 138At 13, 22-26Lc 1, 57-66. 80
Giovanni Battista è una delle figure più belle di tutto il Nuovo Testamento, e anche una delle più enigmatiche: nato da una coppia di anziani che ormai avevano perso la speranza di avere figli, assomiglia un po’ agli eroi del Primo testamento.Ma lui è l’ultimo dei profeti, colui che è chiamato ad annunciare la misericordia e la salvezza di Dio.Lo fa in un modo un po’ originale, mettendosi alle fonti del fiume Giordano a predicare la conversione e la penitenza per tutti e battezzando, cioè facendo fare un bagno sacro alle persone.Un modo un po’ originale per dire una cosa fondamentale: il Signore Gesù deve essere accolto da cuori preparati e attenti. Non nel senso che bisogna studiare tanto per conoscere Gesù, bensì nel senso che bisogna allenarsi a riconoscerlo, per non scambiarlo con i suoi messaggeri.Neppure Giovanni è immune da questa ambiguità: tutti credono che sia lui il Messia, perché fa l’eremita, perché compie gesti profetici.E lui deve spiegare ogni volta che «no, non è lui, ma c’è qualcuno più grande di lui».Ecco perché dicevo che è una figura enigmatica: perchè deve mostrare a tutti il Messia e deve scomparire facendo questo… scomparire a tal punto da morire senza aspettare l’esito finale del suo annuncio.Sembra una grande ingiustizia che quest’uomo che ha atteso il Messia debba morire prima di vedere la fine della storia…Resta uno che ha fallito la sua vita per uno stupido scherzo del destino; che è stato ucciso per la soddisfazione di una donna…Agli occhi del mondo resta un fallito.Non si può saltare a piè pari la conclusione della sua vita, questa vita che fin dal principio era stata definita come una anticipazione della vita e del messaggio del Messia.Noi vediamo tutta la storia del vangelo e di Gesù come un grande telegiornale dove tutto quello che passa è uguale, sia che si parli di stragi sia che si parli di moda.Ma in realtà non è così. Giovanni Battista è morto.Fare la facile equazione che però sapeva che comunque tutto sarebbe andato al meglio è sbagliato.Però Giovanni è vissuto all’altezza di se stesso, non ha rifiutato la missione di cui era stato investito dall’alto, non ha rifiutato la solitudine e la grandezza di un destino che ai nostri occhi viene giudicato come fallimentare.Il Vangelo ci fa mettere in conto nella nostra vita la possibilità del fallimento, e al contempo ci fa sperare tutto dal Signore: «Ci sono vite realizzate nonostante desideri irrealizzati», ha scritto una volta un grande teologo e martire del secolo scorso.Non tutti i nostri desideri si realizzeranno come li intendiamo noi, come li speriamo noi. Eppure nonostante questo possiamo vivere una vita pienamente realizzata: il Battista prepara il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio mostrando che per accogliere Dio bisogna essere uomini in pienezza. «Posso, dunque devo» essere una persona autentica.Zaccaria, Elisabetta, Giovanni: in fondo questi sono i piccoli di cui parla il vangelo, gente che non è scritta sui libri di storia, come del resto nemmeno noi, eppure gente di cui Dio si fida per portare avanti il suo desiderio di salvezza per tutti gli uomini.Solo chi vive così, vive all’altezza di se stesso, pienamente responsabile delle cose del mondo, della propria professione, della famiglia, delle relazioni, della società, della Chiesa, e pienamente attaccato alla volontà di Dio.La volontà di Dio che l’evangelista Luca descrive così per Giovanni: «Andrai davanti al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei peccati».Conoscere la salvezza di Dio è accettare che i peccati ci vengano rimessi, accettare cioè che anche i fallimenti della nostra vita, dovuti alla nostra responsabilità, all’imperizia, alla faciloneria e anche alla cattiveria, siano affidati a Dio, perché sia lui a trarne la salvezza.Accettare la misericordia di Dio sulla nostra vita, sulla vita della Chiesa e del mondo: questo vuol dire il nome «Giovanni»: Dio ha misericordia.Accettare che anche il male, il tanto male che c’è nel mondo e di cui ci lamentiamo continuamente, sia da Dio trasformato in bene, sia portato e tolto dall’Agnello di Dio.E questo non vuol dire delegare a Dio le nostre responsabilità, ma proprio ciò che dicevamo prima: portare il peso di questo fallimento, accettarlo nell’ottica di una soddisfazione che va al di là del mio tornaconto personale, che va al di là della pura evidenza di risultati, anche spirituali…L’altro giorno ho visto esposta nella vetrina di un negozio una maglietta dove c’era scritta un’affermazione un po’ ironica: «Dio esiste. Tranquillo, però: non sei tu!».Ecco, se volete, una immagine un po’ banale della vita di san Giovanni.Dio è presente nella mia vita, ma io non sono Dio.Io sono un discepolo del Signore, uno che si rimette ogni giorno ad ascoltare la sua Parola, per conoscere la Sua volontà, per interpretare gli avvenimenti, per vivere appieno la propria vita.Ma io non sono il salvatore di me stesso. Gesù mi ha salvato nella sua croce e nella sua risurrezione.Il povero Giovanni non ha visto neppure questa realizzazione, ma è stato chiamato anche nella morte ad anticipare Gesù.È stato uomo autentico, un po’ bizzarro e certamente con un caratterino; è stato un uomo normale, e per questo un uomo speciale.Così vorremmo essere anche noi: annunciatori di Gesù senza pretese di infallibilità, senza pretese di riuscita, ma mettendo continuamente la nostra vita nelle mani di Dio, in un affidamento che sa aprirsi anche a ciò che non comprendiamo, a ciò di cui non possiamo disporre.La vita cristiana è questo grande paradosso che ci fa vivere non attaccati al risultato a tutti i costi, al prodotto, alla soluzione dei problemi: in Gesù Cristo, anche attraverso l’esempio di Giovanni Battista impariamo ad offrire la nostra vita nella fede in Lui che ci ha amati e ha dato la vita per noi. Che la festa della nascita di Giovanni Battista porti anche nella nostra vita la certezza di essere visitati da Dio e di essere profeti di questa visita, per portarla in ogni situazione e ad ogni persona che incontreremo.don Marco Statzu