Pa' come padre

Lettera ad un sacerdote di Cristo


IL CORRIERE DEL VENETO "Caro don Sante, è vero: noi preti siamo tentati. Ma dobbiamo amare la gente senza ingannare la Chiesa"di don Marco Pozzada Il Corriere del Veneto, domenica 26 agosto 2007, pag. 2Come leggere un romanzo tradotto! Solo la lingua originale t’assicura fedeltà al pensiero dell’autore. Ogni traduttore è un po’ traditore. E del poema della vita Dio ne rivendica l’interpretazione ufficiale: la libertà va tradotta con il vocabolario della Misericordia in mano. Solo Dio ne è capace. Per questo ogni traduzione è sempre nebbia rispetto alla luce! A Bujumbura attendo l’aereo per rientrare in Italia con i miei ragazzi/e. Apprendo dall’Ansa la tua storia, don Sante. Confuso ma non scandalizzato penso!
- Siamo preti! Una meraviglia: strumenti nelle mani di un Dio teso a confondere la forza del mondo con la nostra debolezza. Sono prete! Se ci penso sento la vertigine, una sana inquietudine mi lacera, mi ingigantisce, mi fa sentire nano, mi fa rabbrividire, esplodere, innamorarmi e stupirmi. Prete per gridare una Storia Sacra forte del mistero: un Dio che annuncia senza contraccettivi la nudità della vita e della morte, l’incanto e il sapore di cenere, l’altezza e la bassezza di cui è capace l’uomo! Che sfida (non sfiga!) essere preti oggi: creati il Giovedì Santo, mai come oggi siamo una sorprendente stonatura. La castità, la solitudine, lo scherno e l’indifferenza di una società che sembra non aver più posto per noi: bella la parte che ci siamo scelti! “Sono stato falso: ho un figlio”. Una gioia la paternità. Ma tra la gente Dio chiede un’altra paternità: come tradire un popolo per mesi se per loro siamo alter Christus? “Tutti i preti sono falsi” – dici -. Sicuro? Forse che il cammino della Verità accetta generalizzazioni di comodo?!
- Siamo uomini! E a volte, la sera, ci sentiamo soli, tristi, sfiduciati. Dove bussare? A me fa bene sentire qualcuno/a che mi dice: “Ti voglio bene!”, mi regala un abbraccio, una carezza, mi apre una porta. Che abbevera la mia umanità! Da prete ho giurato povertà (non miseria), obbedienza (non servilismo), castità (non castrazione)! Io non rifiuto la mia sessualità, rinuncio a praticarla per amore di un Dio immenso! Ma serbo geloso il mondo di sentimenti e di emozioni, di stupore e di meraviglia, di brividi e passioni che Dio m’ha dato! Ai ragazzi racconto la meraviglia sublime e la fatica sudata della verginità: non gliela nascondo perché voglio che mi aiutino, che non mi sentano un eroe senza affetti, arido d’umanità. Questa sera andrò a letto e come ogni sera guarderò – al pari di Marcellino pane e vino - il mio Cristo aggiungendo un altro giorno di fedeltà. Domani sarò prete? Non so! Dovrò conquistarlo a denti stretti. Ma Dio m’aiuta in modo geniale. Sono fortunato e, guardando le mie ragazze sedute vicine in aereo, penso a quante volte i loro occhi mi guardano, ma mi lasciano libero. Quante volte le loro mani mi abbracciano, ma non mi trattengono. Quante volte il loro amore mi avvolge, ma non mi chiude. Questa per me è la tenerezza di un Dio che mi stringe la mano. Chiedendomi fiducia.
- Siamo dentro una Chiesa! Celibe. L’Assoluto non accetta d’essere relativo a nessuno! Sbaglia? Liberi di pensare. Ma quando diveniamo preti scegliamo noi di entrarci come ministri. Io non posso ingannare il mio vescovo, tradire la mia gente, vivere una doppia vita! Il mondo è già pieno di “funamboli”: ci vuole onestà per essere credibili! E la Chiesa non può insabbiare queste storie: devono venire a galla, vanno spiegate alla gente, va mostrata la fatica di essere preti fedeli oggi! La gente vuole bene al prete: lo cerca, lo incoraggia, lo ama! K. Hosseini, nel suo romanzo Il cacciatore di aquiloni, afferma: “Meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna”.
Vedi, don Sante, la gente pensa che tu sia scomodo alla Chiesa. Ma scomodo perché: possono spiegarmelo? Sono altri i temi “border line” che costano nella Chiesa: questo è voler strappare con la Tradizione. Non si creano rivoluzioni, solo fratture! Il giovane ‘Ntoni Malavoglia sognava lidi lontani perché a casa era dura: ma appena lasciata la casa del Nespolo ha capito che il mare inghiotte i pesci piccoli. La “religione della famiglia”, invece, l’avrebbe reso grande!L’aereo atterra ad Addis Abeba: quattro ore di attesa prima di imbarcarci per Roma. Sono stanco morto ma ho bisogno di celebrare l’Eucaristia. Pur non condividendo uno stile di sacerdozio, la celebro per me e per te: perché non venga meno la nostra fede! “Tu es sacerdos in aeternum”! Che mistero si nasconde sotto la nostra debole storia di uomini! Da un confratello più piccolo: ti voglio bene, sacerdote di Cristo!Don Marco Pozza