Pa' come padre

«Vogliamo staredentro o fuoridalla Chiesa?»


«Il Giornale di Vicenza»giovedì 30 agosto 2007 nazionale pag. 1 (prosegue pag.55)Comunque non sarà è la fine: nella Scrittura il momento di maggior oscurità è sempre germe di splendide aurore. Riflettendo sul perché gli uomini siano così portati alla superficialità delle cose, completamente dimentichi di ciò che davvero conta, Kierkegaard porta questo esempio: “E’ come se su una nave ci fosse un solo megafono di cui si fosse impossessato il garzone di cucina, con il consenso di tutti”, è come se su quella nave non sia più la rotta ad interessare davvero, ma che tempo fa e che cosa si mangerà di lì a poco. Della meta, del viaggio, degli eventuali pericoli, di quello che ha da dire il capitano non importa un fico secco a nessuno, tanto che “alla fine fu il garzone di cucina ad impossessarsi del comando della nave, perché aveva il megafono” . In questi giorni qualcuno sta usando megafoni potentissimi per distrarre e sradicare, per dire a tutti: “Mangiamo e beviamo perché domani moriremo”(1 Cor 15,32).Come prete - “fuori le righe” ma sedotto dall’esigenza di questo Cristo - mi sento sconnesso in questi giorni di urla e di silenzi imbarazzanti in merito ad una vicenda che ha più i contorni di un reality show che di una proposta di santità. E io, che come altri confratelli mi guadagno con fatica giorno dopo giorno la mia credibilità di sacerdote, se questa è la Chiesa che s’approva, sento di non appartenerci.
- “L’educazione del seminario che esclude ogni contatto con gli altri, che vieta di andare al cinema, al bar, è sbagliata, finirebbe col deviare le persone” – ha dichiarato ieri il cittadino padovano Sguotti Sante. Sarebbe sbagliata! Perché questa non è la formazione umana che ho ricevuto io nel Seminario di Padova. Sono entrato bambino, ho vissuto la mia adolescenza e la mia giovinezza, i miei dubbi e le mie crisi di fede, i miei sentimenti e le mie passioni, mi sono innamorato, ho pianto, ho gioito…mi son formato come uomo. Forse c’è qualcuno che in Seminario bara, che vive un effetto tunnel, che inganna superiori, educatori e docenti senz’accorgersi che si sta ingannando. Fortunatamente mi son imbattuto in un Rettore che mi ha insegnato a diventare uomo “di terra e di cielo”. Che mi ha smantellato, che mi ha fatto capire che è meglio avere dubbi che false certezze, dal quale ho appreso l’arte sottile d’essere prete-uomo. Con fatica atroce perché uomo dalla dure cervice io sono! “Vietare il cinema, i bar, le persone?”. Ma dove si perpetra quest’assurdità? E l’evangelizzazione di strada, la Missione Giovani, i tempi trascorsi in parrocchia, le Scuole di Preghiera, le relazioni tessute in un Seminario che spalanca le sue porte? Chiedo: questo è escludere il contatto o elevarlo a palestra per il sacerdozio? Nel cammino verso la Verità…tanti gli strumenti forniti! Con la libertà di usarli o lasciarli impolverare. Rimane la battuta dell’amico Beppe Grillo: “Montagna assassina o alpinista pirla?”
- “I giornalisti vanno in pace. Col dubbio d’essere stati presi intelligentemente per i fondelli da un prete formato reality show” – ha scritto M. Smiderle nel suo pezzo -. Solo i giornalisti? E la sofferenza nascosta di quella piccola comunità, i pianti disperati che ho raccolto da chi non condivide quel modo di fare il prete, di chi è stato “escluso” perché tentava di evitare una situazione imbarazzante? Su 800 persone, 792 firme a favore? Tanto di cappello se anche i neonati e i bambini di età inferiore ad anni cinque sanno firmare con coscienza…I giovani lo applaudono. Gli stessi giovani, magari, che acclamavano Giovanni Paolo II quando chiedeva loro di diventare i “santi del nuovo millennio”, di essere “sale della terra e luce del mondo”. Stregati dalla semplicità di quel vecchio prete polacco che ha vinto la scommessa più dura: ri-accendere nel cuore dei giovani un sorriso entusiasta parlando loro non delle conigliette di Play-Boy, dei gossip mondani o di un’insulsa sessualità… ma testimoniando Gesù di Nazareth. Vogliamo stare dentro o fuori della Chiesa?
- “Noi abbiamo il dovere di fare luce sulla verità” – scrive il mio Vescovo Mons. Mattiazzo -. Forse il Signore qualcosa sta dicendo anche alla sua Chiesa con questa sofferenza. Forse le sta chiedendo coraggio, onestà, trasparenza. Le chiede di non nascondere la sua umanità, di difendere le anime più fragili. La chiesa deve tutelare tutti i suoi figli, cioè tutti i battezzati: non solo i preti. Perché la gente è il patrimonio della chiesa: la gente cerca il prete, lo ama, lo incoraggia, lo aiuta. Si fida! La gente ci vuole santi! Per 10 mila euro in più non accetta che si giochi sui grandi temi della vita sacerdotale! La parrocchia è un incrocio di storie e persone, di volti e sorrisi, di gioie e fatiche. Un ragazzo ieri sera ha ascoltato il mio sfogo con un superiore. Poi mi dice: “Tu ci parli di Dio. Non tradirci, don Marco”. I ragazzi sanno quello che vogliono da un prete! Dispiace per quei giovani che fra poco pagheranno un prezzo faticoso nel loro cammino di fede… Di chi sarà la responsabilità di fronte a Dio?Che fatica essere sacerdoti di Cristo oggi! Ma che brividi sentirti accompagnato da un Dio spettacolare. Esige di essere Assoluto ma non fa sentire nemmeno te relativo a nessuno: ti sazia con la sua presenza!
Sposo le parole di un allenatore di calcio, uno dei pezzi da novanta del calcio italiano di provincia: “Non voglio insegnare la vita a nessuno e non pretendo di cambiare il mondo, ma di sicuro un certo mondo non cambierà me”(F. Guidolin). Un certo modo di fare il prete non mi distoglierà da Lui. Perché io voglio diventare santo nella vita!Don Marco Pozza