Africa

Post N° 21


13/09/2005Prima giornata al dispensario della congregazione, la prima cosa che mi colpisce è la fila infinita di gente che c'è fuori, donne uomini e un sacco di bambini ammassati sul prato davanti all'edificio...entrando la situazione non è migliore la sala d'attesa è altrettanto piena...poi mi guardo intorno e noto una sporcizia incredibile nelle due stanza preposte alla visita e alla distribuzione della terapia...visita si fa per dire l'unica cosa che fanno gli infermieri che prestano servizio qua è quella di provare la febbre e mandare tutti a fare una bella goccia spessa, dopo di che la terapia comune è lariam e antibiotico per curare la malaria, già l'unica diagnosi che si fa qua è quella di malaria e basta non ci si preoccupa di capire se può essere altro.Io me ne sto in un angolo con Luisa osservando ad occhi aperti sbalordita tutto ciò, penso a quello che mi è stato insegnato durante la scuola infermieri e dalle colleghe più anziane nei primi anni di lavoro in ospedale e sono sempre più sbalordita.Ad un certo punto entra un anziano portato a spalla da due nipoti, si volta verso uno di questi e gli sussurra qualcosa all'orecchio e il nipote riferisce che il nonno vuol essere visitato dalla muganga bianca, così Luisa e io ci avviciniamo alla sedia sulla quale è stato fatto sedere. Luisa comincia ad auscultargli l'addome che si presenta gonfio e teso, si volta verso di me e mi dice "non ci sono segni di peristalsi" (movimenti intestinali), il nipote riferisce alla suora che il nonno non mangia nulla già da tempo e non evacua, io gli provo nel frattempo la pressione e il polso che è quasi impercettibile...Luisa e io arriviamo alla conclusione che probabilmente questa persona ha un tumore compressivo dell'addome e vista anche l'età che in africa è un vero record, conveniamo che è inutile intervenire chirurgicamente ma che l'unica cosa da fare è fargli qualche flebo di glucosata, l'unica cosa che c'è a disposizione qua, e rimetterlo in sesto per consentirgli di vivere gli ultimi giorni al meglio che si può.Luisa riferisce in francese alla suora il tutto e lei storce il naso, dice che questa persona ha delle brutte vene e che quindi gli infermieri avrebbero difficoltà a mettere su la flebo, al che mi offro io di farlo, non ci sono problemi anche perchè avevo già dato un'occhiata alla situazione e non mi sembrava ci fossero vene così brutte anzi..ne ho viste di peggio...lei insite perchè ritiene che sia meglio fargli fare una radiografia...io sono allibita, anche perchè l'ospedale più vicino è a 30 km e qua le persona si spostano a piedi e non capisco come possa una persona in quelle condizioni fare 30 km a piedi, insistiamo dicendo  che prima lo stabiliamo poi magari può fare dopo la radiografia, niente da fare non ce lo permettono, lo mandano via scrivendo nel libretto sanitario che necessità di raggi all'addome....Probabilmente questa persona sarà andata a morire nella sua capanna attorniata dai suoi nipoti...Mi sento frustrata ed impotente...perchè mi chiedo perchè...