Desperate Mammy

il dolce risveglio...

Oggi primo giorno di primavera, anche se per ora soltanto per il calendario… Il cielo plumbeo e l’aria umida che giunge dal mare, mettono malinconia che viene smorzata però, dal canto dei canarini (che probabilmente vogliono dirmi che non devo disperare)… So bene che loro percepiscono segnali che noi ormai non sentiamo più, per cui se cantano significa che il sole tornerà presto a splendere… Ieri con l’eclissi di luna che ha catalizzato l’attenzione, per un attimo il mondo intero si è scordato di tutto quello che di brutto sta accadendo... È incredibile come la vita e con essa la natura ci stiano mettendo alla prova, per cui mi  tornano in mente le primavere da bambina, ed un tuffo al cuore mi pervade... Il profumo nell’aria, era quello misto dei fiori che riempivano dei loro colori il campetto che avevo di fronte a casa… Abitavamo all’ultimo piano di una palazzina popolare, e dal piccolo poggiolo della mia cameretta giungeva il profumo dell’erba e delle margherite che sbocciando davano un tocco di colore, e all’ asfodelo ( che con il suo  lungo stelo sovrastava tutta la vegetazione) per cui dietro ad essi ci piaceva nasconderci quando giocavamo a nascondino... Tanti sono stati i pomeriggi assolati in cui non potevo scendere, sia perché i compiti da fare erano troppi, ma anche perche essendo la più grande, mi toccava dare una mano a casa mentre i miei erano al lavoro... Il cielo sgombro di nuvole attirava il mio sguardo, e  riuscivo a scorgere in lontananza la cima del monte Gonare dove vi era l’omonimo santuario... Mi piaceva appoggiarmi alla ringhiera ad osservare i miei fratelli e tutti i ragazzini del vicinato, che con il loro vociare sovrastavano anche il rumore delle poche auto in transito, lasciando andare a briglia sciolta la fantasia…E’ impossibile non ricordare le volte che ho raccolto quei fiorellini che avevano dentro dei semini che sbucciavamo e mangiavamo, come pure quei fiori di cui mi sfugge il nome che usavamo come fischietti per soffiarci dentro… Di sicuro non era il massimo dell’igiene, ma non ci è mai accaduto nulla… Quel che è certo, è che ci bastava veramente poco per divertirci, ciò che contava era aver il permesso di scendere giù, e lasciarci trasportare dalla fantasia… Bambini in casa allora se ne vedevano pochi, la strada era il luogo in cui si socializzava, in cui si viveva la propria infanzia… I miei fratelli (tutti più piccoli di me) si incontravano con i loro compagnetti, e raramente acconsentivano a portarci con loro perche  desideravano poter giocare senza doverci star dietro... Con mia sorella però era stato diverso, (per lei il gruppo aveva fatto una sorta d’eccezione) per cui  andava e veniva a suo piacimento, e questo perche da sempre lei si sentiva un piccolo maschiaccio… Non temeva di sporcarsi, non aveva paura di camminare in mezzo ai rovi, si arrampicava e passava scalza nel piccolo corso d’acqua che costeggiava il campo sottostante...Quel che la infastidiva erano le ramanzine di mia madre, che non voleva che andasse appresso ai fratelli, mentre mio padre era felicissimo, ma si asteneva dal dirlo in sua presenza… Quando si era tutti giù, l’eco delle risate era incessante, di paura se ne aveva veramente poca, (e non perche si era incoscienti ma perche poche erano le cose che si dovevano temere) per cui il si tornava a casa giusto in tempo per fare merenda… Quante volte ho desiderato rivivere quei giorni, non fosse altro per la serenità che circondava la vita di tutti… Materialmente si aveva lo stretto necessario, ma potevamo usufruire di tanto verde e di tanta libertà, perche non si era mai soli, perche ci si divideva anche il panino, perche la scuola era l’unico impegno che avevamo e tutto il tempo che restava dallo studio era trascorso all’aria aperta, alla scoperta della natura… Corsi intensivi a costo zero per giunta in mezzo alla natura, e che non hanno paragoni a tutto quello che oggi i nostri figli hanno (ma pur sempre dentro 4 mura)…